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“Se esistesse un modo per raggiungere Deeslenver e cancellare gli ordini non esiterei a utilizzarlo. Come vorrei averle dato l’autorizzazione per continuare gli esperimenti con la radio! Se il Deedee ora avesse uno di quegli arnesi a bordo il problema non si porrebbe neppure.”

— Si possono riprendere — ribatté lo scienziato. — Sarei più che felice di ricominciare. Certo, le onde possono venir captate dagli esseri umani, ma se ci limitassimo a brevi e rari messaggi con un semplice codice a due voci nessuno potrebbe localizzare con certezza la sorgente. In ogni caso è troppo tardi ormai per fermare Deeslenver.

— Già. Mi piacerebbe sapere perché dalla stazione spaziale non è più giunta parola riguardo a Kabremm. L’ultima volta che ho parlato con la signora Hoffman ho ricevuto l’impressione che non fosse più così sicura di averlo visto. Crede possibile che si sia sbagliata veramente? Oppure gli umani ci stanno mettendo alla prova esattamente come noi vogliamo fare con loro? Forse Dondragmer ha fatto qualcosa per distogliere la loro attenzione; ma se la Hoffman si è sbagliata dobbiamo rielaborare completamente le nostre strategie.

— E che ne è dell’altro rapporto, quello in cui si diceva che qualcosa si è mosso sul pavimento della Esket? — aggiunse Bendivence. — Si trattava di un’altra prova oppure sta veramente succedendo qualcosa da quelle parti? Ricordiamoci che gli ultimi contatti con la seconda colonia risalgono a più di centocinquanta ore fa. Ormai se veramente qualcosa sta muovendo la Esket dalla sua posizione siamo troppo in ritardo per rimediare. Sa, pur senza criticare la scelta che sta alla base della seconda colonia, è terribile dover lavorare senza informazioni affidabili.

— Se vi sono seri guai alla Esket dovremo fidarci delle decisioni di Deeslenver — disse Barlennan cercando di ignorare l’ultima frase. — Ma in effetti anche questo non è un problema insormontabile. Il vero punto qui è cosa fare con Dondragmer e la Kwembly. Suppongo che abbia avuto degli ottimi motivi per evacuarla e lasciarla in balia delle correnti, ma i risultati sono stati disastrosi e il fatto che due dei suoi marinai si trovassero ancora a bordo peggiora ancor di più la sua posizione. Se la Kwembly fosse stata abbandonata del tutto avremmo potuto dimenticarcela e inviare il Kalliff a raccogliere i dispersi.

— Ma perché non possiamo farlo comunque? L’umano chiamato Aucoin non l’ha forse suggerito di sua iniziativa? — Esatto. Io ho risposto che ci devo pensare sopra.

— Perché?

— Perché le possibilità che il Kalliff arrivi in tempo a salvare i due timonieri bloccati con la Kwembly sono meno di una su dieci. In effetti, vi sono molte poche possibilità che il Kalliff riesca a raggiungerli del tutto. Ricorda la pianura innevata da cui sono partiti tutti questi guai? Cosa crede che sia diventata adesso quell’area? E quanto crede che quei due marinai, abili e intelligenti finché si vuole ma privi del tutto di preparazione tecnica o scientifica, riescano a mantenere abitabile uno scafo pieno di infiltrazioni di ossigeno?

— Naturalmente — aggiunse Barlennan — potremmo sempre confessare agli umani l’esistenza della seconda colonia e domandare loro di mettersi in contatto con Destigmet, tramite la guardia che tiene sempre d’occhio gli schermi sulla Esket, ordinandogli di organizzare una missione di soccorso con i due dirigibili.

— Questo significherebbe mandare a monte un’impressionante mole di lavoro, rovinando quella che sembra un’esperienza promettente — ribatté Bendivence pensieroso. — Immagino che lei non voglia farlo più di quanto non voglia io, ma d’altro canto non possiamo condannare a morte quei due marinai.

— No, non possiamo — concordò lentamente Barlennan — ma mi chiedo se rischieremmo troppo tentando un’altra strada ancora.

