Dalla sala da pranzo venne un rumore di sedie mosse, e la gente cominciò a uscire, chiacchierando animatamente. Quel giorno a Thrawn non mancavano certo gli argomenti di conversazione.
Terry cercò gli specialisti in elettronica e spiegò loro le caratteristiche dell’apparecchio che gli serviva, informandosi se per caso qualcosa di simile non facesse già parte dell’attrezzatura dell’isola. Il suo funzionamento base era, in poche parole, lo stesso di un normale sonar, strumento che in Marina era già usato da parecchio tempo, solo che questo doveva anche essere munito di uno speciale congegno per trasformare in vibrazioni la carica elettrica che lo faceva funzionare. Vibrazioni che a un certo punto potevano diventare mortali.
Ne nacque una lunga discussione di carattere tecnico. Poi tre uomini accompagnarono il giovane nell’officina dell’isola, e insieme si misero al lavoro.
Tre ore più tardi un battello sconosciuto fece il suo ingresso in laguna. Era uno scafo piccolo e tozzo, con alberi bassi e bome massicce. Il rumore dei suoi motori Diesel copriva il rombo della risacca. Mentre entrava in laguna azionò un riflettore: il raggio illuminò il molo dove era attraccato l’“Esperance”.
Alcuni uomini della stazione corsero incontro al peschereccio che stava accostando.
Il capitano del battello, un tipo piccolo e tarchiato, si agitava sul ponte, sbraitando. Era chiaramente furibondo e voleva sapere che cosa diavolo avevano combinato “los americanos” per ostacolare la pesca de “La Rubia”. “Los americanos” volevano forse far morire di fame le mogli e i bambini dei poveri marinai de “La Rubia”? Lui avrebbe protestato presso le autorità filippine, avrebbe fatto conoscere a tutto il mondo di che cosa erano capaci “los americanos”! E urlava che bisognava immediatamente far tornare le cose com’erano prima!
Accanto a “La Rubia” un pesce balzò fuori dall’acqua tracciando una lieve scia luminosa. Anche gli spruzzi d’acqua che il pesce provocò ricadendo in mare erano fosforescenti. Il capitano del peschereccio smise di sbraitare per osservare la laguna. Anche sull’isola si accorsero che l’aspetto delle acque non era normale. Lievi bagliori azzurrognoli dicevano chiaramente che lì c’erano più pesci del solito: la laguna era improvvisamente diventata un’ottima zona di pesca. Certo bisognava fare attenzione per via delle rocce corallifere, ma…
Il capitano de “La Rubia” ricominciò a urlare. Il suo battello era andato come ogni volta nel posto in cui c’era tanto pesce, ma il giorno prima in quelle acque erano arrivati prima quello yacht e un’altra nave americana, e lui si era tenuto a distanza perché non voleva che “los americanos” scoprissero il suo segreto. Ma quando quegli altri due se n’erano andati, nella zona non c’era più pesce. Era scomparso anche quel ronzìo che sempre aveva accompagnato i buoni carichi de “La Rubia”. E adesso per le mogli e i bambini affamati dei suoi uomini non era rimasto niente! Adesso lui, capitano Saavedra, esigeva che loro ristabilissero le cose com’erano prima del loro intervento! “Los americanos!”
Davis avrebbe voluto dire qualcosa, ma il capitano “non smetteva di urlare e diventava sempre più teatrale nella sua collera.
Era inutile che “los americanos” negassero. Il ronzìo che accompagnava il pesce era sparito dall’oceano e adesso era nella laguna. E c’era anche il pesce, qui! “Los americanos” volevano tutto il pesce per sé! Ma i pesci sono di tutti, e soprattutto sono dei pescatori che hanno mogli e tanti bambini affamati! Quindi lui, capitano Saavedra, avrebbe pescato nella laguna, e voleva un po’ vedere chi glielo avrebbe impedito!
