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Lei colpì ancora, e ancora, singhiozzando di orrore e di paura. Un colpo dopo l’altro, senza smettere, nella carne del mostro, e finalmente Terry riuscì a scavalcare il bordo dell’imbarcazione e rotolò sul fondo. Subito si rialzò e corse al motore. Un urto contro la chiglia. Terry manovrò l’avviamento e il motore rombò. Ma il fuoribordo non si mosse. Uno scatto rabbioso. Le pale dell’elica avevano tagliato un tentacolo. Nell’acqua tutt’attorno si scatenò l’inferno.

Infine il fuoribordo partì. Serrando i denti Terry spinse alla massima velocità saettando fra i mulinelli che affioravano.

Virò disperatamente per allontanarsi da una massa viscida che era affiorata in superficie, e filò via a zig zag. Un tentacolo si sollevò nell’aria. Nella carne del mostro era conficcata una fiocina. La piccola imbarcazione compì uno scarto, si raddrizzò, sembrò volare sull’acqua verso la salvezza offerta dalla riva.

8

L’eco del motore spinto al massimo venne rimandata dalle palme fitte della sponda. Pallidissima Deirdre distolse lo sguardo dall’acqua mentre alle loro spalle, nel punto in cui l’ultimo colpo di fiocina aveva liberato Terry dalla stretta del tentacolo, il mare veniva agitato convulsamente da un corpo gigantesco. Poi, dopo un tonfo e uno spruzzo altissimo, la creatura degli abissi senza luce sprofondò verso l’angolo più remoto della laguna. Il mostro si era lasciato sfuggire la preda e tornava a cercare il buio del limo.

— Hanno mandato su quel mostro dalla Fossa di Luzon per sostituire i pesci di cui li abbiamo privati — disse Terry puntando verso l’“Esperance”.

— La tua gamba… — balbettò Deirdre. — Sanguina!

— Già. Un paio di belle spellature — commentò Terry. — Niente di grave, comunque.

— Ma quella bestia non sarà stata velenosa?

— Il veleno è l’arma dei deboli — ribatté il giovane. — E non si può dire che quel coso fosse debole! Per stavolta mi è andata bene, però.

— Mi sarei buttata con la fiocina se tu non fossi riuscito a…

— Che non ti venga mai in mente di fare una cosa simile! — interruppe con forza Terry.

— Non potrei più vivere se… — Deirdre abbassò gli occhi senza finire la frase.

Terry spense il motore e il fuoribordo arrivò spinto dall’inerzia fin sotto lo yacht. Deirdre salì a bordo, prese una cima e assicurò l’imbarcazione. I soliti gesti come al ritorno da una normale gita.

— Vai a riferire quello che abbiamo scoperto — disse Terry. — Io voglio vedere se ci sono in giro altre bestie del genere.

— Non…

— Stai tranquilla — la rassicurò il giovane. — Mi servirò del ricevitore subacqueo. Deirdre lo guardò, con ansia.

— Ti prego! Sii prudente! — Gli si accostò e lo baciò d’impeto. Poi saltò sul molo e corse verso riva.

Terry preparò l’apparecchio per convogliare i pesci. Gli pareva di essere diviso in due persone diverse. Una continuava a pensare a Deirdre. L’altra non smetteva di preoccuparsi per quello che poteva succedere se davvero i bolidi non erano corpi celesti naturali, o se gli oggetti di plastica e i ronzii sottomarini erano dovuti a un’intelligenza talmente progredita da saper variare la velocità spaziale delle meteoriti per farle cadere in un punto prestabilito.

Controllò il nastro inserito nel registratore, calò fuori bordo l’apparecchio trasmittente, lo orientò in modo da dirigere il suono verso il centro della laguna, e mise sul massimo l’amplificatore per aumentare l’effetto sonoro. Poi azionò la leva che metteva in funzione l’apparecchiatura.

Di colpo l’aspetto della laguna cambiò. I pesci cominciarono ad agitarsi e dappertutto fu un brulicare di creature che tentavano inutilmente di sfuggire alla tormentosa sensazione provocata dall’onda sonora.

