Ramírez uscì e Falcón richiuse la porta dietro di lui. Poi si voltò verso Calderón, seduto alla scrivania.
«Volevo parlarle un momento in privato», cominciò.
«Senta, ehm… Don Jav… Inspector Jefe», disse Calderón, colto del tutto impreparato, evidentemente in preda a un conflitto interiore tra la sua vita personale e quella professionale. «Non so che cosa sia successo ieri sera, non so che cosa le abbia detto Inés. So, ovviamente, che voi… ma mi aveva detto che era finita, che avevate divorziato. Credo che lei debba… non so… voglio dire… Ma che cosa faceva là ieri sera?»
Falcón rimase pietrificato. La mattina era stata così piena che non aveva dedicato a Inés neppure un pensiero. Ciò di cui voleva parlare in privato con Calderón era la MCA Consultores, non aveva niente a che fare con la sua vita personale. Fissò il pavimento, desiderando disperatamente un'accelerazione del tempo che lo facesse risvegliare una settimana dopo con un'altra indagine e un altro magistrato. Non accadde nulla e Falcón si ritrovò a dibattersi in una di quelle lotte titaniche che vedeva sostenere ai sospettati prima della confessione. Avrebbe voluto dire qualcosa. Avrebbe desiderato in qualche modo affrontare la complessità della sua recente esperienza, mostrare che anche lui, come Calderón, era capace di superare quel momento di tremendo imbarazzo, ma si trovò di fronte a un groviglio inestricabile. Si toccò i bottoni della giacca, come se volesse accertarsi che fossero a posto.
«Non era stata mia intenzione parlarne nella presente congiuntura», dichiarò, allibito davanti alla pomposità rigida di quelle parole. «Le mie sole preoccupazioni sono di carattere professionale.»
Immediatamente si odiò e il palpabile disprezzo di Calderón verso di lui lo colpì come un'ondata di cattivo odore. Gli era stata data un'occasione garbata di spiegarsi, di arrivare a un accordo, ma l'aveva schiacciata con il tacco di una delle sue scarpe allacciate strette e ormai non poteva più rimediare.
«Che cosa aveva in mente, Inspector Jefe?» domandò Calderón, accavallando le gambe con calma glaciale.
In quell'istante era crollato tutto. Falcón aveva fallito con Calderón sul piano umano e aveva compromesso definitivamente la sua credibilità professionale. Comprese che da quel momento in poi le sue idee avrebbero incontrato resistenza e forse peggio: l'antipatia di quell'uomo si sarebbe rivolta contro di lui, Calderón non sarebbe mai più stato dalla sua parte e qualsiasi idea Falcón gli avesse presentato avrebbe potuto fornire a un nemico un modo per distruggerlo. Ma non riuscì a fermarsi e si rese conto che non era la sua professionalità a fargli riferire a Calderón la questione della MCA Consultores, era il suo fallimento. Era per via del pensiero ridicolo e illogico che ora il giovane magistrato avrebbe potuto essere d'accordo con Inés e dire: «Hai ragione, Javier Falcón non ha cuore».
XXIV
Venerdì 20 aprile 2001, casa di Ramón Salgado,
El Porvenir, Siviglia
Calderón prese appunti mentre l'Inspector Jefe parlava e, alla fine, accese una sigaretta. Falcón guardava il giardino rigoglioso di Salgado fuori dalla finestra.
«È di questo che era venuto a parlarmi ieri?» domandò il magistrato.
«Credo converrà con me che in questa teoria vi sono alcuni punti molto delicati», disse Falcón. «E quando ho visto il dottor Spinola uscire…»
«Il dottor Spinola non c'entra con quella società», lo interruppe Calderón bruscamente.
«Era nelle fotografie di celebrità di Raúl Jiménez. È un sia pur tenue contatto, occorreva rifletterci sopra», si giustificò Falcón, avvertendo la resistenza di Calderón e un patetico bisogno di averlo dalla sua parte. «Noterà anche come la prova di un coinvolgimento di Raúl Jiménez in episodi di violenza sui bambini sia circostanziale e debole. Ne ho fatto menzione solo per via del giro di pedofili nel quale era stato implicato Carvajal e di quanto abbiamo scoperto oggi qui.»
