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«D’accordo. Giuro che su Plutone non cercherò di fuggire.»

Suggellarono il patto con il sangue, addirittura. Farsi un taglio sul palmo senza prima anestetizzare i nervi fu uno degli atti più coraggiosi che Lilo avesse mai compiuto.

Fu solo in seguito che Lilo si rese conto di quanto tutto fosse stato infantile. Poteva bastare un giuramento solenne a legarla a Vaffa, mentre erano in gioco la sua vita e la sua libertà? Non vedeva come potesse bastare, ma si sentiva più turbata di quanto fosse disposta ad ammettere.

Più tardi Vaffa si voltò verso Lilo, nella debole luce della loro camera da letto. Iphis russava.

«Dobbiamo parlare.» Lilo aveva temuto che Vaffa volesse di nuovo cop. Mentre con Iphis si trovava bene sessualmente, Vaffa le faceva paura. Andarono nella piccola palestra senza gravità.

«Prima leggi questo.» Vaffa le porse un foglio. Era pieno di frasi in codice e sotto c’era una traduzione disordinata scritta nella calligrafia sismografica di Vaffa. Lilo notò il nome StarLine, il Topsecret e la classificazione AAA.

«Non so come il Capo l’abbia ottenuto,» esclamò Vaffa. «Ha le sue fonti di informazione.»

Lilo lo lesse tutto, poi lo rilesse, attentamente. Conosceva il sistema usato per decodificare le trasmissioni della Linea Calda. Spesso il segnale, dopo aver percorso diciassette anni luce, era molto confuso. Ma questa volta non poteva essere così, con trenta ripetizioni. Dunque, l’incertezza sulle parole chiave era dovuta alla mancanza di un contesto da parte del computer per una buona traduzione.

Lilo non ne fu sorpresa. La maggior parte delle persone, lo sapeva, pensava che le trasmissioni della Linea Calda fossero in una specie di codice sostitutivo; decifrato il codice, il risultato sarebbe stato espresso in corretta lingua sistematica.

Ma i dati ricevuti attraverso la Linea Calda erano il frutto di un modo di pensare extraterrestre. Finché si trattava di dati scientifici, espressi in termini matematici, era possibile fare una traduzione. Anche in quel caso c’erano ampie zone grigie che si pensava fossero dati ma non potevano ancora essere interpretate con i programmi esistenti. Lilo aveva le proprie idee sulle zone grigie. La sua ricerca in quel campo l’aveva fatta finire in prigione.

Le poche volte in cui erano arrivati messaggi che, secondo i computer, erano espressi in qualcosa di simile a una lingua, le traduzioni erano costellate di incertezze. I linguisti non ne erano sorpresi. Le lingue incorporano presupposti culturali, incoerenze, contraddizioni addirittura. Con una grande quantità di trasmissione, i computer avrebbero potuto avvicinarsi sempre di più al significato delle parole. Ma gli Ophiuciti non si erano mostrati molto interessati né a parlare di se stessi né a fare altro che non fosse inviare oceani di dati ingegneristici. I pochi messaggi verbali potevano essere tutto, pubblicità, predicazione religiosa, o qualcosa di assolutamente sconosciuto al genere umano.

Lilo lesse una terza volta.

«Cos’è questa storia di conti, di sospensione del servizio? E di pagamento? Cosa possono volere? Cosa potremmo dargli?»

«Forse quello che stanno dando a noi. Informazioni.» Vaffa alzò le spalle.

«Ma noi… cosa significa?»

«Immagino che significhi esattamente quello che dice. Questa è una bolletta telefonica per quattrocento anni di servizio.»

«Ma… è folle.»

«Davvero? E perché abbiamo pensato che la Linea Calda continuasse a trasmettere in eterno, senza che noi dessimo niente in cambio? Perché dovremmo aspettarci che siano meno mercenari di noi?»

Lilo si calmò e pensò prima di rispondere.

«D’accordo. Capisco cosa vuoi dire. Ma cosa potremmo dargli? E come? Potremmo magari costruire un grande laser, come il loro — non dico che vi si riuscirebbe senz’altro, ma forse sì — ma cosa trasmetteremmo? Tutto quello che abbiamo ricevuto sulla Linea Calda era di due o tremila anni più avanzato di quello che sapevamo al momento. È come chiedere a un uomo primitivo come riparare il motore a fusione. Cosa potremmo sapere che a loro interessi?»