Nel punto in cui la creatura abissale aveva assalito Terry l’acqua ribolliva in maniera diversa come se una forza spaventosa stesse impegnando una terribile lotta contro il rumore ossessionante. La laguna divenne tutta bianca di schiuma, e per due volte Terry vide due enormi tentacoli sollevarsi nell’aria e ricadere a flagellare la superficie della laguna.

In nessun altro punto però accadde un uguale fenomeno. Quindi c’era un solo mostro.

Quando Davis e gli altri tornarono sul panfilo, Terry spense il suo apparecchio e provvide a spalmare di unguento le bruciature prodotte dalle ventose del polipo. Il giovane dovette rispondere a mille domande. Tutti volevano sapere i particolari della sua avventura.

— Sono stufo di dover esprimermi sempre per metafore, evitando di dire chiaramente quello che penso. Anzi, quello che pensiamo tutti! — sbottò a un tratto il giovane. — La verità è che sul fondo dell’oceano vive qualcosa di estremamente intelligente!

Si guardò intorno con espressione di sfida, e aggiunse: — Qualcuno di voi non ci crede, forse? Gli apparecchi-spia non trasmettono più informazioni perché abbiamo eliminato tutti i pesci che li portavano addosso. E allora il “coso” che sta nella Fossa di Luzon ha spedito nella laguna qualcuno che noi, poveri selvaggi ignoranti, non avremmo mai avuto il coraggio di affrontare. Ha pensato che quel polipo mostruoso sarebbe bastato ad atterrirci! Non conosce gli uomini! Ma noi ci faremo conoscere!

— Forse dovremmo informare quelli del “Pelorus” — disse il dottor Morton.

— A bordo ci sono dei biologi, e…

— No — interruppe Terry. — Ho un fatto personale con quel mostro. Avrebbe potuto uccidere Deirdre, ci pensate! E poi Davis ha già tentato una volta di mettere al corrente i vostri biologi, e si è fatto ridere in faccia. Vogliono delle prove, loro. E se anche gliele diamo le prove, resta da vedere se si degnano di esaminarle e di prenderle in considerazione. Quindi ce la vedremo da soli. Il problema è troppo importante per affidarlo agente che non ci crede in partenza.

— Sì, troppo importante — ripeté Deirdre. — Sappiamo ormai che le stelle cadenti non sono affatto stelle cadenti, e che giù nel fondo dell’oceano c’è realmente qualcuno o qualcosa di “intelligente”, di raziocinante. Be’, non possiamo spartire il nostro mondo con altri esseri che vengono dallo spazio anche se si interessano prevalentemente del mare. Bisogna combatterli finché non saranno spazzati tutti dal nostro oceano! Terry ha ragione!

— Veramente non ho sentito questo giovanotto esprimere le intenzioni che gli avete attribuito — ribatté Morton. — Però quel che avete detto è vero. E poi non mi va l’idea di un mostro marino installato nella laguna. Soprattutto se si dimostra così aggressivo! Ma per eliminarlo…

— A bordo dell’“Esperance” abbiamo due bazooka — interruppe Terry. Guardò Davis. — Se ve la sentite di arrischiare il vostro panfilo, possiamo tentare dia trascinare il mostro verso riva servendoci dell’amplificatore e del nastro registrato. Poi entreranno in azione le armi. Cosa decidete?

— Accetto senz’altro — rispose Davis.

— Benissimo. Allora, un uomo alle macchine e uno al timone — continuò Terry, assumendo inconsciamente un tono di comando. — Io mi occuperò del trasmettitore. Però vi avverto che se il mostro afferra lo yacht con le sue ventose, addio all’“Esperance”, e anche a noi. Qualcuno si offre volontario?

Nel giro di pochi minuti il panfilo si staccò dal molo. Aveva a bordo tutto il suo equipaggio tranne Deirdre che Terry e il padre avevano costretto a sbarcare. In più c’erano il dottor Morton e il miglior fotografo della stazione.

L’“Esperance” era pronto a dare battaglia. Davis intanto si ingegnava a fabbricare bombe a mano per sé e Morton.