«Così lei crede che si debba cercare un ex bambino violentato e crede che Consuelo Jiménez sia coinvolta?» domandò Calderón.
«Sergio è un uomo, è riuscito in qualche modo ad avvicinare intimamente Eloisa Gómez, possibilmente suscitando un sentimento di empatia… forastero come lei. Non ho letto le note delle indagini su Carvajal, perciò non so quali fossero i suoi gusti, ma sembra che Salgado fosse interessato ai maschi e Jiménez alle femmine.»
«In questo caso, o Sergio agisce da solo quale vendicatore dei fanciulli violentati oppure — questa è una possibilità — qualcuno gli indica i bersagli da colpire», ipotizzò Calderón.
«Consuelo Jiménez ama i suoi figli. È vero che sono tutti maschi, ma se avesse trovato nella raccolta pornografica di suo marito qualcosa riguardante in qualche modo la violenza sessuale sui fanciulli, sono sicuro che non l'avrebbe tollerato. D'altro canto la signora conosceva Ramón Salgado…»
«Ma com'è possibile che sappia questo di lui?» domandò Calderón, battendo la mano sul computer.
«Non lo so. Sto solo ragionando sulla sua eventuale capacità di agire così, non sto provando il suo coinvolgimento», precisò Falcón. «È stata evasiva su tutto ciò che riguardava gli affari del marito; quando ho accennato alla MCA Consultores come se avessi in mano qualche carta, ha detto che non avrebbe parlato se non in presenza del suo avvocato. È una donna decisa e, anche se afferma di aborrire la violenza, ha colpito Basilio Lucena con tanta forza da far uscire il sangue. È intelligente e calcolatrice. Ma è possibile che non sappia niente della MCA Consultores e che il suo atteggiamento sia stato solo di cautela. Ha anche accettato di fare qualche ricerca sui rapporti tra suo marito e Carvajal.»
«Gli elementi sono poco consistenti, Inspector Jefe. Come ha appena detto, forse stava solo difendendo la sua vita privata nonché la sua eredità e quella dei figli. Ha colpito Lucena, ma l'ha fatto in un momento di estrema provocazione, dato il pericolo rappresentato dalla promiscuità di quell'uomo. Dopotutto, per avere successo negli affari bisogna essere intelligenti e calcolatori.»
«Ha ragione, certo», convenne Falcón, disgustato dal tono ossequioso che avvertiva nella propria voce. «Siamo d'accordo che questi omicidi sono collegati, Juez? Intendo dire che non stiamo indagando su una serie di azioni casuali. Siamo in presenza di un pluriomicida, non di un serial killer.»
Calderón si pizzicò la cartilagine dell'orecchio contemplando il piano di vetro della scrivania.
«La punizione che Sergio ha riservato alle sue due vittime principali è coerente con quanto ci si aspetterebbe da chi avesse sofferto violenza sessuale», disse dopo un po'. «Le vittime sono chiaramente scelte e il fatto che si conoscessero costituisce un legame tra loro. Sono d'accordo con lei. Sergio le ha costrette ad affrontare l'orrore degli orrori, la rimozione delle palpebre e le conseguenti mutilazioni che entrambe le vittime si sono inflitte lo indicherebbe. La domanda è: come fa Sergio a sapere queste cose? Non si tratta di informazioni di pubblico dominio, sono cose assolutamente private, sono storie segrete. Come fa Sergio a entrare nella testa della gente?»
Falcón gli parlò dell'indagine della polizia locale sull'effrazione.
«Be', se ha passato qui il fine settimana, questo farebbe pensare che avesse già preso di mira Salgado, forse conosceva addirittura il particolare orrore di cui era colpevole quest'uomo e stava soltanto cercando i mezzi per poterglielo mettere sotto gli occhi.»
«Ha l'ossessione dei filmati», disse Falcón, «li vede come memoria.»
«Sa com'è… i film, i sogni. Ci si confonde», osservò Calderón, «è comprensibile. Chiusi in un cinema buio, le immagini… non è poi tanto diverso da ciò che si vede nel sonno.»