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«È possibile. Ma non è per questo che vado.»

«Allora non capisco. A cosa le serve questo viaggio?»

Javelin sorrise di nuovo. «Siamo arrivati alle decisioni cui avevo accennato. Eravamo d’accordo che vi avrei portato su un punto della Linea Calda. Però la Linea è lunga. Forse voi pensavate al punto più vicino, ma non l’avete precisato, vero? La mia proposta è di andare tutti a un punto a mezzo anno luce dal sole, sulla Linea. Credo proprio che potrebbe essere molto interessante.»

«Perché?»

«Per incontrare gli Ophiuciti faccia a faccia.»

Vaffa sembrava perplessa. Cathay sogghignò, come a una battuta che avesse capito solo lui. Ma quando Lilo lo guardò scrollò le spalle. A Lilo faceva male il collo a furia di guardare in alto. Seguì l’esempio di Cathay e si allungò sul pavimento incrociando le braccia sotto la testa. Aspettarono.

«Sarete anche curiosi di sapere perché io credo che siano lì.» Javelin sembrava un po’ delusa dalla loro reazione.

«Sì, direi di sì,» esclamò Cathay, con aria divertita.

«D’accordo. I cercatori vedono la Linea Calda secondo una prospettiva diversa dalla StarLine. Sono seduti in una stazione in mezzo alla zona in cui la forza del segnale è maggiore. E perché non dovrebbero farlo? I messaggi sono già abbastanza confusi anche lì. Ma il loro punto di vista risulta così limitato. Fondamentalmente, loro ascoltano rimanendo immobili in un punto dello spazio.

«I cercatori incrociano la Linea in tutte le direzioni, a distanze diverse dal sole, sia più vicino sia più lontano rispetto a 70 Ophiucus di quanto non sia la stazione della StarLine. Allorché la incrociamo, ascoltiamo. I nostri computer registrano quando cominciamo a ricevere i segnali e quando alla fine li perdiamo.

«Un centinaio di anni fa cominciammo a notare alcune cose. Ne avemmo la certezza solo dopo molto tempo. È difficile effettuare dei controlli temporali attendibili alla velocità a cui operiamo e ci vuole molto per verificare una seconda volta tutti i risultati. Ma adesso siamo sicuri.

«Un segnale laser è un cono. È sottilissimo, però ha un apice all’inizio e si allarga molto lentamente via via che procede. Cominciammo a osservare uno spostamento di parallasse. Su un lato del cono il segnale sembrava provenire da una parte di 70 Ophiucus. Quando poi passavamo sull’altro lato, il segnale si era spostato. Iniziammo a tracciare le linee che definivano la superficie esterna del cono. C’erano altri fatti a confermare la nostra ipotesi: le dimensioni delle sezioni trasversali del cono nei vari punti e l’indice di caduta della forza del segnale. Tutto indicava una cosa: la Linea Calda non parte affatto da 70 Ophiucus, ma da qualche posto a circa mezzo anno luce di distanza dal sole, in direzione di 70 Ophiucus. E con ogni probabilità questo non è un caso. Volevano farci credere che erano molto lontani. Il che schiude una quantità di possibilità interessanti.»

«Ho bisogno di usare la radio,» disse Vaffa. Aveva un tono sottomesso.

«Me l’ero immaginato. Vediamo se nei miei schedari ho il numero del Gran Capo Tweed…»

Vaffa lanciò un’occhiata a Lilo e a Cathay. Lilo stava per protestare, ma Tavelin la interruppe.

«Non mi hanno detto niente. Ho controllato le sue chiamate prima che saliste sulla nave e ho visto che ha telefonato un sacco di volte sulla Luna. Ero sicura che era una Terrestre Libera e l’ha dimostrato pochi minuti fa. Ora sbava dalla voglia che qualcuno le dica cosa fare, per non dover pensare. E chi altri può voler chiamare, se non il Gran Capo Tweed?»

«Sono fatti che non la riguardano!» urlò Vaffa. «Ora mi faccia chiamare. Abbiamo noleggiato questa nave, e…»

«E non le viene in mente che non dovrebbe usare questo tono con il suo comandante? Caso mai non l’avesse notato, ho il pieno controllo di questa nave. Non può nemmeno entrare sul ponte di comando. Con la testa appuntita ci passerebbe, ma non con le spalle. Questa nave va dove voglio io, e sarà meglio che stia attenta a quello che dice se vuole che la sua razione di ossigeno non diminuisca.»

