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«Tre bastano», rispose Rick. «Non posso fare piu niente. Ho bisogno di riposare». «Per domani saranno gia lontani», commento l'ispettore Bryant. «Fuori dalla nostra giurisdizione».

«Non cosi presto. Saranno ancora qui in giro».

«Vacci subito, stasera, in quel posto. Prima che si ambientino. Non si aspetteranno che tu sia sulle loro tracce cosi in fretta». «Ma si che se lo aspettano. Saranno li ad aspettarmi». «Cos'e? Hai fifa? E per via di quello che Polokov ha...» «Non ho affatto fifa», protesto Rick. «E allora che problema c'e?»

«Va bene», disse Rick. «Ci andro». Fece per riappendere la cornetta. «Se ottieni dei risultati, fammelo sapere subito. Saro qui in ufficio». «Se li becco mi comprero una pecora».

«Ma ce l'hai gia la pecora. E da quando ti conosco che ce l'hai la pecora».

«Si, ma e elettrica», disse Rick e riattacco. Questa volta mi faccio una pecora vera, si disse. Devo assolutamente comprarmene una. Come risarcimento.

Sua moglie era china davanti alla scatola empatica nera, un'espressione rapita sul volto. Lui rimase in piedi accanto a lei per qualche minuto e le appoggio una mano sul seno; la sentiva inspirare ed espirare, sentiva la vita, l'attivita che c'era in lei. Iran non si accorgeva di lui; l'esperienza con Mercer, come al solito, era diventata totale.

Sullo schermo la vaga figura del vecchio Mercer arrancava in salita con la sua tunica e d'un tratto un sasso volo accanto a lui. Mentre lo osservava, Rick penso: Dio mio; mi trovo in una situazione peggiore della sua. Almeno Mercer non e costretto a fare una cosa aliena alla sua natura. Si, soffre, ma almeno non gli si chiede di far violenza alla propria personalita.

Si chino e con delicatezza stacco le dita della moglie dalla doppia maniglia, quindi ne prese il posto. Era la prima volta che lo faceva da parecchie settimane. Fu un impulso: non aveva in mente di farlo; era successo tutto cosi, all'improvviso.

Un paesaggio pieno di erbacce si paro davanti a lui, un luogo desolato. L'aria odorava di fiori acerbi; era il deserto e non c'era pioggia.

Aveva di fronte a se un uomo con lo sguardo colmo di dolore e stanco che emanava come una luce penosa.

«Mercer», esclamo Rick.

«Io ti sono amico», disse il vecchio. «Ma tu devi andare avanti come se non esistessi. Riesci a capirlo?» Spalanco le mani vuote.

«No», rispose Rick. «Non riesco a capirlo. Ho bisogno di aiuto».

«Come faccio a salvarti?» chiese il vecchio. «Non riesco neanche a salvare me stesso». Gli sorrise. «Non capisci?Non e c'e salvezza!»

«E allora perche tutto questo?» chiese Rick. «Che ci stai a fare?»

«Per dimostrarti che non sei solo», rispose Wilbur Mercer. «Io sono qui con te e ci rimarro sempre. Va' ed esegui il tuo compito, anche se sai che e sbagliato».

«Ma perche? Perche devo farlo proprio io? Lascero il lavoro ed emigrero, piuttosto».

«Dovunque andrai, ti si richiedera di fare qualcosa di sbagliato. E la condizione fondamentale della vita essere costretti a far violenza alla propria personalita. Prima o poi, tutte le creature viventi devono farlo. E l'ombra estrema, il difetto della creazione; e la maledizione che si compie, la maledizione che si nutre della vita. In tutto l'universo».

«Questo e tutto quello che sai dirmi?» disse Rick.

Un sasso gli venne addosso sibilando; tento di schivarlo, ma fu colpito di striscio a un orecchio. Lascio subito andare le maniglie e si ritrovo in piedi nel soggiorno di casa sua, accanto alla moglie e alla scatola empatica. Il colpo gli aveva fatto venire uno sconvolgente mal di testa; si tocco e senti che il sangue gli stava uscendo dall'orecchio e si spandeva in grandi gocce brillanti sulla guancia.

