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Sul ponte, Terry e Deirdre assistevano alle animate discussioni del personale dell’osservatorio. Dal loro punto di vista quello della notte prima era stato senz’altro l’avvenimento più sensazionale di tutta la storia. Informando il capitano Horta, Terry era riuscito a far sì che la faccenda dei bolidi si diffondesse sino ad arrivare ai membri più importanti del governo, i quali se n’erano interessati immediatamente, tant’è vero che dietro loro richiesta la portaerei americana aveva inviato sul posto alcuni apparecchi con ordini che erano rimasti incomprensibili finché il corpo misterioso non aveva fatto la sua comparsa all’orizzonte. A questo punto tutti gli equipaggi degli aerei avevano capito perché mai erano stati inviati nella zona. Chiaro perciò che il dottor Morton, il quale aveva previsto l’avvenimento, era l’uomo che ne sapeva più di tutti sui meteoriti. Le sue dichiarazioni avevano quindi acquistato un immenso valore, e tutta Thrawn partecipava al suo trionfo professionale. Comunque la notizia non sarebbe apparsa sui giornali.

A quanto pareva quelli dell’isola non si preoccupavano più dei pesci. Avevano ben altro a cui pensare, adesso! Il loro capo aveva calcolato esattamente il punto e il momento di caduta di una massa meteorica proveniente dallo spazio, e l’aveva fatto quando ancora il bolide si trovava a novemila metri di altezza. Un successo straordinario dal punto di vista tecnico-scientifico.

Infine Davis e Morton risalirono per sbarcare subito insieme con i quattro studenti. Terry e Deirdre restarono a bordo con il radiotelegrafista dell’osservatorio.

— Ci sarà un ricevimento, con champagne e discorsi — disse il marconista.

— Ci verrete?

— Certo — rispose Terry. — Prima però voglio fare una nuotata. Non abbiamo più avuto occasione di fare un bagno in mare dall’ultima volta che siamo stati qui.

— Torneremo in tempo per il ricevimento — assicurò Deirdre, e scese in cabina a cambiarsi.

Il radiotelegrafista fece un ultimo tentativo per interessare Terry alla preparazione degli eccezionali festeggiamenti, poi sbarcò anche lui. Terry lo accompagnò a riva per procurarsi il fuoribordo già usato la volta precedente.

Poco dopo la leggera imbarcazione si staccò dal fianco dell’“Esperance” e scivolò via sulle acque tranquille della laguna.

Dalla scogliera ancora invisibile arrivava il rombo della risacca, unico rumore che turbava la quiete. Le palme muovevano appena le grandi foglie sotto l’effetto di un lieve vento.

— Dove andiamo a nuotare? — chiese Deirdre. — La laguna è tutta bella. Un posto vale l’altro… Terry spense il motore.

— C’è un punto abbastanza profondo, quello dove ho arpionato quei pesci. Meglio non avvicinarci troppo — disse.

Deirdre lo rassicurò con un gesto e si tuffò. Terry scivolò in acqua dietro di lei. La ragazza tornò a galla in mezzo a un gorgoglio di bolle.

— Tutto bene, Terry! Di cosa ti preoccupi?

— Quel bolide aveva una destinazione precisa: la Fossa di Luzon — disse lui.

Deirdre scosse le spalle e tornò a tuffarsi. Questa volta il giovane la seguì. Il fondo era splendido e sembrava luccicare sotto il riflesso del sole attraverso l’acqua limpida. Tornata a galla, Deirdre disse: — Che buffo!

— È finito nella Fossa con uno scopo — riprese Terry. — Ne erano già caduti altri nello stesso punto, Deirdre. Non c’è niente di buffo!

— Non pensavo al bolide — ribatté Deirdre. — Mi riferivo a un minuto fa, nell’acqua… Cos’è quello?

