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«...Provvedera personalmente alla scelta di un gatto che possa sostituire il vostro», si sorprese a dire Isidore. Iniziata una conversazione che non riusciva a sostenere, si scopri incapace di uscirne. Quel che diceva possedeva una logica intrinseca che non riusciva ad arginare; andava dritta verso le proprie conclusioni.

Il signor Sloat e Milt Borogrove lo fissavano stupiti mentre lui continuava a snocciolare: «Ci dia le caratteristiche specifiche del gatto che desiderate. Colore, sesso, razza; ad esempio, Persiano, Abissino, dell'Isola di Man...»

«Orazio e morto», disse la signora Pilsen.

«Polmonite», disse Isidore. «E deceduto durante il trasporto in ospedale. Il nostro primario, il dottor Hannibal Sloat, ha espresso il parere che nulla e nessuno a quel punto sarebbe riuscito a salvarlo. Ma non e una bella cosa, signora Pilsen, che gliene diamo un altro? Non ho ragione?»

La signora Pilsen, con le lacrime che iniziavano ad apparirle sul volto, disse, «Non c'e un altro gatto come Orazio. Ci guardava - quando era ancora un micetto - da sotto in su come se ci stesse chiedendo qualcosa. Non abbiamo mai capito la domanda. Forse ora Orazio ha trovato la risposta». Nuove lacrime sgorgarono. «Credo che tutti noi, prima o poi, la troveremo».

A Isidore venne un'ispirazione. «Che ne pensa di un perfetto duplicato elettrico del vostro gatto? Possiamo fornirle un perfetto manufatto della Wheelright & Carpenter. Ogni minimo particolare dell'animale defunto sara fedelmente replicato in modo durevole...»

«Ma e terribile!» esclamo la signora Pilsen. «Ma cosa sta dicendo? Non si azzardi a dirlo a mio marito, non glielo accenni nemmeno o lo fara andare su tutte le furie. Voleva bene a Orazio piu che a qualunque gatto abbia mai avuto fin dall'infanzia».

Togliendo il videoricevitore dalle mani di Isidore, Milt disse alla donna, «Possiamo darle un assegno con l'importo stabilito dal listino Sidney oppure, come le ha suggerito il signor Isidore, possiamo scegliere noi un gatto nuovo che vi aggradi. Ci spiace molto che il vostro gatto sia morto, ma come le ha gia fatto notare il signor Isidore, il gatto aveva la polmonite, che e quasi sempre inevitabilmente fatale». Sprizzava professionals da tutti i pori; di loro tre, alla Clinica per Animali Van Ness, Milt era quello che faceva le migliori videofonate di lavoro.

«Non posso dirlo a mio marito», disse la signora Pilsen.

«Certo, signora», disse Milt accennando a una smorfia. «Lo chiamiamo noi. Ci puo fornire il numero del suo posto di lavoro?» Cerco una penna e un pezzo di carta; il signor Sloat glieli passo.

«Senta», disse la signora Pilsen, che pareva stesse riavendosi. «Forse il suo collega ha ragione. Forse dovrei commissionarvi una copia elettrica di Orazio, ma Ed non dovrebbe mai venire a saperlo. Si potrebbe realizzare una riproduzione tanto fedele che mio marito non riuscirebbe mai a capire la differenza?»

Dubbioso, Milt disse: «Se e questo quello che vuole. Ma secondo la nostra esperienza, non si riesce mai a imbrogliare il proprietario dell'animale. Funziona con gli osservatori casuali, ad esempio con i vicini. Vede, quando si viene a contatto con un animale falso...»

«Ed non entrava mai in contatto fisico con Orazio, anche se gli voleva un sacco bene. Ero io a prendermi cura delle necessita personali di Orazio, ad esempio della sua scatola dei bisognini. Credo che valga la pena di provare un animale finto. Se poi non funzionasse, allora ci potreste trovare un sostituto vero. La cosa essenziale e che mio marito non lo sappia. Non credo che riuscirebbe a sopravvivere. Per questo non si avvicinava mai a Orazio: aveva paura. E quando Orazio si e ammalato - di polmonite, come mi avete confermato - Ed si e fatto prendere dal panico e ha rifiutato di affrontare il problema. Ecco perche ha aspettato tanto a chiamarvi. Troppo... lo sapevo anche prima che mi chiamaste. Lo sapevo». Annui, riuscendo adesso a controllare le lacrime. «Quanti giorni ci vogliono?»

Milt fece un rapido calcolo. «Possiamo averlo finito entro dieci giorni. Lo potremmo consegnare durante il giorno, mentre suo marito e al lavoro». Chiuse la chiamata augurando il buongiorno e riattacco. «Se ne accorgera», disse al signor Sloat. «Entro cinque secondi. Ma se la moglie vuole cosi».

