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— Forse sì — rispose Terry.

— Ma richiederebbe un lavoro notevole.

— Vorrei che ci pensaste — disse Davis. — C’è un punto in cui mi piacerebbe usare una sonda simile: la Fossa di Luzon. Mi serve una carta molto chiara di quel fondale.

Terry non rispose. Prima si era arrabbiato, poi la rabbia gli era sbollita, ma adesso stava di nuovo per irritarsi. In fondo non aveva saputo niente di preciso riguardo al lavoro che volevano da lui, e la richiesta di una sonda era troppo semplice dopo tante macchinazioni per averlo a bordo. Era deluso.

— Vento buono — disse Davis, in tono diverso. — Possiamo alzare le vele e spegnere il motore. Volete prendere voi il timone?

Terry si mise alla barra. Davis si allontanò mentre quattro uomini in maglietta e calzoni sbucavano da prua. Le vele si alzarono, gonfie di vento, le macchine tacquero. L’andatura del battello variò: gli spruzzi aumentarono, ma la marcia si fece più regolare. Poi Davis tornò e riprese il timone.

— Mi rendo conto — disse — di agire in modo che può sembrarvi irritante. Dovrei mettere le carte in tavola, ma non posso. Prima di tutto nemmeno io ho in mano un gioco molto chiaro, e poi ci sono cose che dovrete scoprire da solo, data la situazione.

— Cioè?

— Ecco — continuò Davis con aria improvvisamente decisa, — pensate alle “orejas de ellos”. Gli “ellos” sarebbero creature che vivono in fondo al mare e tengono d’occhio pesci e pescatori. Pura superstizione. Eppure supponete che io stia verificando la possibilità che questi… diciamo esseri, esistano. Credete che sia pazzo?

Terry si strinse nelle spalle. — Eppure ciò di cui m’interesso — riprese Davis, — riscuote abbastanza credito da permettermi di ottenere certi pezzi elettronici dalla portaerei alla fonda a Manila. Nick li ha richiesti per via radio, e loro hanno inviato i pezzi a terra consegnandoli a Deirdre che ve li ha portati.

Terry sbatté gli occhi. Poi capì. Ma certo! Una portaerei era il posto ideale per trovare tutti i pezzi necessari a un’apparecchiatura elettronica. Davis disse secco: — Non si sarebbero certo sognati di consegnare quei pezzi a un civile alla ricerca di spiriti o demoni immaginari! Si può quindi concludere che non mi sto occupando di verificare una leggenda, non credete?

— Be’… sì — decise Terry. Era vero. La Marina non avrebbe certo infranto i regolamenti per un qualunque cittadino in vena di stranezze. Inoltre Horta non avrebbe dichiarato così apertamente che il governo filippino “desiderava” che un tecnico come Terry accompagnasse 1’ “Esperance” nella sua crociera.

Deirdre fece capolino dal boccaporto.

— Il pranzo è pronto — annunciò allegramente.

— Il timone — disse Davis a Terry.

Andò a prua e tornò con i quattro uomini che formavano l’equipaggio dello yacht.

— Il resto della compagnia — presentò Davis. — Nick lo conoscete già. Gli altri sono Tony Drake, Jug Bell e Doug Holmes. — Li indicò ad uno ad uno mentre venivano scambiate le strette di mano. — Vengono dalle Università di Harvard, Princeton e Yale. Nick studia al Politecnico del Massachusetts. È il tuo turno al timone, Tony — concluse.

Uno dei quattro prese la barra. Gli altri scesero sottocoperta, dietro Davis e Terry. Terry era silenzioso. Davis aveva voluto dimostrare la sua buona intenzione di rivelargli gli scopi della crociera, ma in realtà non gli aveva detto un bel niente.

Il pranzo non chiarì molto le idee a Terry. Visti tutti intorno al tavolo i tre sembravano proprio studenti. Erano pieni di deferenza verso Davis, che consideravano un anziano e un po’ diffidenti nei riguardi di Terry, più vecchio di loro, ma non abbastanza da incutere rispetto. Tutti guardavano Deirdre con aria di schietta approvazione.