A una decina di metri da loro, sul pelo dell’acqua, si era formato un vortice. Non il solito mulinello provocato da un pesce che affiora. Era molto più grande, come se qualcosa di molto grosso si muovesse sott’acqua. Terry pensò a una focena. O forse si trattava di uno squalo arrivato nella laguna con l’alta marea e rimasto poi intrappolato lì dentro. Ma il vortice, a pensarci bene, era troppo grosso anche per creature di quelle dimensioni. Scomparve, poi lo si rivide.

— Sali in barca — gridò Terry.

— Presto!

Mentre Deirdre si issava a bordo senza protestare, lui si immerse tenendo gli occhi bene aperti. Sotto il gorgo l’acqua era torbida: il limo del fondo era stato smosso. Terry riusciva a distinguere a malapena i colori dei coralli, le spugne, e i pesciolini che guizzavano qua e là.

Risalì. Deirdre aspettava ansiosa, sporgendosi dal bordo dello scafo.

— Che cos’è? — domandò.

— Non lo so ancora — rispose lui. — Passami una fiocina, presto.

— Non vorrai…

— Preferisco avere un’arma in mano — interruppe Terry, in tono impaziente.

Prese la fiocina che Deirdre gli porgeva e riscomparve sott’acqua. Qualcosa si muoveva nel punto più profondo della laguna. Era un movimento brusco, come se la creatura, o le creature nascoste là sotto, cercassero di sfuggire alla luce che penetrava le onde.

Terry risalì a galla per riprendere fiato.

— C’è qualcosa di strano, ma non capisco cosa possa essere — disse, e si rituffò.

Con cautela si avvicinò al punto che aveva attirato la sua attenzione. Si trovava a pochi metri dalla zona in cui l’acqua era più torbida, quando vide spuntare qualcosa dal fango: una specie di verme gigantesco. Pareva la proboscide di un elefante. Si contorceva con movimenti fluidi e terminava in una punta arrotondata. La strana appendice vermiforme, del diametro di trenta centimetri, sì allungò dal fango per un metro, poi due, poi cinque, brancolando alla cieca nell’acqua torbida.

Terry tornò in fretta verso la barca, ma appena lui si mosse il tentacolo si drizzò di colpo spazzando l’acqua. Nella parte inferiore comparvero ben visibili delle specie di dischi biancastri. Sembravano enormi ventose. Il tentacolo cercava Terry, guidato dallo spostamento dell’acqua causato dai suoi movimenti.

Il giovane rabbrividì. Deirdre si mosse sul fuoribordo, provocando altre di quelle onde che servivano da guida alla creatura cieca degli abissi.

Il mostruoso tentacolo si mosse verso il nuovo rumore senza più occuparsi di Terry che pure era più vicino. Il giovane si mantenne immobile. La parte visibile del tentacolo superava già in lunghezza il fuoribordo. Se si fosse posato sull’orlo dello scafo l’avrebbe rovesciato immediatamente!

Non c’erano dubbi che la creatura stesse cercando di localizzare la barca. E l’avrebbe raggiunta entro pochi secondi.

Terry scattò in avanti ed immerse la fiocina nel tentacolo, che si dibatté con forza. Immediatamente altre appendici uguali spuntarono dal fango alla caccia di chi aveva osato l’attacco.

Terry riemerse. Per un attimo si sentì sfiorare da qualcosa di orribile. Fortunatamente non era stata la parte con le ventose. Terry s’aggrappò al bordo della barca per issarsi. La cosa tornò ad attaccarlo, e gli sfiorò la gamba. Questa volta il giovane sentì un bruciore intenso nel punto in cui era stato sfiorato.

— Metti in moto — gridò a Deirdre. — Fa’ presto!

Si udì un tonfo contro la prua del fuoribordo. La ragazza manovrò la leva d’avviamento.

— Sali! — ansimò. — Svelto!

Poi si accorse che Terry tendeva i muscoli per resistere alla forza, che l’aveva afferrato. Il tentacolo si tendeva cercando di rafforzare la presa, gli scivolava attorno al corpo come un rettile. Deirdre vide lo sguardo disperato del giovane. Afferrò la seconda fiocina e colpì con tutta la sua forza. Il tentacolo ebbe un sussulto.