Выбрать главу

Il sole era alto sulle loro teste, Prima di scegliere il posto da dove sferrare l’attacco, Terry fece qualche domanda a Morton sulla laguna. Infine si accordarono per spingere il mostro in una piccola insenatura dove sarebbe stato relativamente facile immobilizzarlo alzando al massimo i suoni dall’azione paralizzante. Allora l’avrebbero ucciso.

L’impresa era alquanto pericolosa. In fondo l’“Esperance” era un’imbarcazione di soli venti metri, assai più piccola del mostro. Se il batiscafo del “Pelorus” era stato attaccato e distrutto da uno di quei polipi, la forza della bestia doveva essere tale da poter affrontare e tenere testa almeno a un incrociatore. Però con l’uccisione del polipo si sarebbe compiuto un passo avanti verso la soluzione del grave problema.

Terry mise a punto il suo apparecchio in maniera che funzionasse con l’intensità e nella direzione voluta, e lo azionò.

Immediatamente si ripeté la scena di poco prima, con i pesci che balzavano impazziti fuori dall’acqua finendo persino sulla riva.

Poi in un punto l’acqua cominciò ad agitarsi in modo più convulso che altrove. Terry puntò verso quella direzione il fascio di onde sonore. Le contorsioni aumentarono. Il giovane alzò ancora il volume dell’amplificatore. Sott’acqua si scatenò un tumulto impressionante. I grossi tentacoli emersero agitandosi spasmodici, poi parve che il polipo fosse riuscito a sfuggire alla morsa dolorosa.

Il panfilo avanzò adagio. Terry spense un attimo l’apparecchio poi lo riaccese. Altre convulsioni, più verso riva, questa volta. Il mostro, creatura degli abissi, cercava di sfuggire al tormento di suoni e di luce, e si sentiva intrappolato, lui vissuto sempre in acque profondissime, in quello specchio d’acqua che assorbiva tanta luce da disturbarlo. Il suo rifugio era il fango del fondo, ma i suoni elettrizzanti lo costringevano a uscirne, e sopra, verso la superficie, la luce era intollerabile per lui. Terry lo inseguiva con il suo raggio. L’acqua continuava a ribollire. I tentacoli apparivano e sparivano. Per un attimo affiorò anche il corpo immenso del polipo che veniva spinto in acque sempre più basse, sempre più basse… La bestia non voleva finire dove la scarsità d’acqua gli avrebbe impacciato i movimenti, ma non poteva. Ormai era nella piccola baia scelta dagli uomini per essere il suo mattatoio, e si rifugiò nella parte più fonda. Poi i suoni ripresero di nuovo e lui balzò su di colpo. I tentacoli si agitarono sopra la superficie, e poi tutto il corpo a forma di torpedine uscì dall’acqua, inarcandosi, scosso da una furia tremenda.

Il mostro si buttò contro l’“Esperance”. Non poteva più nuotare, e si trascinava sugli otto tentacoli nell’acqua troppo bassa. Avanzava con uno sforzo disperato, afferrando e lasciando ricadere tutto ciò che incontrava sulla sua strada, teso verso il nemico.

Terry vide Nick e Jug aggiustare il tiro dei bazooka. Davis corse a prua armato di granate. E il polipo avanzava sempre, strisciando, mentre il ronzìo diventava a mano a mano più insopportabile.

Poi, a un tratto, con un muggito, il mostro cominciò ad arretrare. Era il muggito che Terry aveva sentito salire dagli abissi. Adesso il polipo cercava scampo sulla riva. Ruotò su se stesso e dall’acqua emersero gli occhi abbagliati dal sole fortissimo. Occhi enormi. Soltanto il polipo, di tutti gli invertebrati, possiede occhi paragonabili a quelli delle creature umane. Quelli del mostro fiammeggiavano d’odio. Poi spuntò il becco, come quello di un pappagallo, capace di frantumare l’acciaio. Si apriva e si chiudeva con uno schiocco spaventoso, proteso verso lo yacht. Uno dei tentacoli si levò nell’aria brandendo una grossa massa di corallo che volò verso il panfilo e ricadde a pochi metri dallo scafo.

— Sparate! — gridò Terry. — Sparate!

