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Si stese nuovamente sulla schiena. Lei gli stava ancora accarezzando delicatamente il pene; lui le mise una mano sopra la sua. Rimasero tutti e due fermi a lungo.

«Perché?» chiese alla fine.

«Se vuoi restare, lei ti ucciderà. Tu cercherai di fare il possibile per fermarla. Io pensavo… oh, al diavolo. Quello che mi domandavo era se dovevo… se dovevo rischiare con te… non te lo sto proponendo, capisci, pensavo solo che dovremmo discutere.»

«Ti fideresti di me fino a questo punto? Non mi conosci neppure. Se decidessi di restare, non avrei molto da perdere a mettermi d’accordo con te. Forse avrei addirittura la possibilità di farcela. Ma tu perché dovresti entrarci?»

«Potrebbe essere la mia ultima occasione. Sai niente di me?»

Lui si voltò di nuovo verso di lei. «Niente di preciso, e non voglio saperlo. Quello che hai fatto non mi interessa. So che sei una dei suoi criminali clonati.» Vide la sorpresa dipingersi sul suo volto. «Sì, sono venuto a sapere alcune cose su di lui. Abbastanza per fargli avere dei grossi problemi. Ha ragione a volersi liberare di me.» Sospirò e si girò nuovamente sulla schiena, allontanandosi da lei. Si intrecciò le dita dietro la testa.

Lilo pensò che avesse finito di parlare e si accorse che non le dispiaceva. Avrebbero potuto farlo più tardi. Adesso si stava eccitando. Era un bell’uomo. Le piaceva il suo odore, il contatto delle sue mani. Si spostò verso il basso e si alzò su un gomito, poi si chinò su di lui.

«Ne fa collezione,» disse Cathay, massaggiandole distrattamente la testa con una mano. «In una base segreta da qualche parte ne ha a dozzine, poveri disgraziati. Cercano il modo per cacciare gli Invasori.» Rise amaro, poi la guardò. «Se tu fossi una Terrestre Libera non avresti tanta paura di quella donna. Cioè, ne avresti paura, ma la rispetteresti, capisci che voglio dire?»

Lei sospirò piano e gli appoggiò la guancia sul ventre. D’accordo, voleva parlare, dopo tutto.

«Ho visto cosa sa fare Vaffa. Credo anche di conoscere alcune sue debolezze. Adesso è molto confusa. Tweed non avrebbe mai dovuto farle fare questo viaggio da sola.»

«Non gliel’ha fatto fare,» esclamò Cathay. «Ha mandato anche te.»

«Cosa vuoi dire? Pensi che sia una Terrestre Libera?»

«No, però ti ha mandato. Avrà avuto un motivo.»

Sollevò la testa per guardarlo. «Apparentemente sono qui per caso. Stavamo andando su Titano quando ha ricevuto il tuo messaggio.»

«No. Non è andata così. Sono tre mesi che gli ho inviato il messaggio. Non mi importa dove abbia detto a te e a Vaffa che stavate andando. La vostra destinazione era questa. Forse non lo sapeva neanche il pilota. Il messaggio vi sarebbe arrivato appena in tempo per deviare su Marte.»

«Ce l’abbiamo fatta appena,» osservò lei.

«No. Voleva che veniste qui. Voleva che Vaffa fosse il suo solo agente fedele fra di noi. Se avesse pensato che Vaffa non era in grado di far fronte alla situazione da sola, stai sicura che allo spazioporto vi avrebbe fatto seguire da qualcun altro.»

«Non capisco. Sembra un gioco. Vuole che facciamo qualcosa per lui o solo che ci uccidiamo a vicenda?»

«Non è mai una cosa semplice,» sospirò Cathay. La prese per un braccio e la tirò su con delicatezza. Lei gli si premette contro, stretta dal suo braccio. «Sono quindici anni che ho a che fare con lui. Altri cinque… be’, mi ha promesso una nuova identità. Ho cominciato a dubitarne, ma si deve pur vivere per qualcosa.»

Adesso non voleva più parlare. La strinse più forte, poi si spostò in giù e cominciò a baciarle i seni. Ma adesso fu Lilo a respingerlo e a sollevare la testa per guardarlo.

«Continuo a non capire.»

