«Hai mai sentito parlare di un droide che teneva un animaletto qualsiasi?» gli chiese Phil Resch.
Per qualche oscuro motivo Rick senti il bisogno di essere brutalmente franco; forse aveva gia cominciato a prepararsi per quello che lo aspettava di li a poco. «In ben due casi di cui sono al corrente, degli androidi possedevano animali e si prendevano cura di loro. Ma e raro. Da quel che so, in genere non funziona; l'androide non riesce a tener viva una bestiola. Gli animali hanno bisogno di un ambiente pieno di calore per star bene. Eccezion fatta per i rettili e gli insetti».
«E uno scoiattolo? Anche lui ha bisogno di un'atmosfera d'amore? Perche guarda che Buffy sta benissimo, ha il pelo lucido come una lontra. Lo spazzolo e lo pettino un giorno si e uno no». Phil Resch si fermo davanti a un quadro a olio e si mise a guardarlo con attenzione. Il quadro mostrava una creatura calva e angosciata, con la testa che pareva una pera rovesciata, le mani premute sulle orecchie e la bocca aperta in un immenso urlo muto. Onde contorte del tormento della creatura, echi del suo grido, fluttuavano nell'aria che la circondava; l'uomo, o la donna, qualunque cosa fosse, aveva finito per esser contenuta nel proprio urlo. Si era coperta le orecchie proprio per non sentirlo. La creatura era in piedi su un ponte e non c'era nessun altro presente; urlava nell'isolamento piu totale. Tagliata fuori dal suo sfogo - oppure, nonostante il suo sfogo.
«Di questo ha fatto anche un'incisione», disse Rick, leggendo il cartellino affisso sotto il quadro.
«Secondo me», disse Phil Resch, «e cosi che deve sentirsi un droide». Con un dito segui nell'aria le volute del grido della creatura che si vedevano nel quadro. «Io non mi sento cosi, percio forse non sono un...» S'interruppe perche diverse persone si erano avvicinate per guardare il quadro.
«Ecco la Luba Luft!» Rick la indico e Phil Resch smise di colpo la sua mesta riflessione e autodifesa; entrambi si diressero a passi misurati verso di lei, prendendosela comoda, come se non avessero niente da affrontare; come sempre era essenziale mantenere un'atmosfera di normalita. Le altre persone, non rendendosi conto della presenza di androidi tra loro, dovevano essere protette a qualsiasi costo... anche a costo di perdere la preda.
Luba Luft aveva tra le mani un catalogo e indossava calzoni a tubo lucidi e una specie di gile ricamato in oro: era ferma davanti a un quadro e sembrava rapita. Era un disegno di una ragazza con le mani giunte, seduta sul bordo d'un letto, un'espressione di curiosita stupefatta e di incerto sgomento stampata sul volto.
«Vuole che glielo compri?» disse Rick a Luba Luft; le si era portato al fianco e le aveva afferrato, senza stringere, l'avambraccio, facendole capire proprio attraverso quella presa rilassata che era ormai in suo potere - non doveva neanche sforzarsi per trattenerla. Dall'altra parte, Phil Resch le mise una mano sulla spalla e Rick vide il rigonfio della torcia laser sotto la sua giacca. Phil Resch non voleva correre rischi, dopo il quasi fiasco con l'ispettore Garland.
«Non e mica in vendita». Luba Luft gli diede dapprima un'occhiata distratta, poi ebbe un violento sussulto appena lo riconobbe; lo sguardo le si spense e il colorito svani dalla sua faccia, dandole un aspetto cadaverico, come se stesse gia in via di decomposizione. Come se in quell'istante tutta la vita si fosse ritratta in un punto profondo del suo essere, abbandonando il corpo alla sua automatica decadenza. «Credevo l'avessero arrestata. Non mi dica che l'hanno rilasciata?»
«Signorina Luft», le disse, «le presento il signor Resch. Phil, questa e la famosissima cantante lirica Luba Luft». Poi, rivolto a Luba, aggiunse, «il piedipiatti in divisa che mi ha arrestato e un androide, come pure il suo superiore. Conosce -o, meglio - conosceva un certo ispettore Garland? Mi ha detto che siete arrivati tutti insieme sulla stessa astronave».
«La polizia che ha chiamato prima», le disse Phil Resch, «e che ha il quartier generale su a Mission, e in realta l'organizzazione con cui a quanto pare il tuo gruppo si tiene in contatto. Si sentono tanto sicuri che si permettono anche di assumere un cacciatore di taglie umano; evidentemente...»
