— E per quanto i guaritori s’impegnassero a lungo, non poterono salvare la Principessa. Morì nella notte, lontano dal suo Principe.
La bocca della bambina era atteggiata in una piccola o rotonda. Le storie non dovevano finire cosi.
— È tutto qui? Lei è morta, e non ha mai più rivisto il Principe?
— Ecco, non è proprio tutto. Ma il resto probabilmente non è vero, e non dovrei raccontartelo. — Ian si sentiva piacevolmente stanco. Aveva la gola un po’ indolenzita e la voce era diventata roca. Radiant era un peso caldo sulle sue ginocchia.
— Devi raccontarmelo, sai — disse lei in tono ragionevole. Ian pensò che aveva ragione. Trasse un profondo respiro.
— E sta bene. Ai funerali erano presenti tutti i personaggi più illustri di quella parte della galassia. E tra gli altri c’era il più grande Mago che fosse mai esistito. Si chiamava… ma non devo dirti il suo nome. Sono sicuro che si offenderebbe moltissimo, se te lo dicessi.
«Dunque, questo Mago passò accanto al feretro della Principessa… Il feretro è un…
— Lo so, lo so, Ian. Continua!
All’improvviso aggrottò la fronte e si chinò su di lei. — Cos’è questo? — tuonò. «Perché nessuno me l’ha detto?» Tutti erano molto allarmati. Il Mago era un uomo pericoloso. Una volta, quando certe persone l’avevano insultato, aveva lanciato un sortilegio che aveva girato le loro teste all’indietro, e così erano costrette ad andare in giro con gli specchietti retrovisori. Nessuno sapeva cosa sarebbe stato capace di fare, se si fosse infuriato davvero.
— La Principessa porta la Pietra Stellare — disse. Si raddrizzò, e si guardò intorno come se fosse circondato da idioti. Sicuramente era ciò che pensava, e forse aveva ragione. Perché spiegò loro che cos’era la Pietra Stellare, e che cosa faceva, e nessuno ne aveva mai sentito parlare. E questa è la parte di cui non sono sicuro, perché sebbene tutti sapessero che il Mago era saggio e potente, sapevano anche che era un gran bugiardo.
«Disse che la Pietra Stellare era in grado di catturare l’essenza d’una persona al momento della morte. Tutta la sua sapienza e il potere e la bellezza e la conoscenza e la forza affluivano nella pietra e rimanevano lì per l’eternità.
— In animazione sospesa — mormorò Radiant.
— Precisamente. Quando sentirono queste parole, tutti si stupirono. Tempestarono il Mago di domande, ma lui diede poche risposte, e controvoglia. Poi se ne andò in gran fretta. Allora tutti discussero fino a notte inoltrata ciò che aveva detto. Alcuni pensavano che il Mago avesse dato la speranza che la Principessa potesse rivivere. Perciò, se il suo corpo fosse stato ibernato, il Principe, al suo ritorno, forse sarebbe riuscito a trasfondere di nuovo l’essenza nella sua persona. Altri erano convinti che il Mago avesse detto che questo era impossibile e che la Principessa era condannata ad una vita parziale, imprigionata nella pietra.
«Tuttavia l’opinione che prevalse fu questa:
«Probabilmente la Principessa non sarebbe mai ritornata del tutto in vita. Ma la sua essenza poteva fluire dalla Pietra Stellare in un’altra persona, se fosse stato possibile trovarla. Tutti erano d’accordo che doveva trattarsi di una fanciulla: e doveva essere bella, molto intelligente, svelta, affettuosa, buona… oh, l’elenco era lunghissimo. Tutti dubitavano che si potesse trovare una persona così. Molti non volevano neppure cercarla.
«Ma finalmente fu deciso che la Pietra stellare doveva essere affidata a un fedele amico del Principe. Lui avrebbe cercato la fanciulla in tutta la galassia. Se esisteva, l’avrebbe trovata.
«Perciò egli partì accompagnato dalle benedizioni di molti mondi, e giurò di trovare la fanciulla e di darle la Pietra Stellare.
Ian s’interruppe di nuovo, si schiarì la gola e lasciò che il silenzio si prolungasse.
— È tutto? — chiese finalmente Radiant, sottovoce.
— Non è tutto — ammise lui. — Purtroppo ti ho imbrogliata.
