Io emisi un rumore che non era esattamente un «buonasera» ma suonò abbastanza rispettoso. Jimmy fu assai più espansivo. Andò ad accovacciarsi sul bordo della piscina, agguantò una mano bagnata dell’anziano nuotatore e gliela stritolò con entusiasmo.
— Ron — esordì, sprizzando umiltà e commossa deferenza da tutti i pori. — Non so dirti quanto ti sia grato per averci voluto ricevere a quest’ora.
— Di niente — rispose lui, cortese. — D’altronde, Larry, hai detto che si tratta di un caso significativo di diritti civili.
— Sì, direi proprio così — annuì «Jimmy» compunto, evitando con cura di voltarsi a vedere se avevo captato il nome. — Riguarda Dominic, qui. Ha un problema… uh, insolito con l’FBI. Affermano d’averlo sorpreso mentre penetrava in un’installazione di ricerche segrete del governo. E hanno fotografie e impronte digitali per provarlo. Ma lui ha dei testimoni insospettabili pronti a giurare che in quello stesso momento si trovava a mille miglia da lì.
Ron aveva estratto le gambe dalla piscina e si stava asciugando. Dimostrava settant’anni suonati, ma quando vidi la robustezza del suo corpo alto e asciutto mi augurai di poter arrivare ai sessanta in quelle condizioni fisiche. E non solo lo trovai in forma; lo trovai anche stranamente familiare. Finì di asciugarsi, gettò l’asciugamano sulle piastrelle e permise al domestico negro d’infilargli un accappatoio immacolato. — Non faccio più l’investigatore privato da cinematografo, Larry — disse, ghignando, e finalmente compresi perché mi sembrava di conoscerlo. Era un attore. O lo era stato, comunque. Del cinematografo. Non una delle grandi stelle, ma aveva una di quelle facce che vi restano nel subconscio finché poi non le rivedete in un altro vecchio film. La sua era apparsa anche nei giornali scandalistici. Scandalo? Be’, no, un qualche genere di guaio piuttosto. Non ricordavo i particolari, salvo che era stato costretto a ritirarsi a vita privata. Una faccenda in cui c’entrava la politica, forse…
Qualunque cosa fosse, era successa molto tempo prima. Negli anni cinquanta, proprio quando io ero pronto per venire al mondo. E adesso il vecchio Ron passava da poco la settantina, se calcolavo giusto. A parte la solidità fisica aveva conservato una faccia simpatica, un sorriso accattivante, e se si fosse tinto i capelli avrebbe potuto tornare a calcare la scena con buon successo.
Questa almeno fu l’impressione che mi diede.
Il vecchio Ron volse le spalle alla piscina e ci fece strada di nuovo nell’imponente salotto. In quei due minuti qualcuno era venuto ad accendere il fuoco nel camino, e aveva deposto un vassoio con bottiglie e bicchieri su un basso tavolo da caffè. Un terzo domestico negro, forse l’addetto al focolare e ai beveraggi in quella zona della casa, si materializzò per chiederci cosa gradivamo bere, mentre Ron si sedeva nella poltrona più vicina al camino e con l’ausilio di un panchetto protendeva i piedi nudi verso la fiamma. S’era scordato che eravamo in Agosto? Potevo capire che dopo cento vasche avesse freddo alle dita, ma ero sicuro che per scongelarsele doveva esserci un sistema più pratico che riscaldare l’intera dannata stanza.
Quando avemmo i nostri drink lui alzò il suo in un muto brindisi, ne mandò giù metà in un sorso e quindi elargì a me e a «Jimmy» il suo sogghigno accattivante. — Allora, Larry — disse. — Che razza di disperata mammoletta mi hai portato stavolta?
Il centralino della stazione radio WGN è stato subissato di chiamate durante la radiocronaca di una partita di baseball della Lega Giovanile. Ogni telefonata era una lamentela, e ogni lamentela era la stessa. La trasmissione era stata interrotta proprio a metà del terzo inning da qualcuno che faceva la radiocronaca di una partita di rugby. Ma chi ha telefonato per protestare era soprattutto curioso: chi aveva mai sentito dire che la Lega Professionisti di Rugby facesse delle partite in pieno Agosto?