«Chi? Tu?» disse Luba Luft. «Tu non sei mica umano. Non piu di me: anche tu sei un androide».
Ci fu una pausa di silenzio. Poi Phil Resch, a voce bassa ma controllata, disse: «Be', di questo ci occuperemo al momento opportuno». Quindi, rivolto a Rick, aggiunse, «portiamola nella mia macchina».
Uno per parte, la spinsero verso l'ascensore del museo. Luba Luft non li seguiva di sua spontanea volonta, ma d'altronde non faceva neanche resistenza; apparentemente si era rassegnata. Rick l'aveva gia notato in altri androidi colti in una situazione cruciale come questa. La forza vitale artificiale che li animava pareva non funzionare sotto estrema pressione... almeno in alcuni di loro, ma non in tutti.
E poteva sempre riaccendersi di colpo e con violenza.
Ma gli androidi, lo sapeva bene, avevano anche un istinto innato per non farsi notare. Nel museo, con tutte quelle persone che giravano, Luba Luft non avrebbe tentato niente. Il vero scontro - per lei, con ogni probabilita, l'ultimo - si sarebbe svolto in macchina, dove gli altri non avrebbero visto niente. Da sola, con sconvolgente rapidita, le sue inibizioni sarebbero sparite. Rick si preparo e cerco di non pensare a Phil Resch. Come aveva detto lui, di quello si sarebbe occupato al momento opportuno.
In fondo al corridoio, vicino alle cabine degli ascensori, c'era una specie di banchetto dove vendevano stampe e libri d'arte. Luba ci si fermo davanti, cercando di guadagnare tempo. «Senta», disse a Rick. Un po' di colorito le era tornato sulle guance; ancora una volta, seppur per poco, sembrava viva. «Mi compra una riproduzione del quadro che stavo guardando quando mi avete trovato? Quello della ragazza seduta sul letto».
Dopo una breve pausa, Rick chiese all'addetta, una signora di mezz'eta, con la pappagorgia e i capelli grigi tenuti insieme da una retina, «ha una riproduzione di Puberta di Munch?»
«Solo in questa raccolta delle sue opere», rispose l'addetta, tirando giu un bel volume patinato. «Viene venticinque dollari».
«Lo prendo». Fece per estrarre il portafogli.
Phil Resch intervenne: «Il mio ufficio non lo rimborserebbe neanche in un milione d'anni...»
«Sono soldi miei», taglio corto Rick; porse le banconote alla donna e a Luba il libro. «E adesso andiamo giu», disse alla ragazza e a Phil Resch.
«E carino da parte sua», disse Luba, mentre entravano in ascensore. «Gli esseri umani sanno essere molto strani e commoventi. Un androide non l'avrebbe mai fatto». Lancio una gelida occhiata a Resch. «A lui, per esempio, non gli sarebbe mai venuto in mente; come ha detto, appunto, neanche in un milione d'anni». Continuo a fissare Resch con ostilita e avversione crescenti. «Gli androidi non li sopporto piu. Da quando sono arrivata qui da Marte ho dedicato la mia vita a imitare il comportamento umano, a fare quello che avrebbe fatto lei, ad agire come se avessi gli impulsi e i pensieri di un umano. Per quel che mi riguarda, cercavo d'imitare una forma di vita superiore». Poi, rivolta a Phil Resch, aggiunse, «non e quello che hai fatto anche tu, Resch? Hai cercato di...»
«Non accetto piu certe insinuazioni!» Phil Resch infilo la mano sotto la giacca.
«No!» esclamo Rick; afferro la mano di Resch che si ritrasse, cercando di evitarlo. «Prima dobbiamo sottoporla al test di Bonelli», spiego Rick.
«Ma ha ammesso di esser un androide. Non dobbiamo aspettare niente».
«Neanche ritirarla solo perche ti prende in giro - dammela!» Lotto per strappargli di mano la torcia laser. Ma Phil mantenne il possesso dell'arma, sottraendosi alla presa di Rick, voltandosi nella piccola cabina dell'ascensore, l'attenzione tutta concentrata su Luba Luft. «E va bene», disse Rick, esasperato. «Ritirala, su; ammazzala subito. Dimostrale che ha ragione lei». Poi si accorse che era esattamente quello che Phil aveva intenzione di fare. «No, aspetta...»