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«Digli che puo prendersi la civetta», gracchio Eldon Rosen.

«Puo prendersi la civetta», disse Rachael, tenendolo ancora d'occhio. «Quella che ha visto in terrazza. Scrappy. Ma vogliamo farla accoppiare se riusciamo a mettere le mani su un maschio. E tutta la prole sara nostra; su questo non ci devono essere equivoci».

«Faremo a meta della covata», propose Rick.

«No», disse Rachael all'istante; alle sue spalle Eldon Rosen scuoteva il capo, d'accordo con lei. «In quel modo lei potrebbe accampare diritti sull'unica linea genealogica di civette per tutto il resto dell'eternita. E c'e un'altra condizione. Non puo lasciare la civetta in eredita a nessuno; alla sua morte ritornera di proprieta dell'associazione».

«Mi sembra», commento Rick, «una specie di invito perche veniate a farmi fuori. Per riprendervi immediatamente la civetta. Su questo punto non sono d'accordo; troppo pericoloso».

«Lei e un cacciatore di taglie», disse Rachael. «Sa sparare con il laser - ne ha uno con se anche adesso. Se non sa proteggere se stesso, come fara a ritirare i sei droidi Nexus-6 rimasti? Sono un bel po' piu svegli dei vecchi W-4 della Gozzi Corporations

«Ma sono io che do la caccia a loro», disse. «Come dite voi, con una clausola di riappropriazione della civetta, ci sarebbe qualcuno che darebbe la caccia a me». E l'idea di essere braccato non gli andava giu; aveva visto come reagivano gli androidi. Provocava dei mutamenti considerevoli, evidenti perfino in essi.

Rachael disse: «Va bene; su questo cediamo. Potra lasciare la civetta ai suoi eredi. Ma insistiamo nell'avere l'intera covata. Se non vuole accordarsi su questo punto, torni pure a San Francisco e comunichi ai suoi superiori del dipartimento che il Voigt-Kampff, per lo meno somministrato da lei, non e in grado di distinguere un droide da un umano. E poi si cerchi un altro lavoro».

«Datemi un po' di tempo», chiese Rick.

«E va bene», disse Rachael. «La lasciamo qui, bello comodo». Guardo l'orologio.

«Mezz'ora», disse Eldon Rosen. Lui e Rachael si diressero uno dietro l'altra verso la porta, in silenzio. Avevano detto quello che dovevano dire, penso Rick. Adesso toccava a lui.

Mentre Rachael si accingeva a chiudere la porta alle proprie spalle, Rick disse in modo brusco: «Siete riusciti a incastrarmi alla perfezione. Avete registrato il mio fiasco. Sapete che il mio lavoro dipende dall'impiego della scala di Voigt-Kampff e siete i proprietari di quella stramaledetta civetta».

«Ormai e suo, caro mio», disse Rachael. «Non ricorda? Gli legheremo l'indirizzo di Rick Deckard alla zampa e lo spediremo giu a San Francisco. Esso l'aspettera a casa quando torna dal lavoro».

Esso, penso Rick. Ha usato ilpronome neutro invece di quello femminile. «Scusate un secondo», disse. Ferma sulla porta, Rachael disse, «Si e deciso?»

«Voglio», le rispose, aprendo la valigetta, «farle ancora una delle domande dal questionario di Voigt-Kampff. Si risieda».

Rachael cerco lo zio con lo sguardo. Egli annui e lei rientro a malincuore, sedendosi al posto di prima. «A che serve?» domando, con le sopracciglia inarcate dal disgusto - e dalla circospezione. Lui colse la tensione muscolare, la noto per esperienza professionale.

Ora Rick aveva il fascio di luce puntato sull'occhio destro della ragazza e le aveva di nuovo applicato la piastra a ventosa alla guancia. Rachael fissava irrigidita la luce, e l'espressione di estremo disgusto era tuttora ben visibile.

«La mia valigetta», disse Rick nel rovistare al suo interno per estrarne i moduli del Voigt-Kampff. «Bella, no? E del dipartimento».

«Si, si», disse Rachael con tono distante.

«Pelle di bambino», disse Rick. Carezzo il rivestimento nero della valigetta. «Cento per cento pura pelle umana di bambino». Vide i due indicatori dei quadranti agitarsi freneticamente. Ma si erano mossi dopo una pausa.

