Выбрать главу

Vaffa corrugò la fronte. «No, è escluso. Il Capo ha già tentato questa strada prima di mandarci su Plutone. Continua a cercare di impadronirsi delle informazioni, ma i programmi di difesa sono formidabili.»

«I migliori di Plutone,» disse Cathay. «Non so cosa abbiate sulla Luna.»

«Il tuo contatto non potrebbe rubare i dati lei, dall’interno?»

Cathay ci pensò. «Vi possono accedere solo le quattro o cinque persone di grado più elevato. Solo una ventina sanno che il messaggio esiste. Non le consegnerebbero i dati più riservati e non avrebbe modo di impadronirsene.»

«Come fai a controllare quella donna?»

«Uh, suo figlio è uno dei miei alunni. Si era cacciata in un vicolo cieco, come quella che era qui prima. Incinta e senza nessun insegnante a disposizione. È venuta da me e il Capo mi ha concesso di aiutarla. Inoltre, e penso sia piuttosto importante, ho dovuto darle un sacco di denaro di Tweed, per questo messaggio. Oltre a minacciarla, cioè, a dirle che non mi sarei più occupato di suo figlio.» Distolse lo sguardo. Lilo era imbarazzata per lui. Il solo motivo che giustificasse l’abbandono di un bambino durante il processo educativo era la morte dell’insegnante.

Apparentemente Vaffa non lo aveva notato. «E non funzionerebbe ancora?»

«L’ultima volta ha guadagnato abbastanza per assumere un insegnante autorizzato. È possibile, qualsiasi cosa dica l’Associazione Educativa.»

«Comunque è meglio che tu riprovi con lei.»

«D’accordo.»

Vaffa si incupì. «Nel frattempo dovremo accettare la tua valutazione per buona e cercare un’alternativa.»

Lilo guardò Cathay: sembrava perplesso quanto lei.

«Quale alternativa?» chiese. «Hai detto che la sola copia del messaggio originale è dentro il computer della StarLine. In che altro modo può essere tirato fuori?»

«In nessuno. Il Capo ha svolto indagini, ma non ha trovato nessuno piazzato altrettanto bene del contatto di Cathay. E continuerà a tentare di accedere al computer attraverso i normali canali. Ma è probabile che non serva. Così dovremo ottenere i dati direttamente. Compreremo una nave e andremo alla Linea Calda.»

Cathay non l’aveva presa bene quando era stato chiaro che Vaffa voleva dire andare tutti e tre. Discusse per ore e alla fine arrivò a una posizione che giurò non avrebbe abbandonato.

«Non è possibile. Non posso andarmene almeno per tre anni, anche se non prendo nessun altro bambino. Il più giovane avrà bisogno di me per tutto questo tempo.»

«Non eri autorizzato a impegnarti in contratti educativi,» ribatté Vaffa. «Quello che hai fatto sono affari tuoi, ma la prima persona alla quale devi fedeltà, la persona più importante, è il Capo.»

«Sciocchezze! Non mi puoi chiedere di abbandonare questi bambini. È un dovere sacro. Quando si fa un contratto, lo si deve portare fino in fondo.»

«Questo non lo porterai fino in fondo.» Lilo notò il linguaggio preciso di Vaffa e la sua assoluta calma. Attenzione, pensò.

«Lo porterò. Non puoi farci niente.»

Vaffa lo colpi col taglio della mano sul collo, poi si voltò chinandosi per fronteggiare Lilo, che era rimasta completamente immobile. A poco a poco si rilassò e si sedette, pensosa, incurante dell’uomo che giaceva inconscio sul pavimento. Lilo lo sollevò e, barcollando, lo portò in camera. Lo mise sul letto e gli si sedette accanto, al buio.

«Lilo, vieni qui.» Lei si alzò e tornò nell’altra stanza.

«Credo che dovrò ucciderlo,» disse Vaffa.

Lilo si sedette lentamente. «Perché? Non ha fatto niente, no?»

«È quello che probabilmente farà che mi disturba.» Sospirò e si strofinò il collo. Sembrava scontenta di quello che l’aspettava, ma decisa a farlo. «È stato un errore mandarmi qui sola,» riprese. «Non posso fidarmi di nessuno di voi due e non posso sorvegliarvi tutti e due contemporaneamente. Uno di voi dovrà andarsene.»

