— Ma allora ci siete già stata — disse Terry.
— Certo! Vi ho detto che nella laguna hanno pescato un pesce con addosso uno strano oggetto di plastica. È stato quando hanno costruito l’osservatorio, e il personale della stazione pescava per divertimento nelle ore libere. Adesso continuano a farlo, sperando sempre di trovare qualche altra cosa strana.
L’“Esperance” veleggiava tranquillo. L’equipaggio intavolava discussioni senza fine, e svolgeva il solito lavoro di bordo. Terry si sentiva inutile. Una volta, tanto per far qualcosa, il giovane elettrotecnico calò fuori bordo il suo ricevitore sottomarino e azionò il trasmettitore in modo da sentire chiaramente solo i suoni ben precisi. E sentì di nuovo il muggito profondo avvertito nel punto del cerchio luminoso. Ma anche questa volta Terry non riuscì a indovinare la causa del rumore. I pesci emettono suoni per mezzo della vescica natatoria. Ma per produrre un suono prolungato il pesce deve essere di notevoli dimensioni. A grande profondità poi, una cavità di gas, come appunto la vescica natatoria dei pesci, per emettere suoni sotto la pressione di tonnellate per centimetro quadrato, deve addirittura essere… Terry francamente non riusciva a crederci. Comunque non risentì più il muggito. Gli altri suoni del mondo subacqueo erano talmente comuni da non meritare interesse. Sul ponte, attorno a lui, si incrociavano discorsi sulla meccanica delle onde, sui pregi del Dixieland, e sulla possibilità di vita, sugli altri pianeti, e altro ancora. I ragazzi passavano le vacanze come marinai a bordo dell’“Esperance”, e discutevano di tutto un po’, come tutti gli studenti universitari, sciorinando il loro sapere.
Passò il pomeriggio e scese la notte, e durante la cena ci fu una nuova ondata di discussioni su argomenti diversi. Più tardi Terry prese il timone, e Deirdre gli si sedette accanto a chiacchierare di cose molto meno intellettuali. In quei pochi giorni i due giovani si erano accorti di nutrire vivo interesse l’uno per l’altro, ma erano entrambi convinti che si trattasse solo di una buona amicizia.
Si alzò la luna. Era quasi mezzanotte quando Nick salì sul ponte ad annunciare che il panfilo era stato avvistato dal radar dell’isola di Thrawn, e che la loro rotta era esatta. Mezz’ora più tardi all’orizzonte comparve una luce. L’“Esperance” puntò dritta sul faro. Poco dopo avvistarono le luci di segnalazione, il motore cambiò ritmo e il battello prese a beccheggiare più del solito. Poi furono di nuovo in acque tranquille, dove l’aria era impregnata dei profumi delle piante. Rettangoli di luce diventarono visibili a occhio nudo: le finestre illuminate dell’osservatorio dell’isola.
Furono abbassate le vele e lo yacht avanzò verso le luci con la sola forza del motore. Nessun segno di vita sulla riva, per quanto Nick avesse parlato con l’isola via radio.
Finalmente si accese il raggio di un riflettore, una striscia di luce bianchissima, che sventagliò da destra a sinistra e alla fine si stabilizzò sul molo proteso verso il mare aperto. L’“Esperance” mise la prua in quella direzione, con i motori al minimo. Ma ancora nessun indizio di vita, tranne le finestre illuminate.
Nick spense il motore, e il panfilo accostò lentamente al molo. Jug e Tony balzarono a terra tenendo in mano le cime per fissare l’imbarcazione.
— Strano — disse Davis, guardando la riva. — Eppure sapevano che stavamo arrivando.
All’improvviso apparve in cielo un punto luminoso mobile: una sfera di fuoco, una insolita stella cadente, rossastra, che passò sulle cime degli alberi, altissima verso lo zenith, lasciandosi dietro una scia luminosa. Sembrava che rallentasse a poco a poco. La luce divenne sempre più vivida finché si oscurò di colpo, e la sfera infuocata parve tuffarsi verso il mare, piccolo punto rosso in movimento. Scomparve tra gli alberi dietro la punta dell’isola. O per lo meno così parve, ma in realtà doveva essere finita a miglia e miglia di distanza. La caduta del corpo celeste fu accompagnata da un suono tra il rombo e il sibilo, che si spense in lontananza.