La reazione aveva avuto luogo, ma troppo tardi. Sapeva quale doveva essere il tempo di reazione, senza sbagliarsi di una frazione di secondo, l'esatto tempo di reazione: non ci doveva essere nessun tempo di reazione. «Grazie, signorina Rosen», disse e raccolse di nuovo tutta l'apparecchiatura: aveva concluso il supplemento d'esame. «E tutto».

«Se ne va?» chiese Rachael.

«Si», rispose. «Mi sono convinto».

Con circospezione Rachael chiese, «E gli altri nove soggetti?»

«L'indice ha funzionato adeguatamente nel suo caso», rispose. «Posso estrapolare da quello che ho raccolto; chiaramente e ancora efficace». Rivolto a Eldon Rosen, che si era appoggiato curvo e cupo allo stipite della porta, chiese: «La ragazza lo sa?» A volte essi non se ne rendevano conto; diverse volte erano state sperimentate delle false memorie, generalmente con la malposta intenzione che grazie ad esse le reazioni ai test sarebbero state modificate.

Eldon Rosen rispose: «No. L'abbiamo programmata da cima a fondo. Ma penso che alla fine abbia sospettato qualcosa». Rivolto alla ragazza disse: «Ci sei arrivata quando ti ha chiesto di fare altre domande, vero?»

Pallida, Rachael annui con espressione assente.

«Non aver paura di lui», la rassicuro Eldon Rosen. «Non sei un androide fuggito illegalmente sulla Terra; sei proprieta dell'Associazione Rosen, utilizzato a scopi promozionali per gli aspiranti coloni». Si avvicino alla ragazza, le mise una mano sulla spalla per confortarla; nel sentirsi toccata la ragazza sobbalzo.

«Certo», disse Rick. «Non ho alcuna intenzione di ritirarla, signorina Rosen. Buona giornata a tutti». Si mosse verso la porta, poi si fermo un attimo. Rivolto ai due chiese, «La civetta e vera?»

Rachael lancio un rapido sguardo al vecchio Rosen.

«Tanto se ne va in ogni caso», le disse Edon Rosen. «Non ha nessuna importanza. La civetta e artificiale. Di civette non ce n'e piu nemmeno una».

«Mmm», mormoro Rick, e usci come inebetito nel corridoio. I due lo guardarono allontanarsi. Non c'era piu nulla da dire. Allora, e cosi che funzionano ipiu grandi fabbricanti di androidi, disse Rick tra'se e se. Sono subdoli, infidi; gente cosi non ne aveva mai incontrata prima d'allora. Un nuovo tipo di personalita, strano e contorto; non c'era da sorprendersi se gli organismi di pubblica sicurezza si trovavano in difficolta con il Nexus-6.

Il Nexus-6. Ci si era finalmente scontrato. Rachael, si disse, deve essere un Nexus-6. Ho visto uno di loro per la prima volta. Me l'avevano quasi fatta, accident/'. Sono andati a un millimetro dal distruggere il Voigt-Kampff, l'unico metodo che abbiamo per identificarli. L'Associazione Rosen si da un beel da fare - o almeno, si impegna a fondo - per proteggere i propri prodotti.

E devo affrontarne ancora se, penso, per finire il lavoro.

Si sarebbe dovuto sudare i soldi della taglia. Fino all'ultimo centesimo. Sempre ammesso che sarebbe riuscito a scamparsela fino alla fine.

CAPITOLO SESTO

Il televisore urlava. Scendendo le grandi scale vuote ricoperte dalla polvere del condominio verso il piano di sotto, John Isidore distingueva adesso la voce familiare di Blister Friendly, che ciarlava allegro rivolta all'immensa audience interplanetaria.

«...Oh-oh, gente! Zip click zip! E adesso due parole sul tempo di domani: cominciamo dalla costa orientale degli U.S.A. Il satellite Mangusta ci dice che la pioggia di polvere sara molto pronunciata intorno a mezzogiorno e poi tendera a diminuire. Percio tutti voi, cari amici, che vorrete avventurarvi all'aperto dovreste aspettare il pomeriggio, eh? E a proposito di aspettare, adesso mancano solo dieci ore alla grande notizia, alla mia speciale rivelazione! Dite a tutti i vostri amici di guardarci ! Vi svelero qualcosa di sorprendente. Ehi, non pensiate che sia solo la solita...»

Appena Isidore busso alla porta dell'appartamento la televisione si spense all'improvviso, scomparve nel non-essere. Non s'era solo zittita; aveva smesso di esistere, si era rifugiata in una tomba terrorizzata dal suo bussare.