«D’accordo. V’affa è un grande soldato, ma un cattivo generale. Non ha spirito di iniziativa. Per questo tu sei qui, per prendere le eventuali decisioni difficili, quelle che non possono aspettare un giorno per essere risolte dal Capo. Non quelle di vita o di morte, né quelle di carattere etico, dell’etica dei Terrestri-Liberi. Per quelle può fidarsi di Vaffa. Ti ha giudicata molto bene. So qualcosa di quello che hai pensato, e so quanto ti conosce lui. Non ti alleeresti mai con Vaffa. È impossibile.»

«Come puoi dirlo?» chiese. Si sentiva le guance rosse. Rabbia, vergogna. Aveva appena deciso che opporre resistenza a quel modo sarebbe stato sciocco: la cosa migliore era aspettare quando fosse tornata su Plutone e ne avesse saputo di più del suo avversario.

«Intanto perché le migliori possibilità di fuga per te si presenteranno più tardi. Lo sai. La tua non è una prigione fisica. Puoi acquistare la libertà a poco a poco, scoprendo lentamente cosa puoi fare e poi facendolo tutto insieme. Ammesso che sia possibile, il che non è ancora stato dimostrato, per quanto ne so io. A questo punto è molto probabile che Vaffa non sia sola. Tweed non doveva necessariamente dirle che c’era qualcun altro che ti sorvegliava. Pensa che tu lo capirai e non cercherai di fuggire.»

Sembrava effettivamente il tipo di occasione tentatrice che doveva aver avuto il suo primo clone, Lilo 2. Ricordò di aver deciso di sospettare delle possibilità di fuga facili, di cercare quelle difficili. Però era sempre arrabbiata.

«E che succede se mando al diavolo il buon senso? Rischiare tutto, mettermi con te e farla fuori. Come fa a sapere che non prenderò una decisione irrazionale? A meno che non sia un altro esame e che non esista un messaggio della Linea Calda.»

«Esiste, ma sono contento che tu abbia considerato anche questa possibilità. Ti sei fidata di me troppo alla svelta, per il tuo bene, lo sai.» La lingua era nuovamente sui suoi capezzoli, e questa volta lei non protestò. Gli carezzò la schiena e chiuse lentamente gli occhi. Gli ultimi nodi ai muscoli, causati dal viaggio ad alta accelerazione, stavano sciogliendosi in un calore che avvolgeva tutto, in un fremito che andava dalle punte calde delle orecchie alle dita dei piedi. Riaprì gli occhi e lo guardò.

«Non hai risposto alla mia domanda.»

«Non lo sa. Può darsi che la tua migliore occasione sia effettivamente questa. In realtà è indifeso contro una tua mossa del tutto illogica. Non la può prevedere.»

«E allora perché rischia?»

Cathay sospirò. «Perché conosce piuttosto bene anche me. Non ti puoi mettere d’accordo con me, se io abbandonerò i miei studenti, rinuncerò un’altra volta alla mia dignità, o a quello che rimane. Adesso che te l’ho detto, che ho messo a nudo la mia vergogna, vuoi per favore stare zitta e allargare le gambe?»

Lo disse in tono scherzoso e con un mezzo sorriso sulla faccia, ma quando la penetrò lo fece con violenza, deciso a dimenticare se stesso in un eccesso di passione. Lilo si abbandonò e lasciò che fosse lui a stabilire il ritmo, almeno la prima volta. Con stupore notò che rispondeva bene. In parte era per bisogno fisico; era passato molto tempo. Poi le dispiaceva per lui. Ma in parte era qualcos’altro, forse l’inizio di quel sentimento che un giorno avrebbe potuto trasformare un semplice atto di cop ricreativo in quella cosa che è così sottilmente e tuttavia così totalmente diversa: in un atto d’amore.

15

Il Consigliere professionale, un libro a domande e risposte. A cura della Compagnia Educativa Periferica E-Z.

LETTORE: Non so leggere.

CONSIGLIERE PROFESSIONALE: Non importa. D’ora in poi risponderò oralmente. Basta che tu ignori le parole sullo schermo, d’accordo?

L: Ah, bene. Come posso, cioè, cosa devo fare per diventare un cercatore di buchi neri?

CP: Un cercatore di buchi neri! È una delle professioni popolari. Sembra romantica, vero? Sei padrone di te stesso, hai una nave tutta tua. E ci si può arricchire. È questo che ti attira nei cercatori di buchi neri?

L: SÌ, immagino di sì.

CP: Noi cerchiamo di scoraggiare i giovani dal diventare cercatori di buchi neri. Ci sono un sacco di problemi. Per esempio, quanto credi che costi una di quelle navi?