«Ma allora siete degli androidi», esclamo Isidore. Pero non gliene importava niente; per lui non faceva alcuna differenza. «Adesso capisco perche vogliono uccidervi. In pratica, pero, voi non siete vivi». Ora si spiegava tutto. Il cacciatore di taglie, l'eliminazione dei loro amici, il viaggio verso la Terra, tutte queste precauzioni.
«Quando ho usato il termine "umano"», disse Roy Baty a Pris, «ho usato il termine sbagliato».
«Proprio cosi, signor Baty», disse Isidore. «Ma a me che cosa importa? Voglio dire, io sono uno speciale; neanche a me mi trattano tanto bene, sa, per esempio, io non posso mica emigrare». Si sorprese a chiacchierare spedito come un folletto. « Voi non potete venire qui. Io non posso...» Di colpo si calmo.
Dopo un istante Roy Baty, laconico, disse, «Marte non le piacerebbe. Non si perde mica niente».
«Mi chiedevo quanto ci avreste messo a scoprirlo», disse Pris a Isidore. «Siamo diversi, non e vero?»
«Con ogni probabilita ecco che cosa ha tradito Garland e Max Polokov», riflette Roy Baty. «Erano cosi maledettamente sicuri di riuscire a farsi passare per umani. Anche Luba».
«Voi siete degli intellettuali», disse Isidore; si senti di nuovo emozionato per aver capito. Emozionato e fiero. «Voi pensate in modo astratto e non riuscite a...» Gesticolo, mentre le parole gli s'impigliavano in gola. Siamo alle solite. «Vorrei tanto avere una personalita come la vostra; cosi riuscirei a superare l'esame e non sarei un cervello di gallina. Secondo me voi siete molto superiori; potrei imparare molto da voi».
Dopo un po' Roy Baty annuncio: «Ora cerco di finire di collegare l'allarme». Riprese ad armeggiare con i fili.
«Lui non ha ancora capito come abbiamo fatto a fuggire da Marte», disse Pris con un'acuta voce stentorea. «E che cosa abbiamo fatto lassu».
«Quello che non potevamo evitare di fare», brontolo Roy Baty.
Inquadrata nella porta aperta Irmgard Baty aveva assistito all'intera scena; se ne accorsero solo quando comincio a parlare. «Secondo me non dovremmo preoccuparci del signor Isidore», disse con franchezza; gli si avvicino rapidamente e lo scruto in volto. «Non trattano molto bene neanche lui, come ci ha fatto notare lui stesso. E quello che abbiamo fatto su Marte a lui non interessa; lui ci conosce e ci apprezza e un'accettazione emotiva del genere... vuoi dire tutto per lui. Per noi puo essere difficile comprenderlo, ma e vero». Poi, ancora una volta si avvicino a Isidore e alzo lo sguardo sul suo volto. «Lei si rende conto, vero?, che guadagnerebbe un sacco di soldi se ci denuncia?» Quindi si volto e disse al marito: «Vedi? Lo sa, ma non dira niente lo stesso».
«Sei un grand'uomo, Isidore», disse Pris. «Fai onore al tuo genere».
«Se fosse un androide», aggiunse Roy con entusiasmo, «ci denuncerebbe prima delle dieci di domani mattina. Uscirebbe per andare a lavorare e per noi sarebbe finita. Sono sopraffatto dall'ammirazione». Ma il suo tono era difficile da decifrare; per lo meno, Isidore non riusciva a interpretarlo. «E pensare che noi immaginavamo che questo mondo fosse ostile, un pianeta di facce nemiche, tutte contro di noi». Scoppio in una risata che sembrava piu un latrato.
«Io non mi preoccupo affatto», disse Irmgard.
«Dovresti aver paura fin sotto i tacchi delle scarpe», le fece notare il marito. «Votiamo», propose Pris. «Come facevamo sull'astronave, quando non eravamo d'accordo».
«Be'», disse Irmgard. «Non aggiungo altro. Ma se rinunciamo a lui, dubito troveremo un altro essere umano disposto accoglierci e ad aiutarci. Il signor Isidore e un uomo...» cerco la parola giusta.
«Speciale», concluse Pris.
CAPITOLO QUINDICESIMO
La votazione si tenne con la dovuta solennita e cerimonia.
