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«Roba da mangiare», le fece eco Irmgard e a passo leggero ando in cucina a controllare. «Pesche!» esclamo e senza esitazioni prese una delle scodelle e un cucchiaio; lanciando un gran sorriso a Isidore si mise subito a mangiare con rapidi morsi, come un animaletto. Il suo sorriso emanava semplice cordialita; non aveva le velate allusioni di quello di Pris.

Isidore la segui - si sentiva attratto da lei - e le chiese: «E cosi venite da Marte».

«Si, ci siamo arresi». La sua voce saliva e scendeva di tono, mentre i suoi occhi azzurri, acuti come quelli di un uccello, sembravano scintillare. «Che brutto questo palazzo in cui abitate! Non ci abita nessun altro qui, vero? Non abbiamo visto altre luci».

«Io abito al piano di sopra», preciso Isidore.

«Oh, e io che pensavo che magari Pris e lei vivevate insieme». Il tono di Irmgard Baty non sembrava disapprovare la cosa; l'intenzione evidente era quella di una semplice constatazione.

Con aria severa - nonostante lo strano sorriso che continuava a piegargli le labbra - Roy Baty annuncio: «Be', hanno beccato Polokov».

La gioia che s'era irradiata sul volto di Pris appena aveva rivisto i suoi amici si dissipo di colpo. «E chi altro?»

«Hanno beccato anche Garland», rispose Baty. «Anders e Gitchel li avevano gia beccati, mentre Luba l'hanno beccata solo poco fa». Comunico queste notizie come se provasse una perversa soddisfazione a informarla dei fatti, come se l'evidente sgomento di Pris gli procurasse piacere. «Non credevo che Luba si facesse beccare; ricordi che durante il viaggio lo dicevo spesso?»

«E cosi rimaniamo solo...»

«Noi tre», Irmgard s'affretto a completare la frase in tono apprensivo.

«Ecco perche siamo venuti qui». La voce di Roy Baty riecheggio di nuovo e inaspettato calore; piu la situazione era peggiore, piu sembrava divertirsi. Isidore non riusciva proprio a capirlo.

«Oddio!» esclamo Pris in preda a un attacco di panico.

«Be', c'era un investigatore, un cacciatore di taglie», spiego Irmgard, agitata, «un certo Dave Holden». Il nome usci dalle sue labbra grondante di veleno. «E poco e mancato che Polokov non lo facesse fuori».

«E mancato pochissimo», le fece eco Roy, con un sorriso ormai immenso.

«E cosi ora e in ospedale, questo Holden», prosegui Irmgard. «Ma evidentemente hanno passato l'elenco a un altro cacciatore di taglie e per poco Polokov non fa fuori anche lui. Invece alla fine e stato il cacciatore a ritirare Polokov. Dopodiche si e messo sulle tracce di Luba; lo sappiamo perche e riuscita a mettersi in contatto con Garland e lui ha mandato qualcuno per arrestare il cacciatore di taglie e portarlo al palazzo di Mission Street. Capisci? Luba ci ha chiamati dopo che l'agente di Garland aveva prelevato il cacciatore. Era sicura che sarebbe andato tutto bene; era sicura che Garland sarebbe riuscito a eliminarlo». Poi aggiunse: «Ma evidentemente qualcosa e andato storto su a Mission. Non lo sappiamo. Forse non lo sapremo mai».

Pris chiese: «E questo cacciatore di taglie ha anche i nostri nomi?»

«Eh si, cara, immagino di si», rispose Irmgard. «Pero non sa dove siamo. Roy e io non faremo ritorno al nostro appartamento; abbiamo infilato tutta la roba che potevamo nella macchina e abbiamo deciso di installarci in uno degli appartamenti abbandonati di questo vecchio palazzo dilapidato».

«Ma e una mossa saggia?» intervenne Isidore, chiamando a raccolta tutto il suo coraggio. «C-c-cioe, stare tutti nello stesso posto?»

«Tanto, hanno gia beccato tutti gli altri», si limito a constatare Irmgard. Anche lei, come il marito, pareva stranamente rassegnata, nonostante l'agitazione esteriore. Sono tutti uguaf penso Isidore; sono tuttistrani. Aveva questa impressione, anche se non riusciva a precisare cos'era che non andava. Era come se una particolare e malevola astrattezza pervadesse tutti i loro processi mentali. Eccezion fatta, forse, per Pris; di sicuro lei era profondamente spaventata. Pris pareva quasi normale, quasi naturale. Pero...