Una persona che fa il mio genere di lavoro bisogna che tenga gli occhi bene aperti. Vedete, io non incasso una busta paga ogni settimana. Ci sono settimane in cui non incasso assolutamente niente, e altre in cui se un borsaiolo mi perquisisse potrebbe lasciarmi in tasca più di quel che ci ha trovato. Così devo raggranellare dollari dovunque mi sia possibile trovarne, qualunque sia il rischio che si presenta.
Quando Nyla mi aveva parlato del povero semplicione che i suoi avevano pescato la sera prima — nel modo in cui lei mi rivela fatti del genere, spesso utilissimi per me — avevo deciso di dargli un’occhiata più da vicino. Sentivo l’odore di una possibilità, anche se non ero ancora sicuro di cosa potesse trattarsi.
C’è sempre il modo di entrare pulitamente in una faccenda, se si sa sfruttare l’occasione, e in quel caso era stato facile. Infilarmi nell’aula del tribunale non mi era costato che una parola all’orecchio giusto, e non ci avevo messo molto a persuadere l’agente Pupp che non era il caso d’infierire: — Se tu dici che è un tipo a posto, Larry…
— Lo è, credimi.
— Be’, allora dirò all’usciere che devo tornare subito in servizio. Ma di’ al tuo amico che stia più accorto, la prossima volta.
— Lo farò — avevo promesso. E stringendogli la mano gli avevo rifilato una banconota da venti dollari. Questo è il mòdo in cui tratto normalmente le mie cose. Col mio lavoro è essenziale aver rapporti amichevoli coi poliziotti. Questo magari non impedisce loro di farmi passare qualche guaio, di tanto in tanto, ma se non altro mi tiene alla larga dalla stanza dove fanno il terzo grado.
Come mamma diceva sempre, probabilmente ho preso da Nonno Joe. Era un rapinatore di banche, prima di venire in America e cambiare nome. Naturalmente lui usava la pistola. Io non faccio cose simili, mai. Ma del resto, finché la gente è così idiota da comprare meravigliosi anelli di diamanti all’angolo di una strada, o da acquistare in contanti una partita di fusti di petrolio senza accertare a chi appartenga veramente il magazzino che ha appena visitato, non ho bisogno di girare armato. A meno che uno di costoro non riesca a rintracciarmi. Ma da quando sto con Nyla Christophe, non è probabile che questo accada senza uno squillo di telefono che mi dia il vantaggio necessario.
Devo tenermi buoni gli arabi, anche, benché non con gli stessi sistemi. Ci sono circostanze in cui uno deve tracciare una linea e stare attento a non oltrepassarla, perciò non faccio cose simili con loro. Tutt’al più… be’, d’altronde gli arabi sono molto generosi coi ragazzi giovani che rifilo loro, e una percentuale è una percentuale.
Qualche volta penso che farei meglio a rigare dritto, ma non ho fatto io il mondo in cui viviamo.
Così quando avevo visto che quel tipo era inguaiato fino al collo m’era venuta l’ispirazione di tirare Ron nella faccenda. Me l’ero tenuto buono, anche lui… una specie d’investimento, nell’ipotesi che prima o poi avrei trovato il modo di ricavarne un utile. Quando lo sentii insultare l’amico, DeSota, seppi che ero a cavallo. Capite, Ronnie è sul serio il vecchio brontolone che sembra, ma se sapete con quale manico manovrarlo potete ottenere parecchio da lui. Io conoscevo l’arte di lanciargli l’esca come gli piaceva.
— Ron — dissi serio, e scossi il capo. — Hai ragione. Avrei dovuto occuparmene personalmente.
Mi sbirciò da sopra il bicchiere di scotch, un sopracciglio umoristicamente inarcato. — In cosa ho ragione, Larry? — E mi strizzò un occhio come sapeva fare lui. Gliel’avevano insegnata alla MGM quell’espressione, ai vecchi tempi, prima che s’impegalasse coi sindacati. Ma c’era poco da fidarsi della strizzatina d’occhi di Ron, e in quanto al suo sogghigno mi faceva pensare ai cannoni dell’ammiraglia di Nelson che uscivano dai portelli spalancati, un attimo prima che il grande boom vi spedisse fra i più.