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— Questo aggeggio funziona — commentò Davis. — Quasi quasi avrei preferito far fiasco. Ricalate il tutto in mare mantenendo l’apparecchio accanto allo scafo. Ci libereremo di quei resti appena il “Pelorus” ce ne darà il permesso.

Passò altro tempo. Il batiscafo ormai era completamente immerso. Dalla superficie del mare spuntava soltanto la minuscola torretta attorno alla quale alcuni uomini si davano da fare.

Poi il grosso battello chiamò lo yacht. L’“Esperance” confermò che la draga era risalita e che sarebbe stata ormeggiata.

Il batiscafo iniziò l’immersione. Sullo yacht il registratore cominciò a fissare dei muggiti profondi che salivano dagli abissi.

Poco dopo i misteriosi suoni cessarono.

Due ore più tardi le onde andarono a infrangersi contro un oggetto alla deriva.

Il “Pelorus” diresse con prudenza in quella direzione mentre alcune lance del battello circondavano l’oggetto emerso. Il “Pelorus” fece manovra e i suoi uomini fissarono alla murata una grossa boa. Quasi nello stesso istante il vento cambiò increspando la superficie delle acque e all’“Esperance” giunse un forte odore di benzina.

— Dev’essere successo qualcosa — disse Davis. — Quelli stanno scaricando la benzina in mare. Allontaniamoci da questa puzza! L’“Esperance” si portò sopravvento. Dal “Pelorus” incominciarono a sollevare qualcosa dall’oceano. Il panfilo di Davis accostò per vedere meglio e passò a non più di cinquanta metri dal grosso battello proprio nel momento in cui dal mare emergeva il batiscafo.

La torretta era scomparsa, strappata via da una forza inconcepibile. La sfera metallica, dello spessore di dieci centimetri, era contorta e squarciata. Metà non esisteva più addirittura.

Il batiscafo, costruito per resistere a una pressione di dieci tonnellate per centimetro quadrato, era stato sventrato e distrutto. Qualcosa aveva addentato la sfera. Addentato !

Nessuno a bordo dell’“Esperance” fece commenti.

Arrivati a mezzo miglio dalla nave oceanografica, Davis disse con voce strana: — Mollate la draga. Non faremo altri tentativi. Qualcuno si incaricò di tagliare il sacco ancora gonfio di gas. Qualcun altro recise la grossa gomena che rimorchiava lo strumento. E la draga affondò lentamente. Non sarebbe riaffiorata mai più.

L’“Esperance” virò di bordo, puntando a nord. Nessuno parlava. Pareva che il panfilo volesse allontanarsi il più silenziosamente possibile da quella scena di distruzione: un gioiello della tecnologia terrestre, addentato!

Molto tempo dopo Deirdre domandò: — Avete fatto qualche ipotesi, Terry?

— Sì — rispose il giovane.

— Di che genere?

— Tanto io quanto vostro padre abbiamo voluto negare apertamente che la draga aveva il compito di far muovere ciò che provoca gli assembramenti di pesce in superficie per poi aspirarli verso il fondo. Mi sono dichiarato d’accordo con lui nel negare l’esistenza di una forza in grado di provocare un fenomeno del genere, ed entrambi ci siamo detti fino all’esasperazione che, non essendoci niente sul fondo, non avremmo provocato niente di eccezionale con il nostro esperimento. E così abbiamo mandato giù la draga, e poi il batiscafo…

— Ma…

— E adesso mi domando se il bolide caduto in quella zona due notti fa non abbia qualcosa a che fare con ciò che esiste in fondo al mare. Chissà che cos’ha pensato di quel bolide l’entità che vive negli abissi! — Terry fece una pausa, poi riprese:’ — E mi domando inoltre che cos’avrà pensato il bolide di ciò che ha trovato laggiù. Pensate che un uomo sano di mente non dovrebbe soffermarsi su idee tanto pazze?

Deirdre scosse la testa.

— Perché credete che mio padre s’interessi tanto a questa faccenda? — domandò la ragazza. — E perché i nostri quattro compagni collaborano con noi, e le stazioni di osservazione ci tengono informati, e il governo delle Filippine ha chiesto al “Pelorus” di compiere l’immersione con il batiscafo?

