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“Voi sapete che gli umani respirano ossigeno come i mescliniti l’idrogeno, anche se viste le nostre dimensioni il nostro sistema cardiorespiratorio è molto più complesso del vostro. Per via di questa complessità, gli umani soffocano in brevissimo tempo se privati di ossigeno entro una gamma di pressioni alquanto ristretta.

“Circa tre quarti della Terra sono coperti d’acqua. Noi non possiamo respirare sott’acqua senza equipaggiamento apposito e l’uso di questo equipaggiamento costituisce un autentico passatempo per gli umani. Consiste essenzialmente di una bombola di aria compressa e di un sistema di valvole che rilasciano ossigeno in risposta alla sollecitazione dei nostri organi respiratori. Semplice ed efficace.

“Sei anni fa, a undici anni, Benj costruì uno di questi sistemi progettandolo da solo con un poco della mia assistenza. Costruì anche la bombola e il meccanismo di regolazione utilizzando normali utensili di lavoro identici a quelli esistenti in tanti altri laboratori, proprio come aveva costruito meccanismi più complicati quali turbine a gas e altro ancora. Provò le parti con la mia assistenza e tutto funzionò alla perfezione. Poi calcolò quanto sarebbe durata l’aria nella bombola e finalmente decise di provare tutto il sistema sott’acqua. Io mi immersi con lui per sicurezza, usando un normale sistema commerciale.

“Sono certo che entrambi conoscete il principio dell’idrostatica e le leggi che regolano l’azione dei gas, o almeno so che nella vostra lingua avete inventato nuove parole per designarne i principi, ma forse non sapete che a una certa profondità una riserva di gas durerà solo la metà rispetto alla superficie. Benj lo sapeva, ma pensò che sarebbe rimasta comunque una riserva di gas per quanto riguardava l’ossigeno e quindi che una bombola di un’ora sarebbe rimasta tale indipendentemente dalla profondità fino a quando la pressione del gas fosse rimasta al di sopra di quella dell’acqua.

“Per farla breve, non fu così. L’aria terminò in un terzo del tempo che aveva calcolato e io riuscii a salvarlo appena in tempo. A causa del veloce cambiamento di pressione e di alcune caratteristiche del corpo umano che voi sembrate non condividere, Benj quasi morì. L’origine del problema era che il metabolismo della respirazione umana non viene controllato dall’ossigeno nel sangue ma dall’anidride carbonica, uno dei prodotti di scarto. Per mantenere costanti i valori di questo scarto dobbiamo inalare un normale volume d’aria nei nostri polmoni tutto il tempo, indipendentemente dal contenuto di ossigeno e dalla pressione. Pertanto un’ora di riserva d’aria a una pressione normale equivarrà a mezz’ora a dieci metri sott’acqua, a venti minuti a venti metri sott’acqua e così via.

“Non voglio offendere l’intelligenza di nessuno domandando se avete capito la mia storia, ma mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.”

Le risposte furono interessanti, sia per il loro contenuto sia per il tempo impiegato a elaborarle. La voce di Barlennan uscì dall’amplificatore con poco ritardo rispetto all’intervallo di trasmissione. Dondragmer invece attese parecchio prima di rispondere e prestò attenzione a non sovrapporsi alle parole del suo comandante.

— Mi sembra naturale che una conoscenza incompleta possa condurre a molti errori — disse Barlennan — ma non vedo cosa c’entri questo con le ultime vicende. Sappiamo benissimo che le nostre conoscenze non potranno mai essere complete in così breve tempo; la nostra esistenza qui è costellata di pericoli proprio per questo motivo. Perché enfatizzare adesso l’argomento? Trovo invece più opportuno discutere delle difficoltà dello Smof. Mi viene il sospetto che tutto questo discorso faccia da preludio alla notizia che un altro ricognitore è andato perso per qualcosa che i progettisti non avevano considerato. Se è così non si preoccupi: capisco benissimo che non si possa sapere tutto in anticipo.

Ib rispose con un sorriso amaro alla rivelazione di un’altra caratteristica comune a umani e mescliniti.

— Non era proprio quello che intendevo, comandante, anche se debbo ammettere che i suoi sospetti sono comprensibili. Aspetterò la risposta di Dondragmer prima di aggiungere altro.

Passò un altro minuto pieno prima di sentir risuonare anche la voce di Dondragmer.

— Il suo racconto mi sembra estremamente chiaro e capisco che sarebbe stato più breve se lei non avesse voluto inserirvi diversi significati. Immagino che si voglia mettere in risalto non tanto che suo figlio a momenti perda la vita per uno sbaglio, ma che l’inconveniente sia successo nonostante la supervisione di un adulto. Credo voglia farci capire che anche voi alieni molto più avanzati di noi non pretendete di essere onniscienti e onnipotenti e che il rischio qui è abbastanza grande nonostante la vostra assistenza e supervisione senza dover aggiungere i vari imprevisti dovuti a decisioni prese per conto nostro, come lo studente di chimica che gioca con formule proibite nel laboratorio dell’università — disse Dondragmer, che aveva frequentato l’università di Mesklin molto più del suo comandante.

— Esatto. Proprio quello che intendevo. Io…

— Aspetta un attimo — lo interruppe Easy. — Non credi che sia meglio prima riferire a Barlennan il commento di Dondragmer?

— Hai ragione — rispose suo marito, aggiornando Barlennan con un brevissimo riassunto per poi riprendere a parlare. — Non posso certo obbligarvi a concordare col mio punto di vista e preferirei non insistere se è possibile. Non mi aspetto certo una completa confessione di tutto quello che è successo su Dhrawn da quando avete edificato la colonia. Infatti, vi consiglio di non ammettere mai nulla: mi complichereste la vita non poco con l’amministrazione del progetto. In ogni caso, se Easy potesse scambiare due chiacchiere con i suoi vecchi amici Destigmet e Kabremm io mi farei un’idea migliore di quanto è successo e mi troverei in una posizione migliore per controllare gli sviluppi qui alla stazione orbitale. Non mi aspetto certo una risposta subito positiva, comandante, ma la prego di pensarci su.

Barlennan era un ex capitano di veliero, abituato a prendere decisioni immediate e irreversibili. Le circostanze avevano già forzato simili pensieri nella sua mente e nella vita, in fin dei conti, importava solo la sopravvivenza del capitano e dell’equipaggio. Decise pertanto di rispondere subito a Ib Hoffmann come gli dettava la coscienza.

— Easy può mettersi in contatto con Destigmet ma non subito; la Esket si trova molto distante da qui. Sono anche disposto a raccontare quello che è successo veramente su Dhrawn, ma prima vorrei sapere cosa sta succedendo alla Smof. Vorrei sapere tutta la verità, in modo da capire bene che tipo di aiuto debbo chiedervi.

Easy e Ib Hoffmann si guardarono negli occhi e sorrisero l’uno all’altro con aria di trionfo e di sollievo.

Ma fu Benj a compiere l’osservazione giusta. Successe più tardi nel laboratorio di aerologia, mentre i due raccontavano a McDevitt il contenuto del loro colloquio con Barlennan. Il ragazzo sollevò gli occhi verso la grande sfera che simboleggiava Dhrawn e verso i piccoli puntini che significavano un barlume di conoscenza.

— Adesso immagino siate convinti che laggiù è più sicuro.

L’affermazione fu rilassante. Forse era vero.