Insieme salirono in ascensore sulla terrazza del teatro dell'Opera e raggiunsero l'aereomobile che vi era parcheggiata.
Scivolando dietro al volante e chiudendo la portiera, Phil Resch disse, «preferirei che usassi il test di Bonelli».
«Non posso. Non so come valutarlo». Dovrei fidarmi della tua interpretazione deirisultat, si rese conto Rick. Ed e una cosa da escludere a priori.
«Pero mi dirai la verita, vero?» chiese Phil Resch. «Se risulto essere un androide me lo dirai, vero?»
«Certo».
«Perche lo voglio proprio sapere. Lo devo sapere». Phil Resch si riaccese il sigaro, si sposto nel sedile avvolgente della macchina per mettersi piu comodo. Evidentemente qualcosa, pero, glielo impediva. «Ma ti piaceva veramente quel quadro di Munch che Luba Luft guardava?» chiese poi. «A me non diceva niente. L'arte realista non mi interessa; a me piacciono Picasso e...»
«Puberta e del 1894», taglio corto Rick. «All'epoca c'era solo il realismo; devi tener conto di questo».
«Si, pero, l'altro quadro, quello dell'uomo che si tiene la testa tra le mani e grida... quello non era mica tanto figurativo».
Rick apri la valigetta e tiro fuori la sua apparecchiatura per fare il test.
«Complicato», osservo Phil. «Quante domande devi fare prima di poter prendere una decisione?»
«Sei o sette». Porse a Phil Resch il sensore adesivo. «Attaccatelo sulla guancia. Spingi bene. E questa lucetta...» gliela punto nell'occhio, «questa rimane a fuoco sulla tua pupilla. Non ti muovere; tieni l'occhio piu fermo che puoi».
«Fluttuazioni dei riflessi», disse acutamente Phil Resch. «Ma non quelle determinate dallo stimolo fisico; non misuri l'intervallo, per esempio. Ma la reazione alle domande; quella che si chiama reazione di difesa».
«Credi di poterla controllare?»
«No davvero. Con il tempo, forse. Ma non l'ampiezza iniziale; quella e fuori dal controllo conscio. Se non fosse per...» s'interruppe. «Spicciati. Sono un po' teso; scusa se parlo troppo».
«Puoi parlare quanto ti pare», rispose Rick. Puoipure parlare fino a seppellirti da solo, disse tra se e se. Se proprio ti va. A lui non gliene fregava niente.
«Se risulto essere un androide», continuo a dire Phil Resch, «la tua fede nel genere umano subira un rafforzamento.
Ma siccome non credo che andra cosi, ti suggerisco di cominciare a farti un quadro ideologico che giustifichi la...»
«Ecco la prima domanda», taglio corto Rick; l'apparecchiatura era ormai pronta e gli aghi dei due quadranti avevano cominciato a vibrare. «Il tempo di reazione e uno dei fattori di cui si tiene conto, percio cerca di rispondere il piu rapidamente possibile». Pesco dalla memoria la domanda iniziale. Il test era cominciato.
Alla fine, Rick rimase per un bel po' in silenzio. Poi comincio a raccogliere l'apparecchiatura e a rimetterla nella valigetta.
«Il risultato te lo leggo in faccia», disse Phil Resch; tiro un sospiro di assoluto, imponderabile, quasi convulsivo sollievo. «Okay; adesso mi puoi restituire la pistola». Allungo una mano a palmo in su e rimase in attesa.
«Evidentemente avevi ragione», ammise Rick. «Riguardo le intenzioni di Garland, voglio dire. Sul fatto che ci volesse dividere, come hai detto prima». Si sentiva sia fisicamente che psicologicamente esausto.
«Ti sei fatto un quadro ideologico di riferimento?» chiese Phil Resch. «Che giustifichi cioe la mia appartenenza al genere umano?»
«C'e qualcosa che non va nella tua capacita di assumere ruoli, e troppo enfatica. Non abbiamo un test per misurarla. Voglio dire, i tuoi sentimenti nei riguardi degli androidi».
«Ma certo che non la misuriamo».
«Forse dovremmo». Non ci aveva mai pensato prima, non aveva mai provato empatia personale nei confronti degli androidi che aveva ucciso. Era sempre stato sicuro che la sua psiche avrebbe continuato a considerare gli androidi come macchine molto evolute - al pari della sua coscienza. Eppure, al contrario di Phil Resch, ora si era manifestata una differenza. E istintivamente sentiva di aver ragione. Empatia verso una struttura artificiale?si chiese. Verso qualcosa che finge solo di essere viva? Pero Luba Luft era sembrata davvero viva; non aveva indossato la maschera di una simulazione.
