Ci fu una pausa di silenzio, poi Rick disse: «Potete sottopormi a questa prova. Sono pronto. Ma e ovvio che poi voglio sottoporre alla mia prova anche voi, se siete d'accordo».
«Ma e naturale», disse Resch, che pero stava studiando l'ispettore Garland. «Sono anni che vado dicendo», mormoro, «che il test dell'arco di riflesso di Bonelli dovrebbe essere somministrato come regola al personale di polizia, e soprattutto agli alti gradi in comando. Non e vero ispettore?»
«Si, e vero», disse Garland. «E io mi sono sempre opposto. Perche sono convinto che una cosa del genere minerebbe il morale del dipartimento».
«Mi sa tanto che adesso dovra rassegnarsi a subirlo, visto il risultato delle analisi di laboratorio su Polokov».
CAPITOLO UNDICESIMO
Garland rispose, «Immagino di si». Punto un dito verso il cacciatore di taglie Phil Resch. «Pero l'avverto: i risultati dell'analisi non le faranno piacere».
«Perche, sa gia quali saranno?» chiese Resch, visibilmente sorpreso; non sembrava che la cosa gli facesse piacere.
«Li so fin quasi nei dettagli», disse l'ispettore Garland.
«E va bene», annui Resch. «Vado di sopra a prendere l'apparecchiatura Bonelli». S'avvio verso la porta dell'ufficio, l'apri e scomparve nel corridoio. «Mi ci vorranno tre o quattro minuti», disse a Rick. La porta si chiuse alle sue spalle.
L'ispettore Garland allungo una mano verso il primo cassetto a destra della scrivania, rovisto un po' e tiro fuori una torcia laser, quindi la punto su Rick.
«Guardi che non fara poi molta differenza», disse Rick. «Resch mi fara fare un'autopsia, la stessa che il vostro laboratorio ha fatto su Polokov. E insistera perche entrambi vi sottoponiate a un - come lo chiamate? - un test dell'arco di riflesso Bonelli».
La torcia laser non si mosse, poi l'ispettore Garland mormoro: «Oggi e stata una giornataccia, specialmente quando ho visto l'agente Crams portarla dentro; ho avuto una specie di intuizione - ecco perche sono intervenuto». Gradualmente abbasso il laser; rimase per un po' seduto stringendo la torcia tra le mani, poi alzo le spalle e la rimise nel cassetto della scrivania, lo chiuse a chiave e si rimise quest'ultima in tasca.
«Che risultati daranno le analisi di tutti e tre?» chiese Rick.
Garland esclamo: «Accidenti a quello scemo di Resch!»
«Ma davvero non lo sa?»
«Non lo sa; non lo sospetta neanche; non ne ha la piu pallida idea. Altrimenti non potrebbe fare la vita del cacciatore di taglie, un mestiere da uomini, non certo da androidi». Garland indico la valigetta di Rick. «Quelle altre veline, gli altri sospetti che deve testare e ritirare, io li conosco tutti». Fece una pausa, poi aggiunse: «Siamo arrivati tutti insieme da Marte sulla stessa astronave. Resch invece no; si e fermato un'altra settimana, per farsi installare il sistema di memoria sintetica». L'uomo tacque.
O meglio, l'androide tacque.
Rick disse, «Che cosa fara quando lo scoprira?»
«Non ne ho la piu pallida idea», disse Garland con distacco. «Da un punto di vista intellettuale e astratto, dovrebbe essere molto interessante: potrebbe uccidere me e se stesso; magari anche lei. Potrebbe uccidere quante piu persone puo, senza far distinzione tra umani e androidi. So che cose del genere possono accadere quando e stato installato un sistema di memoria sintetica. Quando uno e convinto di essere umano».
«Percio quando fate una cosa del genere, correte un grosso rischio».
