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CAPITOLO PRIMO

Una gioviale scossetta elettrica, trasmessa dalla sveglia automatica incorporata nel modulatore d'umore che si trovava vicino al letto, desto Rick Deckard. Sorpreso - lo sorprendeva sempre il trovarsi sveglio senza alcun preavviso - si alzo dal letto con indosso il pigiama multicolore e si stiracchio. Ora, nell'altro letto, anche Iran, sua moglie, schiuse gli occhi grigi, tutt'altro che gioviali, sbatte le palpebre, quindi gemette e li richiuse.

«Hai programmato il tuo Penfield a volume troppo basso», le disse. «Te lo alzo e ti sveglierai come si deve e...»

«Giu le mani dai miei programmi». La voce della donna aveva un tono di tagliente amarezza. «Non voglio svegliarmi». Le si sedette accanto, si chino su di lei, e le spiego con dolcezza. «Se regoli la scossa su un livello abbastanza alto, sarai contenta di svegliarti, capito? Al livello C supera la soglia che blocca lo stato di coscienza; con me, perlomeno, funziona». Con premura e delicatezza, perche si sentiva ben disposto verso il mondo - lui aveva scelto il livello D - la tocco sulla spalla nuda, pallida.

«Toglimi di dosso quelle manacce da sbirro!» esclamo Iran.

«Non sono uno sbirro». Si senti irritato, ora, senza che avesse digitato il codice corrispondente.

«Sei peggio di uno sbirro», disse la moglie, gli occhi ancora chiusi. «Sei un assassino al soldo degli sbirri».

«In vita mia non ho mai ucciso un essere umano». L'irritazione si era intensificata, adesso; si era mutata in aperta ostilita. Iran preciso: «Solo quei poveri droidi».

«Pero mi pare tu non abbia mai in alcun modo esitato a spendere il denaro delle taglie che porto a casa per una qualsiasi cosa che per un attimo riesce ad attrarre la tua attenzione». Si alzo e si porto al quadro di comando del suo modulatore d'umore. «Invece di risparmiare», disse, «cosi da permetterci di comprare una pecora vera, per rimpiazzare quella finta, quella elettrica, su di sopra. Ci possiamo permettere solo un animale elettrico. E pensare la fatica che ho fatto in tutti questi anni per farmi una posizione!». Alla tastiera si trovo indeciso tra il codice di un inibitore talamico (che avrebbe bloccato lo stato d'animo arrabbiato) o di uno stimolante talamico (che l'avrebbe reso sufficientemente stizzoso da prevalere nel battibecco).

«Se digiti il codice», disse Iran, occhi aperti e vigili, «per ottenere un astio maggiore, guarda che lo faccio anch'io. Chiedero il massimo e allora vedrai un litigio che fara impallidire qualsiasi discussione che abbiamo mai avuto finora. Fai quel numero e vedrai; mettimi alla prova». Si alzo anche lei, lesta, si porto al quadro di controllo del proprio modulatore d'umore e gli rivolse uno sguardo di sfida. Aspettava.

Lui sospiro, sconfitto dalla minaccia. «Digito il codice di quello che c'e sulla mia agenda per oggi». Consultando il programma del 3 gennaio 1992, vide che gli si richiedeva un atteggiamento professionale, da uomo d'affari. «Se io digito il codice secondo programma», disse cauto, «sei d'accordo a farlo anche tu?» Attese, astuto quanto basta da non impegnarsi prima che la moglie accondiscendesse a seguire il suo esempio.

«La mia agenda per oggi prevede sei ore di depressione autoaccusatoria», disse Iran.

«Cosa? Perche hai messo in programma una cosa del genere?» Andava contro la finalita del modulatore d'umore. «Nemmeno sapevo si potesse programmare a quel modo», disse cupo.

«Me ne stavo qui seduta, un pomeriggio», disse Iran, «come al solito ero sintonizzata su Buster Friendly e i suoi Simpatici Amichetti, e lui stava parlando di una grande notizia che era sul punto di dare quando si e inserita quell'orribile pubblicita, quella che odio; quella delle Braghette in Piombo Montibank. Cosi per un minuto ho tolto I'audio. E cosi ho sentito il palazzo, questo edificio; ho sentito gli...» Fece un gesto per indicare tutto intorno a se.

