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— I suoi documenti sono impeccabili, Mr. Ulam.

— Vergil, prego.

— Il suo curriculum universitario non è eccezionale, ma la sua esperienza di lavoro può senz’altro ovviare a questo. Suppongo che immagini ciò che adesso devo chiederle.

Lui allargò gli occhi con aria innocente.

— È stato un tantino vago circa quello che potrebbe fare per noi, Vergil. Mi piacerebbe saperne un po’ di più su come vorrebbe inserirsi nella Codon Research.

Lui gettò di nascosto un’occhiata all’orologio, non all’ora bensì alla data. Da lì a una settimana non ci sarebbe stata nessuna speranza o quasi di recuperare i suoi linfociti potenziati. Quella poteva davvero essere la sua ultima possibilità.

— Sono pienamente qualificato per qualunque lavoro di laboratorio, sia in fase di ricerca sia in fase industriale. La Codon Research ha ottenuto buoni risultati coi prodotti farmaceutici, e questo m’interessa, ma credo di potervi aiutare in ogni programma circa i biochip che intendiate sviluppare.

Gli occhi della direttrice del personale si strinsero di una frazione di millimetro. Non me la fai, pensò, la Codon Research sta già saltando sui biochip.

— Noi non abbiamo in programma di dedicarci ai biochip, Vergil. Tuttavia vedo qui che ha fatto un notevole lavoro coi prodotti collegati ai farmaceutici. Si è occupato di colture di tutti i generi. È il caso di dire che sarebbe prezioso per noi ma anche per una fabbrica di birra. — Era una versione annacquata di una vecchia battuta sulle fabbriche di vino. Vergil sorrise.

— C’è un problema, però. La valutazione che le hanno dato altre ditte in materia di sicurezza è di grado assai alto, ma quella che le ha affibbiato la Genetron, l’ultima presso cui ha lavorato, è disastrosa.

— Le ho spiegato che c’è alla base un conflitto di personalità…

— Sì, e di norma noi non siamo pignoli su questi particolari. La nostra compagnia è diversa dalle altre; infine, e se tutti i documenti di un potenziale dipendente sono soddisfacenti (e i suoi lo sono) non diamo peso a certe valutazioni altrui. Ma qualche volta io devo affidarmi all’istinto, Vergil. E qui c’è qualcosa che non mi torna. Lei ha lavorato ai programmi della Genetron per i biochip.

— In ricerche collaterali.

— Sì. Ci sta offrendo l’esperienza che ha acquisito alla Genetron? E questo è come dire: intende spiattellare i segreti del suo precedente datore di lavoro?

— Sì, e no — disse lui. — Prima di tutto, io non ero al centro del programma per i biochip. Non ero a conoscenza delle informazioni più riservate. Posso però offrirvi i risultati delle mie ricerche personali. Dal punto di vista legale, circa il lavoro privato che il contratto con la Genetron mi concedeva di fare, sono libero di mettere questi risultati a disposizione altrui. Ma c’è la complicazione che essi sono anche parte del lavoro di routine che ho fatto alla Genetron. — Sperò che quel seme cadesse su un terreno fertile. In esso c’era una menzogna — virtualmente sapeva tutto ciò che c’era da sapere sui biochip della Genetron — ma anche una verità, dal momento che sentiva che adesso lo stesso concetto dei biochip era sorpassato, nato morto.

— Mmh, mmh. — La donna tamburellò con le dita sui documenti. — Devo essere franca con lei, Vergil. Forse più franca di quello che è stato con me. Per noi rappresenta un po’ un’incognita, ma saremmo disposti a correre il rischio di assumerla… se non fosse per un particolare. Mr. Rothwild, della Genetron, è mio amico. Un amico di vecchia data. E mi ha passato alcune informazioni che peraltro si possono dire confidenziali. Non ha fatto nomi, e certo non poteva immaginare che un giorno lei si sarebbe trovato davanti alla mia scrivania. Ma mi ha detto che qualcuno alla Genetron stava lavorando su batteri NIH artificiali, e alterando il DNA di cellule di mammiferi. Sospetto fortemente che quel qualcuno sia lei. — Sorrise piacevolmente. — È così?

