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«Sicuramente non sei stupida,» commentò Cathay, soddisfatto. «Talvolta fa male ai nervi sapere tante cose di una persona.»

«Lo spero,» sussurrò Lilo. Poi, nel microfono: «Abbiamo spinto Poseidone fuori dalla sua orbita. Ormai è successo, ed è troppo tardi perché possiate farci qualcosa. È stato spettacolare, lascia che te lo dica. Fra qualche minuto, in tutto il sistema solare ci si chiederà cosa stia succedendo da queste parti. Ti fa venire in mente niente?»

Dall’altra parte il silenzio.

«Prima che tu corra a consultare il Capo, ci sono alcune cose che deve sapere. Secondo noi la situazione è semplice. Tutti penseranno che si tratti degli Invasori. Del resto, questo è Giove. Non avranno il coraggio di mandare qualcuno a indagare. Tweed sarà d’accordo, vedrai.»

Non ci furono commenti, e Lilo continuò.

«Vogliamo ricordarvi che possediamo una radio potente. Sono sicuro che da parecchio tempo Tweed è preoccupato per questo fatto, e si sta chiedendo dove sia Cathay e cos’abbia intenzione di fare. Forse è pronto a fuggire, di corsa, se qualcosa dovesse cominciare ad andare storto. D’accordo, non importa. Però gli ci vorrà per forza un po’ di tempo. Quello che vogliamo domandargli è: quanto tempo è disposto a comprare?»

«Spiegati meglio.»

«Stavo per farlo, ma prima voglio una risposta da voi: quanto vi ci vuole, senza contare i novantasei minuti di intervallo, per mettervi in contatto con Tweed, parlargli e avere la sua risposta? Non esitare, rispondimi subito.» Cathay aveva insistito sull’importanza di quell’aspetto. Secondo lui Vaffa non era né molto intelligente né bravo a mentire. Non bisognava dargli il tempo di pensare. Tuttavia il suo primo impulso sarebbe stato rivolgersi subito a Tweed per chiedere ordini, e ciò li avrebbe aiutati.

«Be’, io…»

«Veloce! Ne va della vita di Tweed. Non ci far dubitare su quello che dirai.»

«Gli parlo in codice, attraverso un laser che viene deviato sulla Luna da un satellite, in modo che il seg’nale non lasci traccia. L’intervallo oggi è di novantasette minuti. Ha sempre un ricevitore con sé; non mi ci sono mai voluti più di tre minuti per stabilire il contatto.»

«Bene. Adesso le proposte. Cathay e io siamo interessati alla sorte delle persone sotto di voi. Ci rendiamo conto che, se vi viene ordinato, voi potreste ucciderle, e abbiamo concluso che Tweed potrebbe ordinarvelo.» A Lilo era difficile crederlo, ma doveva ammettere che su Tweed e Vaffa Cathay ne sapeva più di lei.

«Vogliamo che tu dica al Capo che sarebbe una cosa molto stupida.

«Trasmetteremo le informazioni sulla base di Poseidone a tutto il sistema solare. Se lo prenderanno, lo uccideranno.

«Per lui è importante quando effettueremo questa trasmissione. Adesso ascolta bene. Se fa quello che gli diremo, aspetteremo un mese standard prima di trasmettere. È chiaro che non è nel nostro interesse reclamizzare questo posto. Non vogliamo che si sappia in giro quello che succede qui. In un modo o in un altro, infatti, siamo tutti fuorilegge, voi compresi. Se una nave degli Otto Mondi atterra su Poseidone, saremo tutti giustiziati.

«Ciò che dobbiamo fare è adoperarci per gli interessi comuni. Noi abbiamo bisogno di tempo, e ne ha bisogno anche Tweed. Ma abbiamo anche bisogno dell’assicurazione che chi è con voi non sarà massacrato.» Respirò profóndamente. «Ecco la nostra proposta. Tweed deve ordinarvi, a te e a tutti i tuoi fratelli e sorelle clonati, di uscire dalla base e di radunarvi all’aperto, a un chilometro dall’entrata più vicina. Senz’armi. Prima di uscire dovete disattivare la barriera che impedisce di entrare nei vostri alloggi e permettere a Niobe e a Vejay di controllare che non vi sia rimasto nessuno. Dopo…»

«Ho appena saputo che Vejay non si trova,» disse l’uomo. «Sembra che sia rimasto sepolto. Niobe è qui.»