La conversazione cominciò in tono misterioso, poi diventò del tutto assurda. Si passò infatti a discutere l’intelligenza delle focene, sulla scorta di studi condotti recentemente sul loro cervello. Terry osservò acutamente che senza esperienza l’intelligenza non può essere creativa, e se non lo è non è intelligenza. Jug negò che le strutture del cervello potessero rivelare o negare l’intelligenza e che comunque l’intelletto è del tutto inutile a chi non può né costruire né usare un utensile. Secondo Doug questa era un’argomentazione assurda. Davis ascoltava divertito. Deirdre fece notare che anche senza mani e senza utensili una creatura intelligente è in grado di comporre liriche. Ma Jug obiettò che per la poesia non occorre intelligenza e subito la discussione passò a un vivace dibattito sulla poesia. Doug sostenne con forza che per la vera poesia, per scriverla e gustarla, ci vogliono le teste migliori. A questo punto Davis interruppe: — Tony è ancora al timone.

La discussione cadde e i ragazzi si sbrigarono a mangiare, per poter dare il cambio al compagno.

Poi Davis si diede da fare intorno all’apparecchio a onde corte, per captare un po’ di musica. Deirdre servì Tony e chiacchierò con lui mentre pranzava. Terry salì sul ponte e camminò avanti e indietro, mentre l’“Esperance” filava nella notte.

Dai discorsi dei giovanotti non era riuscito a cavare nulla di indicativo. Come qualsiasi altro tecnico, Terry sarebbe rimasto affascinato da un problema tecnico che presentasse particolari difficoltà, ad esempio se si fosse trattato di far funzionare qualcosa che non funzionava. E invece gli uomini dell’“Esperance” non si occupavano affatto di questioni del genere. Nei loro discorsi non era affiorato niente che potesse attirare una mente tecnica e spingerla a trovare una soluzione. Il problema dell’“Esperance”, ammesso che fosse un problema, gli risultava sempre più vago.

Primo elemento: “La Rubia”. Poi la menzione di Davis di una carta del fondo della Fossa di Luzon. Davis aveva parlato con una certa familiarità delle “orejas de ellos”, però nessun mezzo della Marina militare avrebbe collaborato in una ricerca riguardante una superstizione a cui non credevano più nemmeno i pescatori. La flotta di pescherecci delle Filippine era moderna ed efficiente. I pescatori usavano tranquillamente i detector subacquei senza ombra di paura, e quando parlavano di “ellos” erano di fatto sullo stesso piano dell’americano quando dice “tocchiamo ferro”: e al giorno d’oggi né i pescatori né l’americano danno ai rispettivi scongiuri un significato particolare.

Deirdre salì sul ponte per sostituire Tony al timone. L’“Esperance” proseguiva la sua corsa. L’ultimo quarto di luna brillava basso all’orizzonte, e il satellite sembrava più grande e più vicino alla terra che nei climi temperati. Le luci di posizione dello yacht brillavano nella notte, rosse e verdi.

Terry si avvicinò alla ragazza.

— Sto cercando di capirci qualcosa — le disse. — Vostro padre, per esempio… qualcosa ha destato la sua curiosità, e lui ha deciso di soddisfarla. Ho il forte sospetto che a un certo punto si sia annoiato di far soldi e abbia deciso di prendersi una vacanza.

— Bravo! È quasi vero. Però è spinto molto più dall’interesse che dal divertimento.

Terry annuì a sua volta.

— L’avevo immaginato. È sintomatico che siate ricorsi a marinai dilettanti piuttosto che assoldare un equipaggio regolare. Questi giovanotti che avete a bordo considerano la cosa come un’affascinante avventura nell’assurdo e terranno la bocca chiusa se nel corso della crociera capiterà qualcosa che sappia di informazione utile.

— Questa crociera è una iniziativa personale di mio padre — disse in fretta Deirdre. — Non è affatto una spedizione ufficiale, e non siamo quindi alla ricerca di informazioni a carattere ufficiale. Il viaggio dell’“Esperance” è una faccenda privata.