— Quale?

— Se gli umani fossero convinti che noi non riusciremo mai a inviare i soccorsi in tempo è possibile, specialmente se i tre Hoffman insistono, che decidano di intervenire direttamente.

— Ma cosa possono fare? L’oggetto volante che chiamano navetta può atterrare solo qui alla colonia perché nessuno lo comanda. Serve solo per portarci via in caso di emergenza e i comandi sono automatici… non è possibile sorvolare la superficie controllandolo dalla stazione spaziale: con sessanta e più secondi di intervallo, la navetta precipiterebbe al primo errore. Escluderei anche che qualcuno possa guidarlo personalmente. Tutto è predisposto per salvare noi, con la nostra atmosfera, temperatura e pressione; d’altro canto, non va dimenticato che il debole scheletro umano non resisterebbe più di dieci secondi su Dhrawn per via della gravità troppo elevata.

— Non sottostimiamo questi alieni, Bendivence. Forse non hanno dato prova finora di grande ingegnosità ma i loro antenati hanno dovuto inventare e costruire dal nulla tutto quello che vediamo e molto altro ancora. Non ne parlerei se sapessi che esistono delle concrete possibilità di arrivare a salvare i due timonieri in tempo, ma così facendo non mettiamo in pericolo la loro vita più di quanto non lo sia già. Io penso che l’idea migliore sia aspettare che gli umani decidano di andarli a salvare per conto loro e in ogni caso se succede non saremo obbligati a rinunciare a tutto.

— La morale di tutto questo — disse Beetchermarlf a Takoorch — è che dobbiamo sia cercare le infiltrazioni sia pompare il veleno fuori dalle vasche per convincere tutti che vale la pena di salvare la Kwembly. Certo il modo migliore sarebbe riuscire a tirarci fuori di qui da soli, anche se dubito molto che sia possibile. Comunque, sarà la salvezza del ricognitore l’elemento decisivo delle discussioni. La tua vita e la mia non significano nulla per gli umani, tranne che per Benj che non ha grande peso nelle decisioni. Ma se la Kwembly rimane attiva, cioè se riusciamo a salvare le colture e a ricavarne aria e cibo, se evitiamo di rimanere intossicati dall’ossigeno a nostra volta e se compiamo dei progressi sufficienti nell’individuazione e riparazione delle infiltrazioni, allora forse si convinceranno che vale la pena di inviare una missione di soccorso. Se poi non lo facessero, potremo comunque sopravvivere a lungo per conto nostro. Se però riuscissimo a tirar fuori la Kwembly da qui e a proseguire la marcia, il comandante ci darebbe senz’altro un premio.

— Pensi sia possibile riuscirci?

— Noi due siamo i più difficili da convincere — replicò il marinaio più giovane. — Convincere il resto del mondo sarà molto più facile.

— La morale di tutto questo — disse Benj a suo padre — è che non vogliamo rischiare la navetta per due sole vite, anche se si trova qui proprio per quello.

— Spiacente ma entrambe le conclusioni sono sbagliate — rispose Ib Hoffman. — La navetta fa parte di una procedura di emergenza ben specifica, pianificata per scattare se l’intero progetto si fosse dimostrato impossibile, e serve per evacuare la colonia con urgenza. Questa possibilità è sempre presente: la maggior parte del materiale non è stata provata in anticipo per ovvie ragioni e nulla sappiamo della resistenza di cui darà prova qui. Per esempio, il trucco di compensare la pressione nei ricognitori e nelle tute spaziali con quella esterna usando argon è nato dall’esperienza ma non eravamo affatto certi che l’argon fosse del tutto innocuo per i mescliniti. L’argon è un gas inerte secondo gli standard normali, ma lo è anche lo xenon che ha effetti anestetici sugli esseri umani. Gli organismi viventi sono semplicemente troppo complessi per pretendere di sapere tutto in via sperimentale, anche se il metabolismo dei mescliniti è molto più semplice del nostro. Ecco perché sopportano una gamma di temperature molto più ampia.