«Dopo che Niobe sarà entrata nei vostri alloggi e avrà visto che siete usciti tutti, ce lo dirà. Allora noi atterreremo e vi faremo prigionieri. Tweed deve anche ordinarvi, alla presenza di Niobe e di chiunque altro lei voglia, di non far male a nessuno, né ora né in futuro. In cambio, tu e i tuoi cloni potrete vivere, finché naturalmente obbedirete agli ordini. Tweed avrà un mese per abbandonare la Luna, o per mettere in atto il suo eventuale piano di emergenza.»

«Come facciamo a sapere che manterrete la vostra parola e non ci ucciderete?» chiese Vaffa. Era la prima volta che appariva preoccupato, e Cathay diede una pacca sulle spalle a Lilo. Lei gli rispose con un ghigno.

«È chiaro che non potete esserne sicuri. Dovrete fidarvi della mia parola. Ma l’alternativa è la morte certa. Sappiate che noi trasmetteremo, se ci saremo costretti. Se Tweed non accetterà le nostre proposte, voi ucciderete comunque tutti coloro che sono su Poseidone, e noi non avremo niente da perdere. In questo modo anche voi avete la possibilità di sopravvivere.

«Pure l’alternativa di Tweed è semplice. Da questo momento ha esattamente centoquindici minuti di tempo per accettare le nostre proposte. Se in questo periodo Niobe non ci dirà niente, cominceremo a trasmettere.»

«Lo stiamo chiamando,» disse Vaffa. «Ho solo un’altra domanda: come faccio a sapere che stai dicendo la verità? che hai veramente spostato Poseidone dalla sua orbita?»

«Uh… immagino di non poter dimostrarti che non è un bluff. Comunque non cambia niente. Fra centoquattordici minuti comincio a trasmettere.»

«Bene.» Ci fu una pausa. «Penso che tu dica la verità. È stata una bella botta.»

Lilo si rimise a sedere. Stava sudando. Guardò Cathay e si scoprì a sperare nella sua approvazione.

«Come sono andata?»

«Mi è parso molto bene,» rispose. Si stava rendendo pienamente conto che non potevano più tornare indietro. Suo figlio era laggiù, fuori della sua portata, in balia delle decisioni di Tweed. «Che succede se non accetta? Vorrei quasi che non avessimo fatto niente. È… è una tale responsabilità…»

Lilo allungò una mano e lo toccò, delicatamente. Sapeva di rischiare meno di lui, tuttavia anche per lei era molto importante che tutto andasse bene. La sua iniziale antipatia verso Cathay era svanita appena aveva cominciato a capirne il modo di pensare e gli interessi di lui avevano preso a coincidere meglio con i suoi. Lei era impaziente di conoscere suo figlio, che sembrava essere stato il miglior amico del suo clone. Sperava di averne la possibilità.

«Cos’altro può fare?» esclamò Lilo. «Ci abbiamo pensato un milione di volte.»

«Lo so. Ho solo paura che ci faccia qualche scherzo.»

«Senti. Quando Tweed riceverà il messaggio di Vaffa, avrà due ore di tempo. Un paio di minuti per decidere, quarantotto per ricevere la sua risposta e altri quarantotto minuti perché la nostra trasmissione arrivi sulla Luna. È un personaggio pubblico. I computer della polizia sanno dov’è perché è un possibile bersaglio di attentati. Se scompare improvvisamente, senza avvertire nessuno, in sessanta secondi sarà ricercato da tutta la macchina statale.»

«Ma deve aver preparato qualcosa. Sapeva che ero quassù, con una radio, e che avrei potuto accusarlo appena l’avessi voluto.»

«Ma sapeva che non l’avresti fatto. Ne era abbastanza sicuro, altrimenti avresti ucciso tuo figlio.»

Cathay cominciò a tremare e Lilo gli accarezzò una spalla. La cabina di controllo del rimorchiatore era troppo stretta persino perché potessero voltarsi e mettersi uno di fronte all’altro, ma riuscì a dargli un bacio su una guancia.

«Tweed non ha scelta,» ripeté Lilo. «Se non fa quello che vogliamo noi ha solo due ore di tempo per nascondersi in un posto talmente sicuro da sfuggire alle nostre massicce ricerche. Non credo che sia in grado di farlo.»