Perdevo e riacquistavo conoscenza, seduta sulla poltrona, da sola. Poche ore prima Hygeia, la guardia, mi aveva dato una dose doppia di analgesico, ed ero rimasta seduta in attesa che facesse effetto. I miei sogni erano neri e informi, a parte la familiare foresta che vi incontravo sempre: una foresta sotto un sole blu.
Quando il dolore alle mani e ai piedi si fu quasi del tutto attenuato, mi alzai. Tutto divenne nero, e mi ritrovai nel bagno senza sapere come ci fossi arrivata. Aprii la doccia.
Mi guardai per un attimo il polso. C’era un taglio profondo, il sangue mi colava lentamente fra le dita e gocciolava sulle gambe e sui piedi nudi. Come era successo? Avevo la mente confusa, ma mi sembrò di ricordare… avevo posato il coltello… no? Quella donna — come si chiamava? — era stata nella mia stanza. Aveva forse cercato di uccidermi e di farlo sembrare un suicidio? Acqua calda scorreva su di me. Rivoli rosa si avvolgevano intorno alle dita dei piedi. Barcollai e battei la testa contro la parete. Sapevo che era troppo tardi. Stavo morendo. Era così freddo. Presto sarei morta.
Il getto della doccia mi colpiva sulla faccia. Avevo i piedi gelati. Mi guardai nuovamente il polso e vidi che il sangue non usciva più. Mi alzai, scivolai e caddi con la faccia in una pozza rossa.
Di nuovo nella stanza principale. Incapace di reggermi in piedi. Cercavo qualcosa. Cosa? Nella mia mente c’era un altro vuoto. Il coltello. Avrei terminato il lavoro che la donna aveva iniziato. O ero stata io? Avevo lasciato il coltello… dove? L’avevo in mano. Mi stavo colpendo ripetutamente, le mie dita mollarono la presa. Il coltello era scomparso di nuovo. Mi misi carponi.
Vidi degli stivali davanti a me. Tentai di alzarmi.
«Sei svenuta un’altra volta.» Era Hygeia.
«Non sento dolore,» le dissi. «Non aver paura.»
Circum-Luna 6 era un guscio metallico di cinquecento metri di raggio. Sulla superficie esterna la gravità era di cinque metri al secondo quadrato, ma un. visitatore che fosse sceso per una delle tre entrate avrebbe percepito un aumento di peso a ogni passo verso il basso. I visitatori di CL-6 erano pochi.
Tutte le stazioni orbitali generatrici erano «fori», ma solo CL-6 era conosciuta come Il Foro. Cinque o sei volte all’anno veniva chiusa per poche ore in modo che si potesse scendere in quello che fino a poco prima era stato un inferno di radioattività.
Adesso era chiusa. A livello g-1 c’era una terrazza appesa ai mastodontici generatori di campo che permettevano che il foro nero restasse sospeso in mezzo alla stazione. Dalla terrazza partiva un braccio metallico non sostenuto dall’altra parte e con rotaie su entrambi i lati e piccoli gradini incassati in esso. I tredici gradini erano tradizionali ed erano alti solo pochi centimetri. La barella ci scivolava sopra senza difficoltà, mentre il corpo che vi era legato sobbalzava mentre veniva spinto all’estremità del braccio dall’uomo e dalla donna vestiti di nero.
Uno dei giustizieri tolse il panno che copriva il corpo di Lilo, l’altro, intanto, attaccava la barella a un meccanismo di espulsione. Fatto questo, rimasero per un attimo sotto l’occhio della telecamera, poi scesero dal braccio e risalirono alla superficie.
La barella si piegò e rimase per un attimo in equilibrio, prima di cadere. Acquistò velocità asintoticamente, e l’interno di CL-6 rifulse di una luce violenta. In fondo alla discesa del foro, a metà strada dall’infinito, la piccola massa di neutronio che era stata Lilo orbitava a una velocità quasi uguale a quella della luce, emettendo energia mentre veniva portata fino ai limiti della materia. Infine sprofondò nell’oblio.
2
Vivere Insieme: La Presentazione della Legge a un Bambino, di Ariadna-Clel-Joule. Tycho-Sotto Educativo, 552. Lettura di I Classe.