— Potete fare quello che volete — gridò in risposta Terry, che qualcuno era corso a chiamare perché rispondesse al capitano nella sua lingua, lo spagnolo: lingua che Terry parlava più correttamente degli altri. — Se volete vi metteremo in contatto con Manila, così potrete fare tutte le lagnanze che credete. Sono sicuro che gli altri pescherecci, i cui equipaggi con mogli e bambini sono già morti dì fame da un pezzo grazie a voi, saranno felicissimi di sapere finalmente dove va a pescare “La Rubia”! E soprattutto di sapere che questa volta non ha trovato pesce! Se invece volete pescare nella laguna, accomodatevi pure. Comunque, se volete ancora chiamare Manila, fatemelo sapere.
Poi, senza aspettare le reazioni del capitano Saavedra, Terry tornò all’officina, mentre Davis, Morton, e gli altri restavano a parlare con il comandante de “La Rubia”. Il capitano si calmò finalmente, e arrivò persino ad accettare di buon grado l’invito a pranzo per sé e per i suoi uomini. Così ritornarono tutti nella sala della stazione. Il capitano del peschereccio, divenuto cordialissimo, disse che avrebbe aspettato il mattino seguente per calare le sue reti perché non voleva correre rischi inutili con quei maledetti banchi di corallo, e dopo qualche bicchiere cominciò a spiegare i suoi metodi di pesca, senza più tirare in ballo né le mogli né i bambini.
Alla sua presenza gli uomini della stazione si guardarono bene dall’accennare al polipo.
Intanto, nel laboratorio vicino, l’apparecchio di Terry cominciava a prendere forma. Oltre a operare come potentissimo trasmettitore, lo strumento avrebbe avuto anche le caratteristiche di un’arma e sarebbe stato in grado di individuare il bersaglio a grande distanza.
Da solo Terry avrebbe impiegato un sacco di tempo a costruirlo, ma con l’aiuto dei suoi esperti assistenti e grazie ai fornitissimi magazzini di Thrawn, all’alba l’apparecchio era già pronto e installato a bordo dell’“Esperance”. Era stato sospeso a prua, montato in modo da poter ruotare in ogni direzione. Il tutto fu saldamente fissato alla tolda del panfilo.
Anche su “La Rubia” ferveva una grande attività. Il peschereccio si preparava a fare man bassa sul pesce della laguna. Infine le reti vennero calate in mare, e naturalmente si impigliarono nelle formazioni corallifere del fondo. Il capitano Saavedra riuscì a districarle, imprecando come un musulmano. Tentò ancora, col medesimo risultato e parecchi strappi nelle reti.
Poi da sud comparve un elicottero che ronzò sull’isola e si abbassò sulla stazione-osservatorio ripartendo poi per compiere un ampio giro sulla laguna e soffermarsi nel punto in cui il corpo del polipo affiorava quasi completamente dall’acqua, trattenuto con grosse corde fissate a paletti infissi sulla riva. Probabilmente dall’elicottero furono scattate delle fotografie. Uno dell’equipaggio si calò appeso a una corda, per vedere più da vicino l’incredibile polipo. Pochi minuti dopo l’elicottero tornava sulla stazione e atterrava.
“La Rubia” proseguiva nei suoi tentativi. I pesci erano numerosi, ma purtroppo lo erano anche i banchi di corallo, e le reti finivano in pezzi. Il capitano Saavedra dirigeva le operazioni di lancio e di recupero agitandosi e imprecando.
L’“Esperance” si staccò dagli ormeggi e puntò in direzione dell’ingresso al mare aperto passando accanto a “La Rubia”. Superati i due piccoli promontori lo yacht prese a rollare sotto l’impeto delle onde oceaniche. Lì non si poteva più scorgere il fondo. Terry mise in funzione il suo ricevitore sottomarino e ascoltò. In quel punto il giorno prima c’era il ronzìo. Anche durante la notte, quando era arrivata “La Rubia”, quel suono misterioso era chiaramente udibile, tant’è vero che quelli del peschereccio l’avevano sentito. Ma adesso non c’era più. Ora, dal ricevitore venivano soltanto le voci dei pesci, e lo schianto della risacca.
Deirdre, accanto a Terry, scrutava attentamente ogni espressione del giovane. Lui chiuse il ricevitore e si voltò a guardare il nuovo apparecchio che torreggiava a prua.