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«Ho visto con i miei occhi il genere di produzione messa in scena dall'assassino, Inspector Jefe. Per spiare in quel modo una famiglia bisogna essere profondamente disturbati.»

«Lei ha visto le ultime immagini della cassetta e forse non ha compreso ciò che stava vedendo. Suo marito si stava intrattenendo con una prostituta, qui, ieri sera. L'assassino ha filmato tutto. Crediamo che sia entrato nell'appartamento molto tempo prima, verso mezzogiorno, approfittando dell'autoscala della ditta di traslochi, e che si sia nascosto qui, aspettando il suo momento.»

La donna spalancò gli occhi. Afferrato il pacchetto di sigarette, ne accese una e si passò una mano sulla fronte.

«Sono stata qui ieri pomeriggio con i miei figli prima di andare all'hotel Colón», disse, in piedi ora, camminando su e giù davanti alla scrivania.

«Abbiamo trovato suo marito seduto su quella sedia», spiegò Falcón, senza staccarle gli occhi di dosso. «Gli avambracci, le caviglie e la testa erano stati legati alla sedia con un filo elettrico. Era scalzo, perché i calzini erano stati usati per imbavagliarlo. Lo avevano costretto a guardare qualcosa sullo schermo, qualcosa di così orribile che lui ha lottato con tutte le sue forze per cercare di sottrarsi.»

Mentre parlava Falcón si rese conto che ciò era vero soltanto in parte: l'orrore sullo schermo probabilmente era stato l'inizio, ma Raúl Jiménez era stato indotto a dibattersi convulsamente perché, risvegliandosi dalla sua agonia, aveva scoperto che un pazzo gli aveva asportato le palpebre. In quel momento doveva aver compreso di non aver più niente da perdere e aveva cominciato a lottare disperatamente finché il cuore aveva ceduto.

«Che cosa era stato obbligato a guardare?» domandò la signora Jiménez confusa. «Io non ho visto…»

«Ciò che ha visto conteneva una certa dose di orrore che la toccava personalmente, sapere di essere spiati dà i brividi, ma non è certamente così orrendo da spingere all'automutilazione pur di non dover guardare.»

La donna, che era tornata a sedersi dritta sulla poltrona, le ginocchia strette come una bambina beneducata, si sporse in avanti e si afferrò le caviglie, ripiegandosi su se stessa.

«Non riesco a immaginare», disse dopo un po', «non riesco a immaginare niente di così terribile.»

«Nemmeno io», ammise Falcón.

La signora Jiménez aspirò una boccata di fumo, poi lo sputò quasi ne fosse disgustata. Falcón la osservava, cercando un indizio di finzione nel suo atteggiamento.

«Non ci riesco», ripeté la donna.

«Deve sforzarsi, Doña Consuelo, perché dovrà ripensare a ogni minuto trascorso con Raúl Jiménez e dovrà dirmi anche tutto ciò che sa della sua vita prima che vi incontraste, dovrà dire tutto… a me e allora, forse, noi due insieme potremo trovare la piccola crepa, la…»

«La piccola crepa?»

La mente di Falcón si vuotò. Di quale crepa stava parlando? Di una fessura. Di un'apertura. Ma su che cosa?

«Potremo scoprire qualcosa che ci permetta di dare uno sguardo all'interno. Sì, uno sguardo all'interno.»

«Su che cosa?»

«Su ciò di cui suo marito aveva paura.» Falcón perse il filo dei suoi pensieri.

«Mio marito non aveva niente da temere. Non c'era niente di spaventoso nella sua vita.»

Falcón riprese il controllo. Paura? A che cosa aveva pensato? Che cosa stava per rivelargli la paura di quell'uomo?

«Suo marito aveva gusti particolari», riprese Falcón, tastando il pacchetto di Celtas. «Eccoci qui, in uno dei condomini più prestigiosi di Siviglia, o perlomeno lo era quindici anni fa…»

«Cioè quando abbiamo comprato l'appartamento», lo interruppe lei. «A me non è mai piaciuto, qui.»

«E dove stavate per trasferirvi?»

«A Heliópolis.»

«Un luogo altrettanto lussuoso», osservò Falcón. «Suo marito possedeva quattro tra i migliori ristoranti di Siviglia, frequentati da gente danarosa, potente, celebre, eppure… Celtas. E le fumava togliendo il filtro. Eppure… una prostituta da poco prezzo raccolta sull'Alameda.»