Stelle cadenti così luminose sono alquanto insolite. Per lo più le meteoriti hanno dimensioni trascurabili, e solo l’attrito con l’atmosfera, incendiandole, le rende visibili. Di solito appaiono a una altezza di dodicimila metri, ma spesso dopo una caduta di cinquemila si dissolvono, oppure esplodono, e solo minuscoli frammenti cadono sulla terra. Minuscoli parlando in termini astronomici, naturalmente, poiché alcune meteoriti, conficcandosi nella superficie terrestre, aprono dei crateri di notevoli dimensioni. Molte finiscono in mare. Ma ancor prima che si possa sentire il rumore che ne accompagna la caduta, sono affondate di migliaia di metri. Dall’edificio dell’osservatorio uscì un uomo che mosse verso il molo tenendo in mano una torcia elettrica. Arrivato a metà strada, chiamò: — Davis?
— Sì — rispose Davis. — Dove eravate, tutti?
— Stavamo osservando quel bolide — disse l’uomo da riva.
— Il radar lo ha segnalato circa due ore fa, ma pensavamo che sarebbe caduto più lontano.
— Era molto grosso? — domandò Davis mentre la luce della torcia si avvicinava.
— Se ne sono visti di più grandi, ma non molti. — L’uomo con la pila raggiunse l’orlo del molo.
— Mi fa piacere rivederti, Davis. Abbiamo pescato qualche pesce per te. Li troverai nel congelatore. Se vuoi i nomi esatti, quelli che fanno colpo, ti dirò che si tratta di un Macrourus Violaceus, e di un Gonostoma Polypus. Così dicono le didascalie sotto le illustrazioni di un libro importante. Cosa intendi farne?
— Ma è impossibile che abbiate preso pesci del genere! — esclamò Davis incredulo. — Non sono un esperto ittiologo, ma quelli che hai nominato sono pesci abissali. Se ne trovano soltanto a una profondità di due o tremila metri!
— Eppure li abbiamo pescati proprio qui, nella laguna, di notte, con una semplice lenza. Forza, scendi a terra! Ti stanno aspettando tutti.
— Non crederò alla tua storia finché non avrò visto quei pesci — protestò Davis. L’uomo saltò sul ponte dello yacht.
— Per convincerti non avrai che da guardare nel congelatore. Il nostro cuoco si lamenta perché occupano troppo spazio, e nessuno vuoi provare se sono commestibili per liberargli il frigorifero. Ti dirò che hanno un aspetto assai poco invitante. Abbiamo sentito la vostra mancanza — disse, rivolto a Deirdre. Poi salutò i ragazzi.
Deirdre presentò Terry.
— Dunque sono riusciti ad arruolarvi? — domandò l’uomo. — Ne parlavano fin da un mese fa. Immagino che abbiate risolto il problema. E che adesso risolverete subito quello che riguarda gli strani pesci che invece di trovarsi nella Fossa di Luzon sono finiti nella nostra laguna. Appena avrete un momento libero, me lo spiegherete!
— Mi ci proverò — rispose Terry, senza compromettersi.
L’uomo scese nella cabina di poppa, e Davis lo seguì.
— Il dottor Morton è molto simpatico — commentò Deirdre. — Ma non prendetelo sul serio, Terry. Tormentare la gente è il suo passatempo preferito. Adesso non vi lascerà pace finché non gli direte come possono essere finiti qui dei pesci abissali. Vi prego di non prendervela.
— State tranquilla — rispose Terry. — Ma credo che domani sarò in grado di dirglielo. Penso di sapere come sia successo, ma prima voglio controllare.
5
Il mattino seguente, quando Terry si svegliò, il riflesso del sole sull’acqua entrava dall’oblò nella sua cabina. Il giovane rimase a osservare l’ondeggiare dei punti luminosi sulla parete. Appena fu sveglio del tutto, la sua mente andò subito al pensiero che l’aveva assorbito la sera prima fino al momento di addormentarsi. L’uomo con gli occhiali, il dottor Morton, dottore in astronomia non in medicina, aveva detto che Deirdre e suo padre si erano decisi a “reclutarlo” fin da un mese prima. Ma Deirdre era andata nel negozio di “Jimenez y Cia” solo quattro giorni prima. Poteva anche darsi che il tempo in più fosse stato speso a navigare da un posto all’altro. Terry sapeva che l’“Esperance” era arrivato fino ad Alua per procurarsi una pala da richiamo. Per questo, tra andare e venire, avevano certamente impiegato qualche giorno. Inoltre dovevano aver cercato di scoprire qualcosa sugli strani fenomeni notati. A proposito delle eccezionali pesche de “La Rubia”, Davis aveva parlato di “pesci molto strani”. Be’, i pesci abissali nominati da Morton la sera prima, erano certamente strani per una laguna.