«Ti rendi conto», mormoro Phil Resch, «cosa succederebbe? Cioe se includessimo gli androidi nella nostra sfera di identificazione empatica, come facciamo con gli animali?»
«Non riusciremmo piu a proteggerci».
«Assolutamente. Questi del modello Nexus-6... ci stritolerebbero subito, ci ridurrebbero in poltiglia. Tu, io, tutti gli altri cacciatori di taglie - siamo l'unica difesa tra l'umanita e i Nexus-6, l'unica barriera che li tiene distinti e separati. Senza contare che...» S'interruppe, vedendo che Rick stava ritirando fuori dalla valigetta il suo equipaggiamento. «Credevo che il test fosse finito».
«Voglio fare una domanda a me stesso», disse Rick. «E voglio che tu mi dica quello che registrano gli aghi. Limitati a darmi il risultato; poi lo elaboro io». Si appiccico la ventosa del sensore sulla guancia, poi sistemo il raggio luminoso fino a farselo entrare dritto nell'occhio. «Sei pronto? Guarda bene i due quadranti. Stavolta non terremo conto dell'intervallo di tempo; mi interessa solo la magnitudo». «D'accordo, Rick», lo rassicuro Phil Resch, premuroso.
Ad alta voce Rick disse: «Sto scendendo in ascensore con un androide che ho catturato. All'improvviso qualcuno lo uccide». «Nessuna reazione particolare», annuncio Phil Resch. «Che cosa dicono gli aghi?» «Quello di sinistra 2,8. Quello di destra 3,3». Rick disse: «Un androide femmina». «Ora sono saliti a 4 e a 6, rispettivamente».
«E abbastanza alto», osservo Rick. Si stacco il sensore dalla guancia e spense il raggio di luce. «Quella e chiaramente una reazione empatica», preciso. «All'incirca quella che si ottiene su soggetti umani con la maggior parte delle domande. Eccezion fatta per quelle estreme, come quelle che hanno a che fare con pelle umana usata in funzione decorativa... cioe quelle veramente patologiche».
«Che vuoi dire?»
«Vuoi dire che sono capace di sentire empatia per almeno certi androidi particolari. Non per tutti, bada bene, solo uno o due». Per esempio per Luba Luft, aggiunse tra se e se. Percio mi sbagliavo. Non c'e niente di disumano o di innaturale nelle reazioni di Phil Resch: il problema sono io.
Chissa, si chiese, se un umano abbia mai provato prima un sentimento del genere nei confronti di un androide?
Certo, puo anche darsi che una sttuazione cosi non si verffichera mai piu nel corso del mio lavoro; potrebbe essere una semplice anomalia momentanea, qualcosa connesso, per esempio, con il mio atteggiamento verso II Flauto magico. E verso la voce di Luba, o addirittura per tutta la sua carriera. Certo non mi era mai capitato prima; o, almeno, non
me ne ero mai accorto. Per esempio, non era successo con Polokov. Ne con Garland. E del resto, se Phil Resch si fosse rivelato un androide, avrei potuto ucciderlo senza provare alcunche, perlomeno dopo la morte di Luba.
E cosi la distinzione tra essere umani autentici vivi e strutture umanoidi andava a farsi benedire. In quell'ascensore del museo, penso, sono sceso con due creature, una umana e l'attra androide... e ho provato dei sentiment esattamente contrari a quelli che ci si aspettava. A quelli che sono abituato a provare... a quelli che mi si richiede di provare.
«Ti sei messo in un bel guaio, Deckard», disse Phil Resch; la cosa pareva divertirlo.
«Che cosa dovrei... fare?»
«E tutta una questione di sesso», sentenzio Resch
«Sesso?»
«Perche lei - la cosa - era fisicamente attraente. Possibile non ti sia mai successo prima?» Phil Resch scoppio in una sonora risata. «A noi hanno insegnato che questo costituisce un grosso problema per i cacciatori di taglie. Ma non lo sapevi che nelle colonie si fanno amanti androidi?»
«Ma e illegale!» esclamo Rick, che conosceva bene la legge al riguardo.