Lilo si era alzata in piedi e sferrò a Vaffa una gran botta al costato. La donna non reagì e quella era una dimostrazione di quante cose avesse imparato nell’ultimo mese.

«Ma dobbiamo chiamare davvero per sentire il da farsi,» disse Cathay, in tono conciliante. «Le spese saranno molto maggiori, e nessuno di noi ha una somma di denaro del genere. Tweed dovrebbe darci il permesso.»

«Ha ragione e ha torto,» replicò Javelin, con calma. «Rendetevi conto che la situazione è completamente cambiata. So perché lei è con voi.» Fece una smorfia. «È fedele a Tweed. Non mi sembra che voi due lo siate, se il mio istinto vale qualcosa. Ammettiamo che lui avesse modo di controllarvi. Bene, ora non lo ha più. Non approvo la schiavitù e non sono disposta a ricevere ordini da un uomo a sei miliardi di chilometri di distanza. Chiamerete Tweed, ma non gli chiederete niente. Gli direte questo. Ora state attenti, non voglio ripetere. ‘La Cavorite è diretta verso la stazione trasmittente della Linea Calda.’ A questo punto potrete fornire la spiegazione che vi ho appena dato. È intelligente, dovrebbe capire. ‘I costi per questo viaggio ammonteranno a circa quattrocento volte la cifra che avevamo originariamente discusso. Un missile di rifornimento telecomandato è in partenza dalla catapulta di Plutone e presto accelererà a nove gi. Come sapete, quelle navi sono irrecuperabili; perciò i costi aumentano in modo cosi drastico. Lo incontreremo fra circa venti milioni di secondi. Senza di esso, naturalmente, avremmo carburante per raggiungere la stazione, ma non per tornare.

«‘Se lei, Tweed, desidera partecipare a questa spedizione, deve depositare sul mio conto presso la Banca di Lowell la somma che i miei banchieri le hanno già comunicato. Se non desidera pagare, la sua partecipazione alla spedizione sarà annullata. La nave continuerà a procedere come previsto, finanziata dall’Associazione Cercatori di Buchi Neri di Lowell, fatto che lei è libero di controllare. E la sua agente, Vaffa, verrà fatta uscire dalla camera stagna e invitata a tornare indietro a piedi. Firmato: i suoi obbedienti, umili ex schiavi eccetera eccetera.’»

«Non può farlo!» Le vene sul collo di Vaffa sporgevano. I pugni stretti le sanguinavano. Cathay sembrava felice e Lilo voleva abbandonarsi alla sensazione di euforia che provava, ma sapeva che ancora non era al sicuro. Delicatamente, carezzò la spalla di Vaffa. Se la donna esplodeva adesso poteva essere fatale.

«Senti, Vaffa,» sussurrò. «Devi fare quello che è meglio per il Capo, vero? Ferma! Lasciami!» Per un attimo la stretta sul suo braccio si allentò.

Anche Cathay si era avvicinato. «Ha ragione,» disse. «Non perdere la calma. Pensaci. Certo, ha messo il Capo alle strette, ma gli sta facendo una proposta vantaggiosa. Ti ucciderà, se non accetti questo fatto, e allora il Capo non incontrerà mai gli Ophiuciti e non scoprirà ciò che vuole sapere.»

«Non riuscirebbe a uccidermi! Quella schifosa, ridicola stronzetta!»

«Bada a quello che dici, Vaffa. È la sua nave. Non puoi neppure entrare nella sua stanza. Non hai armi e non sappiamo cosa possa avere lei. Ti ha addirittura battuto a mani «nude. Devi inghiottire il tuo orgoglio e ammetterlo. Devi farlo per Tweed, ricordalo, per il Capo.»

A poco a poco, dolorosamente, Vaffa lasciò la presa sul braccio di Lilo. Incurvò le spalle e sprofondò lentamente a terra con la testa fra le mani. Lilo guardò lo schermo e la faccia impassibile. Uscì nel corridoio, salì la scala ed entrò nel solarium. Accanto ai piedi le si accese uno schermo. Abbassò gli occhi su Javelin.

«Voglio ringraziarla,» esclamò, e sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Non si preoccupò di asciugarsele.

«Non importa. La situazione doveva essere risolta.»

«Non lo è, non ancora. È di questo che volevo parlarle. Io… mi è venuto in mente che potrebbe gettarci tutti fuori. Dopo aver ricevuto il denaro.»