«Appartamenti vuoti», completd la frase Rick. A volte anche lui li sentiva la notte, quando avrebbe dovuto essere gia addormentato. Eppure, a quell'epoca, un condapp abitato a meta si collocava nella parte alta della classifica di densita abitativa; fuori, in cio che prima della guerra era stata la fascia suburbana, si potevano trovare edifici completamente vuoti... almeno, cosi aveva sentito dire. Aveva lasciato che quell'informazione rimanesse di seconda mano; come la maggior parte della gente, non ci teneva a farne esperienza diretta.

«In quell'istante», continuo Iran, «quando ho tolto l'audio, ero d'umore 382; avevo appena composto il numero. Benche percepissi intellettualmente quel vuoto, non lo sentivo. La prima reazione e stata quella di ringraziare il cielo che ci potevamo permettere un modulatore d'umore Penfield. Ma poi mi sono resa conto di quanto fosse malsano percepire l'assenza di vita, non solo in questo palazzo ma ovunque, e non reagire; capisci? Credo di no. Ma questo veniva una volta considerato segno di malattia mentale; la chiamavano "assenza di affetto adeguato". Cosi ho lasciato l'audio a zero e mi sono messa alla tastiera del modulatore d'umore per fare qualche esperimento. Alla fine ho trovato la combinazione della disperazione». Il volto scuro, spavaldo, mostrava soddisfazione come se avesse conseguito un risultato di valore. «E cosi l'ho messa in agenda due volte al mese; ritengo sia un lasso di tempo ragionevole per disperarsi di tutto, di esser rimasti qui sulla Terra dopo che chiunque fosse sufficientemente sveglio e emigrato, non credi? »

«Ma in uno stato d'animo cosi», obietto Rick, «finisce che ci rimani dentro, non digiti piu un codice per uscirne. Una disperazione del genere, sulla realta globale, si autoperpetua».

«Io programmo un codice automatico per tre ore dopo», ribatte melliflua la moglie. «Un 481. Consapevolezza delle molteplici possibilita che mi si aprono davanti nel futuro; nuova speranza che...»

«Lo conosco il 481», la interruppe. Aveva composto molte volte quella combinazione, ci faceva molto affidamento. «Senti», le disse, sedendosi sul letto e prendendole le mani per attirarla a se, «anche con l'interruzione automatica e pericoloso entrare in uno stato di depressione, di qualsiasi tipo. Lascia perdere quello che hai in agenda e io lascio perdere il mio programma. Facciamo insieme un 104, ci entriamo tutti e due, poi tu resti li mentre per me riprogrammo l'atteggiamento professionale. Cosi riusciro a fare un salto in terrazza a dare un'occhiata alla pecora e poi andro in ufficio; e intanto sapro che tu non te ne stai qui immersa in pensieri tetri senza la TV». Lascio le lunghe dita sottili e attraverso l'ampia camera verso il salotto che ancora tratteneva un leggero sentore delle sigarette della sera prima. Si chino ad accendere la TV.

Dalla camera giunse la voce di Iran. «Non sopporto la TV prima di colazione».

«Fai l'888», disse Rick mentre l'apparecchio si riscaldava. «Desiderio di guardare la TV, qualsiasi cosa trasmetta».

«Adesso non ho voglia di fare un bel niente», rispose Iran.

«Allora fai il 3», le disse.

«Non posso digitare un numero che stimola nella corteccia cerebrale il desiderio di comporre un codice! Se non voglio fare un numero, quello e il numero che voglio fare meno di tutti, perche poi mi verrebbe voglia di comporre un altro numero, e aver voglia di comporre un numero e al momento la voglia che sento meno; me ne voglio solo star qui seduta sul letto a fissare il pavimento». La voce le si era fatta affilata, carica di toni freddi e deprimenti, e l'anima le si rapprendeva e cessava di muoversi, e come una specie di onnipresente e pesantissima pellicola istintiva, un'inerzia quasi assoluta, si depositava su di lei.

Rick alzo il volume della TV e la voce di Buster Friendly rimbombo riempiendo la stanza. «...Oh-oh, gente! E giunto il momento di un breve aggiornamento sul tempo di oggi. Il satellite Mangusta ci dice che la pioggia di polvere sara molto pronunciata intorno a mezzogiorno, ma poi tendera a diminuire. Percio tutti voi, amici, che vorrete avventurarvi all'aperto...»

Iran apparve al suo fianco, con le frange della lunga camicia da notte che sfioravano il pavimento, e spense la TV. «OK, cedo; faccio un numero. Quello che tu vuoi che io sia, qualsiasi cosa; estatica beatitudine sessuale... Mi sento talmente male che sopporterei perfino quella. Che diamine! Tanto, che differenza fa?»