«I proprietari che amano i propri animali», disse solennemente Sloat, «escono distrutti da un'esperienza del genere. Per fortuna noi abbiamo poco a che fare con gli animali veri. Vi rendete conto che i veterinari degli animali veri devono fare telefonate come questa tutti i giorni?» Si mise a fissare John Isidore. «Dopotutto non sei poi cosi stupido, Isidore. Hai sbrigato la faccenda piuttosto bene. Anche se e dovuto intervenire Milt».

«Stava andando benone», disse Milt. «Dio, e stata dura». Prese in mano il defunto Orazio. «Lo porto giu in officina; Han, tu intanto chiama la Wheelright & Carpenter e fai venir qui un loro tecnico a misurarlo e fotografarlo. Non voglio che se lo portino in fabbrica. Voglio confrontarlo io stesso con la copia».

«Mi sa che ci faccio parlare Isidore con loro», decise Sloat. «E lui che ci ha ficcato in questo pasticcio; dovrebbe essere in grado di trattare con la Wheelright & Carpenter dopo aver avuto a che fare con la signora Pilsen».

Milt disse a Isidore: «Ma non fargli prendere l'originale». Tiro su Orazio. «Vorranno prenderselo perche gli renderebbe il lavoro un bel po' piu facile. Cerca di essere irremovibile».

«Hmmm», mormoro Isidore, socchiudendo gli occhi. «E va bene. Mi sa che e meglio chiamarli subito, prima che cominci a decomporsi. E vero che i cadaveri si decompongono, o qualcosa del genere?» Si sentiva al settimo cielo.

CAPITOLO OTTAVO

Parcheggiata la veloce aereomobile del dipartimento, che aveva il motore truccato, sulla terrazza del Palazzo di Giustizia di San Francisco a Lombard Street, il cacciatore di taglie Rick Deckard, valigetta in mano, scese nell'ufficio di Harry Bryant.

«Sei tornato prestissimo», gli disse il superiore, appoggiandosi allo schienale della sedia e prendendo un pizzico di tabacco da fiuto Specific numero 1.

«Ho scoperto quello di cui avevamo bisogno». Rick si sedette di fronte alla scrivania. Appoggio la valigetta. Sono stanco, si rese conto. La stanchezza aveva cominciato a farsi sentire, adesso che era rientrato alla base; si chiese se sarebbe stato in grado di recuperare quanto bastava per affrontare i compiti che Io attendevano. «Come sta Dave?» chiese. «Sta abbastanza bene da poter andare a trovarlo? Vorrei parlargli prima di dedicarmi al primo droide».

Bryant disse, «Prima devi fare un tentativo con Polokov, quello che ha beccato Dave. E meglio levarselo subito di torno, visto che sa che l'abbiamo in lista». «Prima ancora che parli con Dave?»

Bryant prese un foglio di carta velina, una terza o forse quarta copia carbone. «Polokov ha un lavoro comunale, fa lo spazzino». «Ma non e un lavoro riservato agli speciali?»

«Polokov si finge uno speciale, un cervello di formica. Alquanto deteriorato - o almeno finge di esserlo. E questo che ha tratto in inganno Dave; pare che Polokov si comporti proprio come un cervello di formica e ne abbia tutto l'aspetto, cosi che Dave se n'e dimenticato. Sei sicuro del test di Voigt-Kampff adesso? Sei assolutamente certo, da quello che e successo a Seattle, che...»

«Ne sono certo», taglio corto Rick, senza ulteriori spiegazioni.

Bryant disse, «Mi fido della tua parola. Ma non possiamo permetterci nemmeno un errore».

«Quando si va a caccia di droidi non ci si puo permettere di farne comunque. Con questi non e quindi diverso che con gli altri». «I Nexus-6 sono diversi».

«Mi sono gia imbattuto nel mio primo Nexus-6», disse Rick. «E Dave ne ha trovati due. Tre, se conti Polokov. Va bene, ritirero Polokov oggi stesso, e magari stasera o domani parlero con Dave». Allungo la mano verso la copia carbone sbiadita, il foglio informativo sull'androide Polokov.

«Un'altra cosa», disse Bryant. «Un poliziotto sovietico, della W.P.O., e in viaggio per venire qui. Mentre eri a Seattle ho ricevuto una sua chiamata; e a bordo di un razzo dell' Aero-flot che atterrera alla base pubblica, qui, piu o meno tra un'ora. Si chiama Sandor Kadalyi».