Le persone che infrangono la legge sono di tre tipi. Dal negativo al più negativo sono i trasgressori, i delinquenti e i criminali.
Le trasgressioni sono crimini quali lo spingere la gente, il creare disturbi, gli abusi verbali e il cattivo odore del corpo: crimini dovuti a un cattivo comportamento. Una persona accusata di trasgressione può essere difesa in tribunale. Può richiedere una giuria umana. Se riconosciuto colpevole, il trasgressore viene condannato a una multa da pagarsi o alla parte offesa o allo Stato.
I delitti sono reati come la rapina, il furto, l’aggressione, la violenza carnale e l’omicidio: reati contro la proprietà. I delitti più gravi sono quelli in cui la proprietà in questione è il corpo del cittadino. Tutti i delitti vengono puniti con multe pari al 90% degli averi del criminale. In caso di violenza contro la persona di un cittadino c’è la pena di morte obbligatoria con sospensione automatica. Il diritto alla vita del criminale resta valido, cosicché dopo l’esecuzione il criminale viene riportato in vita in un punto della sua esistenza soggettiva precedente la concezione del reato e viene sottoposto a una riabilitazione preventiva.
I reati peggiori sono i crimini. Sono reati quali l’incendio doloso, il sabotaggio, il possesso di materiali fissili, l’uso di raggi vettori, l’effettuazione di esperimenti di annientamento e l’alterazione del DNA umano. I crimini implicano una minaccia per tutto il genere umano, o per gran parte di esso, e sono conosciuti come Crimini Contro l’Umanità. La condanna per chi sia stato riconosciuto colpevole di un crimine è la revocazione del diritto alla vita. Lo Stato ricercherà e distruggerà qualsiasi registrazione mnemonica e qualsiasi campione di tessuto del criminale giustiziato. Il genotipo del criminale viene pubblicato e dichiarato fuorilegge e se viene nuovamente scoperto, viene nuovamente condannato a morte, tutte le volte che ciò sia necessario.
(Lettura di II Classe, vedere volume collegato: Il crimine non rende. Fumetti e nastri disponibili su richiesta verbale.)
Vaffa mi fece uscire dalla cella. Mi spinse per corridoi deserti fino a un ascensore. Ero curiosa di vedere come avrebbero fatto a tirarmi fuori di lì; durante l’ultimo anno, il pensiero di come avrei potuto farcela da sola aveva occupato gran parte del mio tempo. Avevo studiato i possibili piani di fuga. Quasi tutti comportavano corruzione, aiuto dall’esterno e tenacia, nell’ordine. Non avevo niente con cui corrompere e nessuno all’esterno a cui poter rivolgermi. Riguardo alla tenacia, persino il Conte di Montecristo si sarebbe sentito impotente davanti all’Istituto Terminale. Era a tre chilometri di profondità; e, peggio ancora, era a cinquanta chilometri dalla più vicina stazione ferroviaria. Se ne poteva uscire solo a piedi o con il trasporto a induzione non pressurizzato. Una tuta sarebbe stata utile. Naturalmente il controllo delle tute era una delle cose sottoposte a maggiori precauzioni di sicurezza.
All’improvviso, mentre salivo, ricordai cosa faceva Tweed da quando non era più Presidente. Era stato nominato Commissario degli Istituti di Correzione.
L’ascensore si arrestò e Vaffa fece cenno a Lilo di uscire. Aveva fatto una decina di passi, quando la afferrò per un braccio e la spinse al di là di una porta. Il corridoio dall’altra. parte era buio e stretto. Vaffa non sembrava preoccupato. Evidentemente Tweed doveva avere molte persone fidate dentro l’Istituto.
Smise di pensarlo quando Vaffa la condusse verso una porta contrassegnata dalla scritta CAMERA STAGNA DI EMERGENZA. Entrò e notò con qualcosa di più di un semplice interesse che nella stanzetta non c’era nessuna tuta. Fissò la luce rossa sulla seconda porta. Al di là c’era il vuoto.
«Aspetta un momento,» disse bruscamente. «Cosa stai facendo?»
«Non c’era modo di far entrare una tuta non autorizzata nell’Istituto,» disse lui. «Le tute sono amministrate da un reparto che non controlliamo.»