Выбрать главу

— Poco fa ne ho presi cinque — disse Terry. — Addosso a uno ho trovato questo. — E gli tese l’oggetto di plastica. Per qualche secondo nessuno parlò. Poi il dottor Morton disse bruscamente:

— Prendiamo le fiocine e cerchiamo di catturarne il maggior numero possibile. Chi sa maneggiare bene un arpione? Si offrì Davis. Avrebbe usato le due fiocine che facevano parte dell’attrezzatura del fuoribordo. Dal molo altri addetti all’osservatorio partirono alla ricerca di imbarcazioni. A bordo dell’“Esperance” rimasero soltanto Deirdre e Terry. Era indispensabile che qualcuno restasse a manovrare il registratore.

Poco dopo la laguna si animò di barche. Un robusto giovanotto che faceva parte del personale dell’osservatorio si affrettò lungo la riva.

— Avevate ragione — disse Deirdre. — Siete riuscito a convogliarli in un sol punto.

— Avrei preferito aver torto — ribatté Terry.

— Perché?

— Non mi piace pensare a ciò che stanno provando quelle povere bestie. Vi ho detto prima per quale motivo i pesci delle profondità non muoiono in acque basse come queste. Resta da domandarsi per quale scopo quei pesci sono stati mandati qui. Possiamo anche dare un tono più scientifico alla domanda. Quale sarà la conseguenza dì questi fatti che qualche eminente biologo può anche considerare favorevoli?

— Non lo so — rispose Deirdre.

— Spero di non saperlo mai nemmeno io — commentò Terry.

Non era di buon umore. In quei giorni aveva fatto troppe congetture del genere a cui Davis aveva alluso, e la speranza che fossero sbagliate continuava a diminuire.

Un’ora più tardi tre barche fecero ritorno dall’insenatura dove si era ammassato tutto il pesce della laguna. Terry fermò il registratore e ritirò l’altoparlante. Il giovanotto grande e grosso avanzava lentamente lungo la spiaggia, sotto il peso di una grande quantità di pesce commestibile. Era il cuoco dell’osservatorio e aveva effettuato la sua pesca da riva. Gli uomini delle barche avevano catturato una sessantina di esemplari abissali. Sottoposti a controlli si scoprì che avevano tutti la vescica natatoria forata. La ferita, appena percettibile, si era perfettamente cicatrizzata attorno al minuscolo foro che si dilatava solo per lasciar uscire l’aria in eccedenza.

Prima di mezzogiorno furono trovati altri sette congegni di plastica inseriti nelle pinne degli esemplari pescati. Tre erano identici a quello trovato da Terry, due, di diverso tipo, erano però uguali tra loro, i rimanenti due appartenevano a due modelli differenti ancora. Solo i tre piccoli apparecchi identici a quello trovato da Terry risultarono sensibili ai suoni e in grado di trasformarli in suoni diversi con una frequenza superiore ai ventimila chilocicli. Degli altri nessuno ci capì niente.

Nel pomeriggio arrivarono notizie che distrassero l’attenzione degli uomini dell’osservatorio dal pesce lagunare. Il radiotelegrafista arrivò di corsa sul molo con un messaggio. In quel momento il ponte dell’“Esperance” non presentava un bello spettacolo, insozzato com’era dai resti dei pesci che Jug stava coscienziosamente buttando fuori bordo.

Il radiotelegrafista salì a bordo e consegnò il messaggio al dottor Morton che lo lesse subito.

— C’è un’altra novità — annunciò poi a voce alta. — Il radar a lungo raggio ha localizzato un nuovo corpo celeste il quale probabilmente farà un giro attorno alla Terra prima di penetrare nell’atmosfera e incendiarsi. Secondo i dati dovrebbe passare proprio qui sopra. Ci chiedono di tenerlo sotto controllo! — Agitò in aria il foglio di carta. — Forza, mettiamoci al lavoro. Mi sbaglierò, ma torna a galla la storia del bolide della notte scorsa e del perché è caduto dove è caduto. Vediamo un po’ se questa volta riusciamo a fare i calcoli esatti!