«Perché non può restare qui? C’è rimasto per tutto questo tempo, no?»

«Il Capo è preoccupato per ciò che potrebbe fare. Ormai sa troppe cose sul messaggio della Linea Calda. A parte quelli della StarLine, su Plutone è il solo, insieme a te e me, che ne sia a conoscenza.»

«Ma non è… voglio dire, come me? Un criminale condannato?»

«No. Non è altro che un insegnante espulso dall’Associazione. Il Capo si mise in contatto con lui quando stava sragionando e gli promise che, se avesse lavorato per il partito, avrebbe avuto la possibilità di insegnare di nuovo con un’identità diversa. Avrebbe dovuto aspettare ancora un paio d’anni. Non sapevamo del suo insegnamento clandestino. Sembra che allora sia diventato impaziente, e non dovrebbe esserlo secondo quello che…» si interruppe all’improvviso, guardò Lilo e si prese la testa fra le mani.

Lilo immaginò che Vaffa avesse accennato a qualcosa di cui non doveva parlare. Però era chiaro che bruciava dal desiderio di farlo.

«Non posso aiutarti a decidere se non mi racconti tutti i particolari.»

«Chi ha detto che voglio il tuo aiuto?»

«Nessuno. Ma hai detto che ti saresti fidata di me. Abbiamo fatto un patto.»

«Lo so. Voglio fidarmi di te. Devo fidarmi di te, se non voglio ucciderlo.»

«Ma non sai se è prudente. E non puoi dire al Capo che hai fatto un patto con me. Sei andata al di là degli ordini che avevi ricevuto, vero?»

«Sì.» Aveva un’aria molto infelice. La vita di Vaffa si basava sull’obbedienza agli ordini. Agire di propria iniziativa la turbava profondamente.

«In ogni caso è meglio che prima tu consulti il Capo,» le suggerì Lilo. «Per sapere cosa pensa di Cathay. Forse ha ancora bisogno di lui. Non c’è bisogno che tu gli parli del nostro patto.»

Vaffa rifletté a lungo, poi annuì. Lilo era un po’ sollevata. Ci sarebbero volute almeno dodici ore prima che Vaffa potesse ricevere una risposta da Tweed.

Cathay era sempre privo di conoscenza. Lilo prese una bacinella d’acqua e si sedette sul letto accanto a lui. Gli bagnò il livido che gli era venuto sulla fronte dove aveva battuto cadendo. Si lamentò, aprì per un attimo gli occhi, poi li richiuse. Lilo lo collegò all’analizzatore medico vicino al letto e quello le disse che dormiva e che non aveva una commozione cerebrale.

Si spogliò e si infilò sotto le coperte accanto a lui. L’abbracciò dal dietro e lo tenne stretto.

Per un’ora rimase completamente immobile. Cercò di addormentarsi, ma continuava a ripensare a Cathay e a ciò che avrebbe potuto fare per lui.

Alla fine decise di svegliarlo. Gli passò le mani sul petto, sul ventre. Era piatto e duro. Aveva un’erezione. Gli prese il pene e gli carezzò delicatamente il glande. Lui si mosse.

«Come va la testa?»

Se la toccò con cautela. «Non troppo male, direi. Ho la mascella tenera.»

«Parla piano,» l’ammonì Lilo. «Sei bravo nella lotta?»

Si girò sulla schiena. «Credo di essere un po’ migliore di quello che hai visto. Mi ha preso completamente di sorpresa. Comunque no, non sono un lottatore. Mi demolirebbe. E tu?»

«No. Dovrai venire con noi, lo sai. Le è stato ordinato di non lasciarti qui. C’è solo un’alternativa.»

«Lo so. Credo di averlo saputo fin dall’inizio, con lei.»

«Quindi cosa intendi fare? Uh, vuoi che smetta?»

«No, ti prego. È bellissimo.» Si voltò verso di lei e cominciò a carezzarle il corpo. «Non voglio parlare. È troppo doloroso.»

«Dobbiamo parlare un altro po’. Devo sapere cosa intendi fare. Abbiamo circa un giorno.»