Garland rispose: «Il rischio c'e in ogni caso quando si scappa e si viene qui sulla Terra, dove non siamo considerati neanche alla stregua degli animali. Dove ogni verme e ogni tarlo viene tenuto in maggiore considerazione di tutti noi messi insieme». Garland si tormentava nervosamente il labbro inferiore. «La sua posizione sarebbe migliore se Phil Resch superasse il test di Bonelli, se si trattasse solo di me. In quel modo i risultati sarebbero prevedibili: per Resch io non sarei che un altro droide da ritirare al piu presto. Percio neanche lei sta tanto bene, Deckard. Anzi, e nei guai almeno quanto me. Sa dove ho sbagliato? Non sapevo di Polokov. Deve esser venuto qui prima di me; e chiaro che e arrivato prima di me. Con tutto un altro gruppo, senza alcun contatto con il nostro. Quando sono arrivato io, lui s'era ormai inserito nel W.P.O. Ho corso il rischio di fargli fare l'analisi e ho sbagliato. Naturalmente anche Crams ha corso lo stesso rischio».
«Polokov a momenti faceva fuori anche me», disse Rick.
«Si, ma era un tipo strano. Non credo che avesse lo stesso tipo di unita cerebrale che abbiamo noi; deve esser stato truccato, potenziato - una struttura alterata, che non conosciamo neanche noi. Una gran bella struttura. Quasi perfetta».
«Quando ho chiamato casa mia», chiese Rick, «perche non ha risposto mia moglie?»
«Tutte le nostre linee videofoniche sono truccate. Deviano le chiamate in altri uffici di questo edificio. Qui stiamo all'interno di un'impresa omeostatica, Deckard. Siamo un circuito chiuso, isolato dal resto di San Francisco. Noi sappiamo tutto di loro, ma loro non sanno niente di noi. A volte capita che una persona isolata come lei entri qui per sbaglio o, come nel suo caso, venga portata qui - per proteggere noi stessi». D'un tratto si mise a gesticolare nervosamente verso la porta dell'ufficio. «Ecco che arriva quello zelota di Phil Resch con il suo comodissimo tester portatile del piffero. Non e in gamba, il ragazzo? Adesso distruggera se stesso, me e forse anche lei».
«Non si puo dire», osservo Rick, «che voi androidi siate molto bravi a proteggervi a vicenda quando la situazione si fa critica».
Garland scatto: «Mi sa tanto che ha ragione; a quanto pare manchiamo di un particolare talento che voi umani avete. Credo che si chiami empatia».
La porta dell'ufficio si apri; apparve la sagoma di Phil Resch, con in mano un'apparecchiatura da cui pendevano dei cavetti. «Eccoci qui», disse, chiudendosi la porta alle spalle; poi si sedette e collego l'apparecchio a una presa della corrente.
Garland tiro fuori la mano destra e la punto verso Resch. Immediatamente sia Resch che Rick Deckard si gettarono dalle sedie e rotolarono sul pavimento; allo stesso tempo Resch estrasse una torcia laser e sparo un raggio a Garland prima ancora di toccare terra.
Il raggio laser, sparato con grande abilita, basata su anni di addestramento, spacco in due la testa dell'ispettore Garland che cadde in avanti. Dalla sua mano una torcia laser miniaturizzata rotolo sul piano della scrivania. Il cadavere rimase un attimo in bilico sulla sedia, poi scivolo come un sacco di patate da una parte e s'accascio a terra.
«Il coso qui s'era scordato», disse Resch, rialzandosi, «che lo faccio per mestiere. Posso sempre predire la prossima mossa di un androide. Immagino anche tu». Ripose la sua torcia laser, si chino ed esamino con curiosita il corpo del suo ex superiore. «Che cosa t'ha detto mentre ero via?»
«Che lui - esso - era un androide. E che anche tu...» Rick s'interruppe, i circuiti del suo cervello vibravano, calcolavano, sceglievano; cambio la frase che aveva iniziato, «... te ne saresti accorto», la completo. «Tra pochi minuti».
«Nient'altro?»