Sbarcò e si diresse all’osservatorio seguito dagli altri già tutti presi dal fatto nuovo. Bisognava fare dei calcoli e verificarli tenendo conto di tutti i possibili effetti del magnetismo terrestre.

— Bisogna portare questi oggetti a Manila e confrontarli con gli altri — disse Davis. — Ma credo che sia meglio fermarci ancora un po’ e vedere questo nuovo bolide.

Alla stazione dell’isola erano ricominciate le discussioni. Dal dottor Morton al cuoco, tutti facevano supposizioni e predizioni. Secondo i calcoli ufficiali di Washington, basati sull’altezza e la velocità del corpo celeste, il bolide sarebbe caduto in un punto dell’oceano Pacifico meridionale. Secondo il dottor Morton sarebbe finito nel Mar della Cina, esattamente al numero “X” di miglia dall’isola di Thrawn.

Alle otto e quattordici della sera, con un lieve anticipo sui calcoli ufficiali, ma in perfetta coincidenza con quelli del dottor Morton, il bolide passò sopra le loro teste. Fu uno spettacolo straordinario. Il meteorite si lasciava dietro una lunga scia fiammeggiante. Dieci minuti più tardi la radio informò che il bolide era finito in mare. La caduta era stata osservata da un aereo che sorvolava la zona dove l’“Esperance” aveva incontrato lo strano cerchio scintillante. L’aereo si trovava sul posto per controllare se il fenomeno si ripeteva, ma non aveva osservato nulla di strano tranne la caduta del meteorite, sprofondato nel mare fra nuvole di vapore e ondate altissime. Era anche stato notato che il bolide non era più di un bianco incandescente come quando aveva sorvolato l’isola, ma di un rosso cupo.

L’oceano, in quel punto, aveva una profondità di ottomila metri.

6

Quattordici ore dopo, l’“Esperance” era pronta a salpare da Thrawn. Doveva portare a Manila gli strani congegni di plastica perché venissero esaminati nei laboratori scientifici. Non erano i primi oggetti del genere che finivano in mano agli specialisti, perché se n’erano già trovati cinque. Ma questi otto, di quattro tipi diversi, avrebbero dato nuovo interesse agli studi. Interesse acuito dal mistero che circondava ancora lo scopo di quei minuscoli apparecchi.

Prima della partenza salì a bordo il dottor Morton. L’astronomo aveva un suo particolare problema. Per il bolide della notte prima lui aveva previsto al minuto, e quasi al metro, l’ora e il luogo di caduta del corpo celeste, ed era stata la prima previsione del genere assolutamente esatta in tutta la storia dell’astronomia. Lui era stato l’unico a fare i calcoli esatti. Nessun altro astronomo della Terra c’era riuscito, e adesso il dottor Morton era tempestato di chiamate perché tutti volevano sapere come diavolo avesse fatto. In particolare chiedevano come aveva potuto calcolare che il bolide avrebbe perso trenta metri al secondo di velocità, non uno di più e non uno di meno, durante il suo giro attorno alla Terra. Era il dato che mancava agli altri astronomi, ed era esattamente quello che aveva permesso a Morton di fare una previsione esatta.

Morton pregò Davis e Terry di scendere un momento con lui nella piccola sala dell’“Esperance”. Terry esitò, e l’astronomo proruppe: — Non potete rifiutarvi di ascoltare i miei guai! Dopo tutto ne siete ampiamente responsabile.

Terry lo seguì a disagio. Non si spiegava le parole del dottor Morton sulla sua responsabilità. Lui non aveva mai parlato delle sue ipotesi sulle scoperte della spedizione. Del resto non ci voleva credere lui stesso, per quanto si fosse reso conto benissimo che qualunque altra spiegazione non si adattava agli ultimi avvenimenti.

— In sedici mesi — cominciò il dottor Morton con aria seccata, non appena furono nel saloncino, — abbiamo rilevato la caduta di sei bolidi nella Fossa di Luzon. È un fatto incredibile! Naturalmente non si può escludere una serie matematica di coincidenze anche se incredibili, ed è proprio per spiegarle che esiste la legge delle probabilità. Fino alla notte scorsa questa sembrava l’unica spiegazione possibile.