«Si tratta di cosa recente. Risale a non più di due anni fa, quando è stato scoperto il Viagra. Per tre anni prima di allora è stato impotente.»

«I suoi gusti in fatto di tabacco probabilmente derivano dal tempo in cui era povero. Quando?»

«Non lo so, non ne parlava mai.»

«Da dove veniva?»

«Non parlava mai nemmeno di questo; quelli della sua generazione non amano rivangare il passato, un passato che per noi spagnoli non è poi tanto glorioso.»

«Che cosa sa dei genitori di suo marito?»

«Sono morti entrambi.»

Consuelo Jiménez non lo guardava più, i suoi occhi di ghiaccio azzurro vagavano irrequieti per la stanza.

«Quando vi siete conosciuti?»

«Alla Feria de Abril nel 1989. Ero stata invitata nella sua caseta da un comune amico. Raúl ballava magnificamente la sevillana, non si limitava a strascicare i piedi come fanno in genere gli uomini, lui l'aveva nel sangue. Eravamo una bella coppia di ballerini.»

«Lei aveva passato da poco i trent'anni, non è vero? E lui ne aveva sessanta.»

Un'ultima, lunga boccata, poi Consuelo Jiménez spense con forza la sigaretta, si avvicinò alla finestra divenendo una sagoma scura contro il cielo di un azzurro brillante e incrociò le braccia sul petto.

«Sapevo che sarebbe successo», disse alla fine, le labbra quasi a contatto con il vetro freddo. «Questo scavare, questo rivoltare tutto. Perciò ho preteso qualcosa da lei prima che cominciasse. Non volevo vomitare la mia vita dentro gli ingranaggi della polizia, i meccanismi che incapsulano la vita della gente e la riducono in formato A4, che non hanno spazio per le sfumature e le ambiguità, che non vedono il grigio, ma solo il bianco e il nero e in realtà soltanto il nero.»

La donna si voltò e Falcón si spostò sulla sedia, cercando di vedere meglio il suo viso; accese la lampada sulla scrivania e ricominciò lo studio di Consuelo Jiménez in quella luce più calda. Forse la durezza che la donna aveva mostrato all'inizio l'aveva imparata vivendo con Raúl Jiménez e lavorando per lui. L'abito, i gioielli, le unghie, i capelli… forse era stato Raúl a volerla così e lei li indossava come un'armatura.

«Il mio lavoro è arrivare alla verità», le disse. «Lo faccio da più di vent'anni. In questo periodo io… e la scienza dell'investigazione abbiamo elaborato centinaia di tecniche che ci aiutano ad arrivare a una verità dimostrabile. Vorrei poterle dire che è ormai una scienza esatta, che è effettivamente una scienza, ma non posso, perché, come l'economia, altra cosiddetta scienza, ha a che fare con gli uomini e dove sono coinvolti gli esseri umani c'è variabilità, ambivalenza, imprevedibilità… Questo risponde ai suoi interrogativi, Doña Consuelo?»

«Dopotutto forse il suo lavoro non è tanto diverso da quello di suo padre.»

«Non capisco.»

«Lasci perdere», tagliò corto la donna. «Mi chiedeva come ci siamo conosciuti mio marito e io. La differenza di età.»

«Ho soltanto trovato insolito che una donna attraente di poco più di trent'anni…»

«Potesse stare con un vecchio rospo come Raúl», terminò lei. «Sono certa di poter trovare una spiegazione soddisfacente, qualcosa sulla stabilità economica e affettiva dell'uomo maturo, ma credo che noi due ci comprendiamo, non è così? Perciò le dirò le cose come stanno. Raúl Jiménez non mi ha dato tregua, mi ha fatto pressione, mi ha messo alle corde, mi ha supplicato. Mi ha stremato al punto che non ho resistito e gli ho detto di sì. E dopo aver passato mesi a evitare quella parola, in effetti a dire no, no, no, una volta pronunciato, quel 'sì' mi ha… mi ha liberato.»

«Liberato da che?»

«Immagino che abbia conosciuto delle delusioni», disse la signora Jiménez. «Quando sua moglie l'ha lasciata, per esempio. Quanti anni aveva sua moglie, a proposito?»