— Mi hai imbrogliata?
Ian aprì la giacca che era ancora drappeggiata sulle spalle della bambina, insinuò la mano all’interno senza toccarle il petto ossuto e frugò nella tasca. Estrasse un cristallo. Era ovale, con un lato piatto. E palpitava d’una luce di rubino nel palmo della sua mano.
— Brilla — disse Radiant, guardandolo ad occhi sgranati e a bocca aperta.
— Sì, brilla. Vuoi dire che sei tu.
— Io?
— Sì, prendilo. — Ian glielo porse, e in quel momento lo scalfì con l’unghia del pollice. La luce rossa si riversò nelle mani della bambina, fluì tra le sue dita, sembrò penetrare nella sua pelle. Quando finì, il cristallo continuò a pulsare, ma d’una luce più fievole. Le mani di Radiant tremavano.
— È caldissimo — mormorò lei.
— Era l’essenza della Principessa.
— E il Principe? La sta ancora cercando?
— Nessuno lo sa. Io credo che ci sia ancora, e che un giorno tornerà da lei.
— E allora cosa succederà?
Ian distolse lo sguardo. — Non lo so. Credo, anche se tu sei incantevole e anche se hai la Pietra Stellare, che si struggerà. L’amava moltissimo.
— Io mi prenderei cura di lui — promise Radiant.
— Forse questo servirebbe a qualcosa. Ma ora ho un problema. Non ho il coraggio di dire al Principe che lei è morta. Eppure sento che un giorno la Pietra Stellare l’attirerà a sé. Se verrà e ti troverà… ho paura per lui. Credo che forse dovrei portare la pietra in una parte remota della Galassia, in un luogo dove non potrà mai trovarla. Allora, almeno, non saprà mai. Forse è meglio così.
— Ma io l’aiuterei — disse la bambina, di slancio. — Lo prometto. L’aspetterei e, quando venisse, prenderei il posto della Principessa. Vedrai.
Ian la studiò. Forse l’avrebbe fatto davvero. La guardò a lungo negli occhi, e finalmente lasciò trapelare la sua soddisfazione.
— D’accordo. Allora puoi tenerla.
— Lo aspetterò — disse Radiant. — Vedrai.
Era stanchissima, quasi addormentata.
— Ora dovresti andare a casa — propose Ian.
— Magari potrei sdraiarmi un momento — disse lei.
— Come vuoi. — La sollevò delicatamente e l’adagiò prona a terra. Rimase in piedi a guardarla, poi s’inginocchiò accanto a lei e incominciò ad accarezzarle adagio la fronte. Radiant aprì gli occhi, senza mostrarsi allarmata, e li richiuse. Continuò ad accarezzarla.
Venti minuti dopo lasciò il campo giochi. Solo.
Si sentiva sempre depresso, dopo. Questa volta era anche peggio. Lei era stata anche più dolce di quanto avesse immaginato all’inizio. Chi avrebbe creduto che avesse un cuore così romantico sotto tutto quel sudiciume?
A qualche isolato di distanza trovò una cabina telefonica. Batté il nome di Radiant e il servizio informazioni diede un numero di quindici cifre. Lo chiamò. Tenne la mano sull’occhio della telecamera.
Sullo schermo apparve un volto di donna.
— Sua figlia è al campo giochi, dalla parte sud accanto alla piscina, sotto i cespugli — le disse. Diede l’indirizzo del campo giochi.
— Eravamo tanto in pensiero! Che cosa è… Chi parla…?
Ian riattaccò e si allontanò in fretta.
Quasi tutti gli altri spacciatori pensavano che fosse malsano. Non che avesse importanza. Gli spacciatori erano tolleranti, nei confronti degli altri spacciatori, soprattutto quando si trattava di ciò che uno spacciatore poteva aver voglia di fare a uno che non era di loro. Si rammaricava di aver raccontato ad altri come passava le licenze, ma l’aveva fatto, e adesso doveva sopportare le conseguenze.
E perciò, sebbene se ne infischiassero anche se lui si divertiva a strappare le braccia e le gambe a quelli che non erano spacciatori, erano tutti appena tornati dalla licenza a terra e non potevano lasciarsi sfuggire l’occasione di darsi reciprocamente sui nervi. Lo presero in giro senza misericordia.