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Il ronzìo divenne fortissimo, e Terry riaffiorò.

Qualcosa s’impadronì di un suo braccio e lentamente, con fatica, lo tirò su. Da tutto il braccio svanì l’orribile sensazione di essere immerso nell’acqua bollente. La sua mano riconobbe l’orlo della barca. Si aggrappò a quella presa solida e si issò aiutato da mani amiche. E finalmente si trovò sul fuoribordo, ansante e percorso da tremiti.

Deirdre lo fissava, spaventata. Poi, rassicurata in parte, la ragazza mise in moto il fuoribordo dirigendo verso l’isola. L’imbarcazione passò tra le due lingue di terra e fu nelle acque tranquille della laguna.

— State bene? Che cosa vi è successo? Nuotavate e tutt’a un tratto…

Terry deglutì a vuoto. Gli tremavano le mani. Scosse la testa, e rispose, con voce malferma: — Volevo scoprire perché quei pesci di profondità erano finiti nella laguna e l’ho scoperto.

Le onde e la scogliera erano ormai lontane, e Terry trovava molto rassicuranti la calma della laguna e la vicinanza dell’“Esperance”.

— Sì, credo di sapere come sono finiti qui quei pesci — riprese. — Abbiamo sottovalutato ciò che tentavamo di capire… tra un paio di minuti starò benissimo…

Ci volle qualcosa di più di due minuti perché il giovane riuscisse a sorridere a Deirdre senza che il suo sorriso sembrasse una smorfia.

— Avete sentito il ronzìo nell’acqua? — chiese Deirdre. — A me era sembrato di sentirlo, ma non ne ero sicura. Si è trattato di questo?

— Sì. Ma adesso non lo chiamerò più “ronzìo” — rispose Terry. — Adesso so esattamente cosa si prova in mezzo al fuoco!

— Mi avete spaventato! Quando vi ho visto dibattervi in quel modo…

— Questa notte, quando siamo arrivati all’isola — riprese Terry, — avevo sentito quel ronzìo. Eravamo a mezzo miglio da terra e il suono arrivava molto debole perché avevo abbassato l’amplificatore. Ha raggiunto la massima intensità quando abbiamo varcato lo scogliera, ma nessun altro l’ha sentito. Sentendo poi il dottor Morton parlare di quei pesci, ho capito perché erano finiti nella laguna, e questa mattina ho voluto controllare se la mia ipotesi era esatta. Be’, a-desso so che era esatta. Che è esatta!

— Secondo voi da cosa è prodotto quel suono? — domandò Deirdre.

— Non ho dati sufficienti per rispondervi — disse Terry. — Prima voglio scoprire quali altri strani fenomeni si verificano nella zona. Banchi di schiuma sulla superficie del mare, forse. Ma non riesco a capire il rapporto fra le due cose.

Il fuoribordo accostò all’“Esperance” e il giovane tese la mano a Deirdre per aiutarla. Non tremava più. La ragazza accettò l’appoggio per salire sul molo.

— Andiamo alla stazione di controllo? — chiese.

— Sì… Visto che sono tutti là. Dall’edificio che ospitava l’osservatorio veniva un rumore confuso di voci. Mentre si avvicinavano alla costruzione, Terry si guardò attorno. Su un lato, all’esterno, c’era il complesso delle antenne che permetteva di individuare le piccole lune artificiali in orbita attorno alla Terra mediante la ricezione dei segnali trasmessi automaticamente dai satelliti. I corpi artificiali, sferici, cilindrici, conici, seguivano ognuno la propria orbita e inviavano regolarmente segnali della potenza di una frazione di watt. Le antenne a terra captavano quelle emissioni e ne ricavavano un’infinità di dati. In tal modo era possibile determinare con precisione il percorso dei satelliti che volavano a centinaia di chilometri di altezza. Volando dove le stelle erano semplici punti luminosi e il sole sembrava un disco avvolto in una cornice di fuoco, le piccole lune inviavano sulla Terra informazioni nuovissime per gli uomini. Nel cielo vagavano, ormai muti perché i loro strumenti non funzionavano più, o non avevano mai funzionato, alcuni satelliti ormai inutili. Di quando in quando le antenne registravano il passaggio di alcuni corpi celesti… sconosciuti e misteriosi.