«Perche tu non vai a vivere con lui?» disse Roy a Pris, indicando Isidore. «Ti potrebbe offrire una certa protezione».

«Con un cervello di gallina?» esclamo Pris. «Non voglio certo andare a vivere con un cervello di gallina!» Le narici le si dilatarono.

Irmgard s'affretto a intervenire: «Secondo me, e una sciocchezza mettersi a fare la snob in un momento come questo. I cacciatori di taglie non perdono mica tempo; forse cerchera di chiudere la questione stasera stessa. Magari, gli danno un premio speciale se finisce entro...»

«Cribbio! Bisogna chiudere la porta d'ingresso!» grido Roy, precipitandosi verso di essa; la chiuse sbattendola con una spinta perentoria e chiuse tutti i chiavistelli. «Anche secondo me, Pris, faresti meglio a trasferirti a casa di Isidore, mentre sia io che Irm resteremo nello stesso edificio; cosi potremmo darci una mano a vicenda. In macchina ho qualche componente elettronico, roba che ho portato via dall'astronave. Posso installare una cimice ricetrasmittente, cosi tu puoi sentire noi e noi possiamo sentire te e posso anche mettere insieme un sistema d'allarme che chiunque di noi quattro puo far scattare. Evidentemente le identita sintetiche non hanno funzionato, neanche quella di Garland. Certo lui ha infilato la testa nel cappio quando ha fatto portare il cacciatore di taglie nella sede di Mission Street; e stato un grosso sbaglio. E Polokov, invece di tenersi il piu possibile alla larga dal cacciatore, ha scelto di avvicinarlo. Noi, invece, ce ne guarderemo bene e ce ne staremo qui tranquilli». La sua voce non pareva minimamente preoccupata; la situazione sembrava stimolare in lui un'energia crepitante e quasi maniacale. «Secondo me...» Inspiro rumorosamente, sollecitando l'attenzione di tutti i presenti, compreso Isidore. «Secondo me, se noi tre siamo ancora vivi, un motivo c'e. Secondo me, se il cacciatore avesse la minima indicazione di dove ci troviamo si sarebbe gia fatto vivo. La prima regola dei cacciatori di taglie e: muoversi piu in fretta possibile. E solo cosi che possono guadagnare qualcosa».

«E se ritarda», concordo Irmgard, «noi ce la filiamo, come abbiamo gia fatto. Scommetto che Roy ha ragione; scommetto che sa gia i nostri nomi, ma non dove siamo. Povera Luba; bloccata com'era al Teatro dell'Opera, era indifesa. Non era un problema localizzarla».

«Be'...» riprese Roy, con qualche esitazione. «L'ha voluto lei; era convinta che, in quanto personaggio pubblico, fosse al sicuro». «Tu pero l'avevi avvertita», fece notare Irmgard.

«Si, glielo avevo detto e avevo raccomandato anche a Polokov di non cercare di farsi passare per un uomo della W.P.O.. E a Garland avevo detto che prima o poi uno dei suoi cacciatori di taglie l'avrebbe beccato ed e probabile, anzi del tutto plausibile, che sia accaduto proprio questo». Si dondolo avanti e indietro sui talloni e un'espressione di profonda saggezza gli si diffuse sul volto.

Isidore decise di dire la sua: «D-d-da quanto ho sentito, d-d-direi che il signor Baty e il v-v-vostro leader naturale».

«Oh si. Roy e un vero leader», disse Irmgard.

«Si, e stato lui a organizzare il nostro... viaggio. Da Marte fino a qui».

«Percio», concluse Isidore, «fareste meglio a f-f-fare come dice lui». La voce gli si spezzo per la tensione carica di speranza che l'animava. «S-s-secondo me, sarebbe b-b-bellissimo, Pris, se lei si t-trasferisse da me. Potrei prendere un paio di giorni di permesso dal lavoro - mi devono delle ferie. Cosi, per assicurarmi che non le succeda n-n-niente». E magari Milt, che era molto ingegnoso, poteva progettare un'arma da fargli usare. Qualcosa di fantasioso per abbattere i cacciatori di taglie... qualsiasi cosa essi fossero. Ne aveva un'immagine vaga, appena intravista: un qualcosa di spietato che andava in giro con un elenco e una pistola, che si muoveva meccanicamente nel piatto, burocratico compito di ammazzare la gente. Una cosa senza emozioni, forse anche senza un volto; una cosa che.se veniva uccisa era subito rimpiazzata da un'altra del tutto simile e via di questo passo fino a che tutte le persone vere e vive non fossero state eliminate.