L'effetto terribile era prodotto dai globi oculari che sporgevano dalla testa come se l'uomo soffrisse di problemi alla tiroide. Falcón si girò ancora una volta verso le foto: in nessuna di esse Jiménez aveva quegli occhi sporgenti da insetto. La causa era… Sentì come una scossa percorrergli i nervi. La palla degli occhi scoperta, il sangue colato sulla faccia, coagulato sulla mandibola… E quelle? Che cos'erano quelle cose leggere sullo sparato della camicia? Petali. Quattro petali. Carnosi, però, esotici come orchidee, con quei sottili filamenti, proprio come pigliamosche. Dei petali… lì?
Falcón barcollò all'indietro, scalciando sul bordo del tappeto e sul parquet mentre inciampava nel cavo del televisore strappando la spina dalla presa sul muro. Agitò nel vuoto mani e piedi finché non andò a sbattere contro la parete e si ritrovò seduto a gambe larghe, i muscoli delle cosce contratti, la punta delle scarpe rivolta verso il soffitto.
Palpebre. Due superiori. Due inferiori. Niente lo aveva preparato a questo.
«Tutto bene, Inspector Jefe?»
«È lei, Inspector Ramírez?» domandò, rialzandosi lentamente, con gesti maldestri.
«La Policía Científica è pronta a intervenire.»
«Faccia venire il Médico Forense.»
Ramírez scivolò via, Falcón si ricompose, comparve il medico legale.
«Aveva visto che gli hanno ta… asportato le palpebre?»
«Claro, Inspector Jefe. Il Juez de Guardia e io ci siamo dovuti accertare che l'uomo fosse morto. Ho visto che le palpebre erano state asportate e… è tutto sul mio blocco per gli appunti. Se n'è accorta anche la secretaria. Difficile non accorgersene.»
«No, no, certo… ero solo sorpreso che non mi fosse stato riferito.»
«Credo che il Juez Calderón stesse per farlo, ma…»
La testa calva del medico dondolò sulle spalle.
«Ma che cosa?»
«Credo che fosse intimidito dalla sua superiore esperienza in questo genere di cose.»
«Si è fatto un'idea della causa e dell'ora della morte?» domandò Falcón.
«L'ora, verso le quattro, quattro e mezzo di questa mattina. La causa, be', vamos a ver, l'uomo aveva superato i settant'anni, era sovrappeso, fumava come un turco sigarette alle quali toglieva il filtro e, poiché era proprietario di diversi ristoranti, direi che non disdegnava certo uno o due bicchieri di vino. Anche un giovane in buona salute avrebbe fatto fatica a sopportare una cosa del genere, quella tortura fisica e mentale. È morto in seguito a un collasso cardiaco, ne sono sicuro. L'autopsia lo confermerà… oppure no.»
Il Médico Forense tacque, imbarazzato dallo sguardo duro di Falcón e seccato dalla sua stessa stupida battuta finale. Si allontanò dalla soglia, subito occupata da Calderón e da Ramírez.
«Cominciamo», disse Calderón.
«Chi ha chiamato la polizia?»
«Il conserje», rispose Calderón. Il portinaio. «Dopo che la domestica era…»
«Dopo che la domestica era entrata, aveva visto il cadavere, si era precipitata fuori dall'appartamento e aveva preso l'ascensore fino al pianterreno…?»
«… e aveva bussato come una pazza alla porta del conserje», terminò Calderón, irritato dall'interruzione di Falcón. «Ha impiegato alcuni minuti per farla ragionare, dopodiché ha telefonato allo 091.»
«Il portinaio è salito fin qui?»
«Solo dopo l'arrivo della prima pattuglia, che ha poi messo i sigilli alla scena del delitto.»
«La porta era aperta?»
«Sì.»
«E la domestica… ora?»
«È sotto sedativi all'hospital de la Virgen de la Macarena.»
«Inspector Ramírez…»
«Sì, Inspector Jefe…?»
Tutte le conversazioni tra Falcón e Ramírez cominciavano così. Era il suo modo per ricordare all'Inspector Jefe Falcón che era venuto da Madrid a rubare il posto che Ramírez aveva sempre ritenuto suo di diritto.
«Preghi il Subinspector Pérez di andare all'ospedale e appena la domestica… Ha un nome?»
«Dolores Oliva.»
«Non appena si sarà ripresa… dovrebbe domandarle se ha notato niente di strano… Be', le solite domande. E le chieda a quante mandate era chiusa la porta e quali sono stati esattamente i suoi movimenti prima di scoprire il cadavere.»
Ramírez ripeté le istruzioni.
«Avete già rintracciato la signora Jiménez e i figli?» domandò Falcón.
«Credo che siano alloggiati all'hotel Colón.»
«In calle Bailén?» domandò Falcón: l'albergo a cinque stelle dove scendevano tutti i toreri, a soli cinquanta metri dalla sua… dalla casa del suo defunto padre, una coincidenza che, in realtà, non era una coincidenza.
«È stata inviata una vettura a prelevarla», rispose Calderón. «Vorrei completare il levantamiento del cadaver il più presto possibile e far trasportare il corpo all'Instituto Anatómico Forense prima di far salire qui la signora Jiménez.»
Falcón annuì e Calderón li lasciò al loro lavoro. I due della scientifica, Felipe, cinquantacinque anni circa, e Jorge, sulla trentina, entrarono mormorando buenos días. Falcón guardò sul pavimento la spina staccata del televisore e decise di non farne menzione. Fotografata la stanza, cominciarono a ricostruire la vicenda, mentre Jorge prendeva le impronte digitali di Jiménez e Felipe controllava il mobiletto a ruote e le due custodie vuote posate sul televisore. Si trovarono d'accordo su quale doveva essere stata la sua normale posizione e sul fatto che Jiménez abitualmente guardava la televisione da una poltrona di pelle, la cui base girevole aveva lasciato un segno circolare sul pavimento. L'assassino, dopo aver stordito Jiménez, aveva girato la poltrona di pelle sulla quale era seduta la vittima e aveva avvicinato una sedia, più adatta al suo scopo, sulla quale avrebbe potuto spostare il corpo con un solo movimento rotatorio, una sedia dallo schienale alto destinata ai visitatori. Aveva legato i polsi ai braccioli della sedia, sfilato i calzini di Jiménez per ficcarglieli in bocca e gli aveva immobilizzato le caviglie, facendo poi ruotare il sedile fino a raggiungere la posizione desiderata.
«Le scarpe sono qui sotto», annunciò Jorge, accennando al pavimento sotto la scrivania. «Un paio di mocassini rosso scuro con la frangia.»
Falcón indicò un punto particolarmente consumato del parquet davanti alla poltrona di pelle. «Gli piaceva levarsi le scarpe e sedere davanti alla TV, sfregando i piedi sul pavimento di legno.»
«Mentre guardava filmetti pornografici», disse Felipe, intento a esaminare una delle custodie. «Questo è intitolato Cara o culo.» Faccia o culo.
«Perché la posizione della sedia?» domandò Jorge. «Perché spostare tutti questi mobili?»
Javier Falcón, che si era avviato verso la porta, si girò e spalancò le braccia guardando i due della scientifica.