«Restiamo qui», disse Irmgard con fermezza «In questo appartamento, in questo edificio».
Roy Baty aggiunse: «Io propongo di ammazzare il signor Isidore e di nasconderci da qualche altra parte». Poi lui e sua moglie - e John Isidore — si voltarono verso Pris.
A bassa voce la ragazza disse: «Io sono per restare qui fino in fondo». Poi, a voce piu alta, aggiunse: «Secondo me il valore che J.R. rappresenta per noi sopravanza il rischio del suo essere al corrente della nostra identita. E evidente che non possiamo vivere tra gli umani^ senza essere scoperti; questa e quel che ha ucciso Polokov, Garland, Luba e Anders. E la cosa che li ha uccisi tutti».
«Forse anche loro hanno fatto quel che stiamo facendo noi», intervenne Roy Baty. «Si sono fidati, hanno riposto la foro fiducia in un essere umano che credevano fosse diverso dagli altri. Che era, come hai detto tu, speciale».
«Questo non lo sappiamo», disse Irmgard. «La tua e solo una congettura. Secondo me, invece, loro...» accenno a un gesto vago. «Sono andati troppo in giro. Si sono messi a cantare su un palcoscenico, come Luba. Quello di cui ci fidiamo - te Io dico io di che cosa ci fidiamo troppo e che ci rovina, Roy; e la nostra maledetta intelligenza superiore!» Lancio un'occhiata furente al marito, con i piccoli seni tesi che si alzavano e s'abbassavano rapidamente. «Noi siamo cosi in gamba... Roy, stai facendo la stessa cosa in questo momento; accidenti a te, lo stai facendo proprio in questo momento!»
«Secondo me, Irm ha ragione», concordo Pris.
«E cosi dovremmo mettere le nostre vite in mano a un subnormale, un disgraziato...» comincio a dire Roy, ma poi rinuncio a continuare «Sono stanco», si limito a dire. «E stato un viaggio lungo e faticoso, Isidore. Ma non ci fermeremo molto qui. Purtroppo».
«Spero tanto», disse Isidore, tutto contento, «di riuscire a contribuire a rendere piacevole il vostro soggiorno sulla Terra». Si sentiva certo di riuscirci. Gli pareva che questa potesse essere un'impresa possibile, il culmine di tutta la sua vita - e della nuova autorevolezza che aveva dimostrato quel giorno al lavoro quando aveva parlato al videofono.
Appena stacco ufficialmente dal lavoro quella sera, Rick Deckard attraverso al volo la citta per andare al mercato degli animali: c'erano diversi isolati pieni di importanti negozi di animali con le loro enormi vetrine e le insegne vistose. Quell'orribile e inedita depressione che l'aveva assalito poco prima non era ancora svanita. Questo suo esser venuto qui a trattare animali con i negozianti pareva essere l'unico punto debole della cappa di depressione che era calata su di lui, un difetto attraverso il quale magari sarebbe riuscito a far presa su di essa e a esorcizzarla. Ad ogni modo, in passato, la vista degli animali, il profumo di affari in cui erano in ballo cifre enormi, l'avevano aiutato parecchio. Forse anche questa volerebbero riusciti a compiere il miracolo. «Dica pure, signore», lo abbordo un commesso che non aveva mai visto prima, un tipo tutto azzimato, mentre Rick se ne stava a fissare le vetrine a bocca aperta, con un'aria stordita e mite di bisogno. «Ha visto qualcosa che la interessa?»
«Di cose che m'interessano ne ho viste parecchie», rispose Rick. «Sono i prezzi che mi danno fastidio».
«Ci dica lei che affare vuole fare», propose il commesso. «Ci dica quel che vuole riportare a casa con se e come intende pagarlo. Porteremo la proposta al nostro direttore delle vendite per ottenere il suo nulla osta».
«Ho tremila bigliettoni in contanti». Il dipartimento, alla fine della giornata, gli aveva pagato le taglie. «Quanto costa quella famigliola di conigli laggiu?»
«Ma caro signore, se lei puo permettersi un anticipo di tremila bigliettoni, posso farla diventare proprietario di qualcosa di meglio di una coppia di conigli. Che ne dice di una capretta?»
«Veramente non ho mai preso in considerazione le capre», disse Rick.
«Posso chiederle se questa somma rappresenta per lei un nuovo livello di spesa?»