Nessun altro era stato licenziato o aveva abbandonato spontaneamente la Genetron da un anno a quella parte. Lui annuì.

— Era piuttosto indignato. Dice che lei è brillante, ma che darebbe dei guai a ogni compagnia che la assumesse. Ha detto d’averla minacciata di metterla sulla lista nera. Ora io so, e lui sa, che una minaccia del genere oggi non significa molto, per via delle leggi sul lavoro e degli interessi legati alla concorrenza. Ma in questa particolare occasione capita, per un caso, che la Codon Research sappia su di lei più di quel che ci farebbe piacere sapere. Glielo dico francamente perché non ci siano malintesi. E non rivelerò niente di tutto questo, anche se mi fosse richiesto. La vera ragione per cui non posso approvare la sua assunzione sta nel profilo psicologico. I suoi disegni sono troppo spaziati l’uno dall’altro, e indicano un’insana predisposizione all’autoisolamento. — Gli porse i suoi documenti. — Le sembra esatto?

Vergil annuì. Prese i fogli ed esitò. — Non conoscete Rothwild come pensate — disse. — Questo mi è già successo sei volte.

— Sì, be’, Mr. Ulam, la nostra è un’industria in crescita, è nata appena una quindicina di anni fa. Su certi argomenti le ditte private collaborano su una base di fiducia. Ufficialmente devono darsi una mano, anche se dietro le quinte si tagliano la gola a vicenda. È stato interessante parlare con lei, Mr. Ulam. Buongiorno.

All’esterno si volse a guardare la grande facciata della Codon Research, bianca nella luce accecante. Tanto per guardare cosa sto perdendo, pensò.

L’intero esperimento presto sarebbe svanito nel nulla. E forse non valeva neppure più la pena di prendersela tanto.

VII

Stava guidando l’auto verso nord, fra collinette dorate su cui sorgevano vecchie querce contorte, aggirando laghetti cerulei e profondi ancora limpidi dopo le ultime piogge primaverili. L’estate non era mai stata così mite, e anche nell’entroterra la temperatura era sotto i venticinque gradi.

La Volvo rombò dolcemente lungo gli interminabili rettilinei della Statale 5, attraverso i campi di cotone e poi le verdi distese coltivate ad arachidi. Vergil tagliò sulla 580 per aggirare i sobborghi di Tracy, con la mente del tutto vuota e gli automatismi della guida come una panacea per le sue preoccupazioni. Dozzine di enormi generatori a vento sorgevano sui due lati della strada, con le braccia elicoidali larghe la metà di un campo di calcio.

Non s’era mai sentito meglio in vita sua, e questo gli dava da pensare. Da due settimane non starnutiva, al culmine della stagione-madre delle allergie. L’ultima volta che aveva visto Candice, per dirle che stava andando a far visita a sua madre, la ragazza aveva commentato il fatto che non starnutiva più e che il colore della sua pelle aveva acquistato tono, facendosi più sano e rosato.

— Ogni volta che ti guardo sei più attraente, Vergil — aveva sorriso, baciandolo. — Torna presto. Mi mancherai.

Ci vedeva meglio, si sentiva meglio… apparentemente senza giustificazione. Il suo sentimentalismo non era certo tale da fargli credere che l’amore curava tutto, anche volendo definire amore quel che provava per Candice. Cos’era dunque?

Qualcos’altro.

Non aveva alcuna voglia di pensarci, e si concentrò sulla guida. Dieci ore più tardi, quando girò nella South Vasco Road verso le colline, era però ancora tormentato da un vago senso di fastìdio. Scese sulla destra in East Avenue ed entrò nella parte bassa di Livermore, una cittadina californiana dalle case in pietra e mattoni rossi, i cui sobborghi s’erano estesi a circondare le vecchie fattorie di legno ora assediate dalle luci al neon e dai supermarket. Appena fuori città sorgeva il Lawrence Livermore National Laboratory, dove si progettavano armi nucleari.