Terry la fissò.

— L’idea è troppo pazzesca per meritare il crisma dell’ufficialità, vero? — disse. — Ma troppo pericoloso sarebbe l’ignorare del tutto la cosa: è così? Siamo proprio sicuri che le meteore siano vere meteore?

— No.

— Grazie, Deirdre. Finora m’è sembrato tutto un indovinello, invece non lo è. E adesso temo che rappresenti invece una grossa minaccia. — Una pausa. Poi:

— Ho fatto una nuova ipotesi, Deirdre. Ho messo al suo posto l’ultimo pezzo del rompicapo, ma spero di aver sbagliato, Deirdre! Mi sento i brividi per la schiena solo al pensiero di aver ragione!

7

L’“Esperance” navigava verso nord. Il panfilo sembrava un vascello fantasma in corsa su un mare altrettanto irreale, sovrastato da un cielo azzurrissimo e senza nubi nel quale il sole splendeva alto.

Ma l’“Esperance” non era una visione, e non lo era il Mar della Cina sul cui fondo si nascondeva qualcosa di mostruoso. La furia con cui era stato distrutto il batiscafo faceva pensare alla follia. Ma il ronzìo e gli apparecchi di plastica non erano dovuti a follia.

Davis si unì alla figlia e a Terry. Prima che il padre potesse parlare, la ragazza disse: — Non riesco a trovare una spiegazione che si adatti a tutti gli elementi a nostra disposizione, Terry.

— Quello che è successo oggi supera ogni immaginazione — commentò Davis. — Ammesso che quegli oggetti di plastica abbiano un significato, questo può essere uno solo: servono a trasmettere in profondità ciò che avviene in superficie. Spiegazione semplice, ma non ne vedo proprio altre. Però abbiamo l’episodio del batiscafo rimasto vittima di una forza tanto misteriosa quanto incredibile per potenza e violenza. Un episodio che con la curiosità per i fatti di superficie non ha niente a che vedere.

— Infatti — ammise Terry. — Ma non dimenticate che prima noi avevamo fatto esplodere una specie di bomba sul fondo. Il batiscafo è sceso negli abissi due ore più tardi. Se la cosa che si nasconde negli abissi fosse un essere privo di intelligenza, non avrebbe affatto associato l’esplosione di due ore prima con la discesa del batiscafo. Occorre almeno una certa dose di intelligenza per collegare due oggetti discesi entrambi sul fondo con un pericolo in corso.

Deirdre s’illuminò. — Ma certo! Continuate, Terry!

— La curiosità implica intelligenza — riprese il giovane. — E di solito l’intelligenza sostituisce denti e artigli. A noi non è nemmeno venuto in mente che i pesci addosso ai quali sono stati trovati questi apparecchi li avessero fabbricati loro. Allora perché pensare che ciò che ha attaccato il batiscafo l’abbia fatto di propria iniziativa? Tutti quanti pensiamo che sia qualche entità a provocare la presenza dei pesci di profondità nella laguna di Thrawn, no? Davis annuì.

— Ma se c’è di mezzo un’intelligenza, comincerò veramente ad avere paura — disse Terry. — Noi esseri umani ci spaventiamo sempre di fronte alle strane forme di intelligenza. E se poi si tratta di un’intelligenza non umana… L’arrivo di Nick interruppe il colloquio.

— Ho chiamato la stazione di Thrawn — disse lo studente. — Riferiscono che il ronzìo è cessato per una quarantina d’ore, e poi è ripreso. Hanno richiesto la nostra presenza. Ho risposto che stavamo già dirigendo sull’isola. Sono ancora in ascolto. Devo comunicare qualcosa?

— Arriveremo dopo il tramonto — osservò Davis. — Forse sarà meglio informarli del tentativo del “Pelorus”, e della fine del batiscafo.

— Già fatto — rispose Nick. — Il radiotelegrafista di Thrawn ha fatto un commento… be’, molto poco ortodosso, e poi mi ha spiegato che gli era sfuggito perché sul momento non riusciva a immaginare che cosa diavolo avesse potuto perforare uno scafo di ottimo acciaio dello spessore di dieci centimetri. E confesso che al suo posto non avrei trovato anch’io un commento più adatto del suo!