Vaffa fece una smorfia e riprese il messaggio. «Speravo che tu avessi qualche idea. Non mi viene in mente niente e sono preoccupata. Mi chiedo cosa siano le ‘pene severe’.»

«Non vedo quali potrebbero essere se non un’interruzione dei messaggi. Voglio dire, sono a diciassette anni luce di distanza. Cosa potrebbero fare?»

«Non lo so.» Vaffa rimuginò per un po’ mentre Lilo cercava di immaginarselo. Poi alzò lo sguardo. «Tutti dicono che i viaggi stellari sono impossibili, o almeno che ci vorrebbe tanto che non ne varrebbe la pena. Una delle principali argomentazioni sono gli Ofiuciti. Se conoscessero il viaggio interstellare, sarebbero qui, no? Non se ne starebbero a casa a mandare messaggi.» Scosse la testa. «Ora non ne sono tanto sicura. Forse non li abbiamo capiti, forse avevano un altro motivo per non venire. Ma non credo che manderebbero questo messaggio se non facessero sul serio.»

Lilo voleva parlarne ancora, ma Vaffa si era ritirata in un mondo privato. La donna era spaventata. Lilo ancora non lo era, ma lo sarebbe stata.

13

Starline, del Programma Generale delle Relazioni Pubbliche, Computer Commerciale Principale, StarLine, Ltd. Lettura di II Classe.

Chi poteva pensare che sbagliassero? Nessuno. Lo sa il cielo da quanto la gente cercava di trovare qualcosa fra le stelle. Già quando continuava a misurare il tempo nel vecchio modo, si era cominciato a stare in ascolto nell’ambito del Progetto Ozma. Niente da fare. Più tardi puntammo le grandi orecchie in un’altra direzione. Centauri, Lupo, Lalande, Procione, 40 Eridani. Silenzio, silenzio completo. Li ascoltammo tutti. Nessun ronzio.

Poi ci spingemmo molto più lontano. Al di là di Plutone, il doppio di quella distanza, e ci credereste? Voci!

Be’, non proprio voci, ecco. Ticchettii di computer. Per molto tempo nessuno riuscì a leggerli. (Dovreste dargli un’occhiata! Fateli stampare e vedrete uno zilione di ettari di macchioline di mosche.) Neppure i computer sapevano di cosa si trattasse. Ma un paio di circostanze erano sicure. Su 70 Ophiucus c’era qualcuno con un laser gigantesco, voleva parlare, e non riusciva a tirare diritto!

Aspettate un momento! Forse non mirano a noi. Così guardarono dietro, ma trovarono solo un paio di stelle sotto l’ascella di Orione. Tiravano a noi, d’accordo. Ma com’era che sbagliavano? Non avrebbero costruito un laser come quello se, non avessero saputo puntarlo!

Non era possibile che sbagliassero. Qualcuno disse: «Ehi! Forse non volevano parlare con noi finché non eravamo pronti! Volevano che fossimo abbastanza intelligenti per arrivare laggiù, o qualcosa del genere.» Ragionevole, eh? Certo. Ora sono quattrocento anni che ci parlano. Ci hanno sparato davanti di quindici miliardi di clic, come uno che tiri al piattello. Volete ascoltare, dovete venire quassù.

Un altro disse: «Perché non costruiamo anche noi un grosso laser e rispondiamo?» Scherzi? Chi è che tira fuori i soldi?

Anche nel migliore momento economico, un viaggiatore poteva portare poco su Plutone. Le tasse di importazione erano le più alte di tutto il sistema solare, e il prezzo che le linee di navigazione facevano pagare per il bagaglio rendeva più conveniente lasciare tutto a casa e comprare un guardaroba nuovo all’arrivo. Normalmente la sola cosa che valesse la pena portare su Plutone erano le informazioni, e anche quelle venivano trasportate nel modo meno ingombrante possibile.

Ora Plutone attraversava un periodo di depressione. Erano due anni che il governo stava perdendo una guerra economica contro Mercurio e gli effetti erano drastici. Vaffa aveva usato la sua Carta di Credito Intersistematica su Marte per prendere un po’ di denaro. Ma anche così dovettero pagare molto per il proprio bagaglio.