Il bolide della notte prima, ad esempio, era sconosciuto e misterioso.

Appena entrati sull’ampia veranda della sala di ricreazione per il personale dell’osservatorio, Deirdre e Terry sentirono la voce del dottor Morton.

— È fuori discussione — stava dicendo l’astronomo. — D’accordo che sui lanci russi sappiamo solo quello che abbiamo scoperto con i nostri mezzi, ma qui non si tratta di un oggetto terrestre. Se fosse stato un satellite sovietico, i russi l’avrebbero lanciato dal loro territorio. E invece non è così. Questo è tassativo. Se infine volessimo supporre che si trattava di un satellite “vecchio” uscito di orbita, ebbene anche in questo caso noi sappiamo che mai e poi mai avrebbe potuto uscire dal suo apogeo in modo da seguire un simile angolo di caduta!

Deirdre e Terry sedettero mentre qualcuno dichiarava con forza: — Le nostre osservazioni erano sbagliate. Non c’è altra spiegazione! Il campo magnetico terrestre non avrebbe potuto influenzare la velocità di un corpo al di fuori dell’atmosfera. Ora i dati ricavati dalle osservazioni dicono che quel corpo ha rallentato la sua velocità. Questo è impossibile!

In quel momento Davis salutò la figlia e l’elettrotecnico con un gesto della mano, e la discussione venne momentaneamente sospesa per le presentazioni. Tutti conoscevano la ragazza, ma solo Morton aveva avuto l’occasione di conoscere Terry. Quando la discussione riprese, un giovane calvo seduto accanto a Terry gli mormorò: — Si stanno divertendo. Una volta il radar ha segnalato la presenza in orbita del secondo stadio di un missile, e qui ne hanno parlato per giornate intere. Volete birra?

— No, grazie — rispose Terry.

— Mi sentirei molto più tranquillo se l’oggetto della notte scorsa non fosse caduto in quel punto — disse Davis con calore. — Un bolide celeste è un animale che gode di assoluta libertà d’azione — commentò una voce divertita.

La discussione continuò. Deirdre prese a parlare con una donna abbronzatissima, di mezza età e dall’espressione placida. Doug mangiava con impegno un panino che gli era appena stato offerto, Tony ascoltava attento.

Di colpo Terry si sentì fuori dalla realtà. Appena mezz’ora prima era in mezzo alle torture e si era salvato solo per merito di Deirdre. A bordo dell’“Esperance” il comportamento dei pesci l’aveva talmente assorbito da fargli dimenticare tutto il resto del mondo. E lì, adesso, una dozzina di persone si stavano accapigliando per i movimenti di un meteorite. Difficile trovare argomento meno interessante per i non iniziati. Fuori di lì, nel resto del mondo, la gente discuteva di calcio, di macchine, di politica.

Doug chiese scusa e si allontanò. Poco dopo Terry lo raggiunse. Il giovane fumava una sigaretta guardando le palme e il cielo. — Discussione impegnativa — disse Terry.

— Ne ho fin sopra i capelli — commentò Doug. — Là dentro mi sono sentito terribilmente solo, e mi è venuta in mente la mia ragazza. A lei piacciono le discussioni del genere, ed è proprio per questo che… — s’interruppe.

— Sull’“Esperance” c’è un respiratore, vero? — domandò Terry.

— Certo. Ne abbiamo due o tre. Il signor Davis pensa che ci serviranno. Perché me l’avete chiesto?

— Vorrei esplorare il fondo della laguna — rispose Terry. — Volete essere della partita?

— Volentieri — disse Doug. Salirono a bordo e Doug andò a prendere due respiratori. Controllarono valvole, serbatoi, pressione e tubi. Lo studente prese anche due fucili ad aria compressa. Mezz’ora più tardi i due giovani erano sul fuoribordo, diretti verso il punto in cui secondo Doug la laguna era più profonda. Arrivato sul posto, prima di immergersi Terry saggiò l’acqua con la punta delle dita. Poi scartò il fucile e prese una delle fiocine che a quanto pareva facevano parte della normale attrezzatura di un pescatore, su quell’isola. Doug rimase a bordo, a osservare.