Nick e Jug fecero fuoco contemporaneamente. I proiettili colpirono il bersaglio ed esplosero con una detonazione appena percettibile. Il fuoco dei bazooka penetrò nelle carni della creatura mostruosa, e i tentacoli flagellarono l’acqua all’impazzata. Pareva che nella sua furia la bestia volesse distruggere l’intero universo.

I bazooka spararono ancora.

La battaglia si concluse all’ottavo colpo. Il corpo enorme si afflosciò, e il becco corneo smise di battere ritmicamente come se stesse sbranando il mondo. Solo i tentacoli armati di ventose continuarono a battere l’acqua ancora per qualche secondo. E anche quando smisero di levarsi nell’aria, continuarono ad essere scossi da tremiti convulsi. Poi, finalmente, la vita abbandonò l’essere mostruoso.

Soltanto allora gli uomini osarono accostarsi. Il corpo vero e proprio del polipo misurava un metro e mezzo di lunghezza. I maggiori esemplari catturati raggiungevano a mala pena i sessanta centimetri. Lo stesso Architeuthis Princeps, di tipo affine, arrivava a un metro e mezzo, ma compresi i tentacoli. Quello, invece, con i due tentacoli più lunghi, superava i dieci metri. Non era certo una creatura della laguna. Eppure si trovava lì.

Era quasi il tramonto quando gli ultimi palpiti della enorme massa di carne viscida si quietarono.

Terry non aveva nessuna voglia di cenare e restò a camminare su e giù per la veranda della stazione-osservatorio. Dall’interno veniva un rumore di voci e di piatti smossi. Fuori, la notte era calda e piena di stelle. Dalla scogliera giungeva fin lì il battere della risacca.

Deirdre uscì sulla veranda e gli andò accanto. Lo baciò.

— Ti fa ancora male la gamba? — gli chiese.

— Non lo so. Sono troppo occupato a pensare ad altro — rispose. — Due cose, soprattutto.

— Dimmene almeno una — invitò Deirdre, sorridendo.

— Vorrei sposarmi presto — rispose Terry.

— Davvero? E con chi?

— Dovresti averlo capito, ormai. Ma prima devo procurarmi un lavoro. Penso di ricominciare con le “especialidades electronicas y fisicas”, e allora…

— E l’altra cosa, quale sarebbe? — volle sapere Deirdre.

— Il mostro.

— Ormai l’avete eliminato! — esclamò Deirdre.

— Non sto pensando al polipo ucciso poco fa — spiegò Terry, — sto pensando a chi l’ha mandato qui nella laguna. Vorrei conoscere le sue intenzioni.

— Sei già riuscito a scoprire più di chiunque altro! Perché non ti riposi un po’, adesso? — protestò Deirdre.

— Non basta ciò che è stato fatto. Noi abbiamo appena smosso le acque. La creatura o le creature di cui ci stiamo interessando, hanno escogitato la storia dei pesci per avere informazioni sugli uomini: questo ormai è stabilito. E non dimenticare che uno dei banchi di schiuma ha inghiottito un battello completo di equipaggio!

— Sì, ma…

— Successivamente, noi abbiamo mandato giù la draga: e questo era un chiaro indizio di curiosità da parte nostra. In seguito, nello stesso punto è stato calato il batiscafo. Per scoraggiare le nostre ricerche, o per autodifesa, non so, la cosa ha distrutto l’apparecchio.

— La cosa, o “le cose”, Terry.

— Le cose, credo che sia più esatto — rispose Terry. — Eliminare i loro pesci-spia è stato un atto di insolenza da parte nostra, immagino. Il ronzìo all’ingresso della laguna ha taciuto per due giorni, e poi ha ripreso, e qui è arrivato quel polipo gigantesco. L’hanno mandato pensando che sapesse come difendersi da noi. Ma noi l’abbiamo ucciso. Ora che cosa affiorerà dagli abissi?

— Qualunque cosa ci mandino, saremo pronti a riceverla — commentò Deirdre, freddamente.

— Può darsi — mormorò Terry. — Un giorno tuo padre mi ha accennato a un apparecchio per studiare il profilo del fondo oceanico. Con qualche lieve variante quello strumento potrebbe esserci molto utile. Mi piacerebbe parlarne con i tecnici elettronici di questa stazione.