Iran gli tampono la ferita con un fazzoletto. «Sono contenta che mi hai staccato dalla scatola. Proprio non sopporto di essere colpita. Grazie per esserti preso la sassata al posto mio».

«Io esco», annuncio Rick. «Devi fare quel lavoro?»

«Ne devo fare tre». Le prese il fazzoletto dalle mani e si diresse verso la porta. Si sentiva ancora in preda a una leggera vertigine e ora anche di un principio di nausea. «In bocca al lupo!» gli auguro Iran. «Attaccarmi a quelle maniglie non mi e servito a niente», disse Rick. «Mercer mi ha parlato, ma non mi e stato di alcun aiuto. Non ne sa mica tanto piu di me. E solo un vecchio che arranca su per la collina per andare a morire».

«E non e questa la rivelazione?»

«Quella rivelazione la sapevo gia», disse Rick, aprendo la porta. «Ci vediamo piu tardi». Usci nel corridoio e si chiuse la porta alle spalle. Condapp 3967-C, riflette, leggendo l'indirizzo sul retro del contratto. Dev'essere in periferia; laggiu e quasi tutto abbandonato. Un buon nascondiglio. Se non fosse per le luci di notte. Ecco la traccia che segufro, penso. Le luci. Sono fototropico, come la falena testa di morto. E poi, dopo quest, basta. Faro qualche altra cosa, mi guadagnero da vivere in un altro modo. Questi sono gli ultimi tre. Mercer ho ragione; devo portare a termine la missione. Pero, penso, mi sa che non ce la faccio. Due droidi insieme - non e tanto una questione morale, e una questione pratica.

Con ogniprobabilita non ce la faccio a ntrarli, si rese improvvisamente conto. Anche se ce la metto tutta; sono troppo stanco e troppe cose sono successe oggi. Forse Mercer se ne era reso conto, riflette. Magari ha previsto tutto quello a accadra.

Ma so dove posso trovare aiuto, mi e stato gia offerto, ma ho rifiutato.

Arrivo in terrazza e un attimo dopo era seduto nella penombra della sua aeromobile e componeva un numero di telefono.

«Qui e l'Associazione Rosen », disse la centralinista.

«Rachael Rosen», disse Rick.

«Scusi, signore?»

Rick s'irrito, ma si trattenne. «Mi passi Rachael Rosen»

«La signorina Rosen si aspetta la sua...»

«Sono sicuro di si», disse Rick e si mise in attesa.

Dieci minuti piu tardi il visino scuro di Rachael Rosen comparve sul video. «Salve, signor Deckard».

E impegnata in questo momento o possiamo fare due chiacchiere?» chiese. «Come ha detto lei stamattina». Non sembrava la mattina dello stesso giorno; una generazione era nata ed era morta da quando le aveva parlato l'ultima volta. E tutto il suo peso, tutta la sua stanchezza, si era accumulata nel corpo di Rick; ne sentiva tutto il fardello fisico. Forse penso, e tutta colpa di quelsasso. Con il fazzoletto si tampono l'orecchio che ancora sanguinava.

«Ha un taglio sull'orecchio», osservo Rachael. «Che peccato!» «Pensava davvero che non l'avrei richiamata? Me l'ha detto lei di farlo». «Io le ho detto che senza di me uno dei Nexus-6 l'avrebbe beccata prima che lo beccasse lei». «Be', si sbagliava».

«Pero lei ha chiamato. Comunque. Vuole che venga giu a San Francisco?» «Stasera stessa».

«Oh, ma e troppo tardi. Verro domani; ci vuole un'ora di viaggio, sa?»

«Mi hanno dato ordine di prenderli entro stasera». Fece a pausa, poi continuo. «Degli otto iniziali ne sono rimasti

«Dalla sua voce pare proprio che abbia avuto una giornata terribile».

«Se non viene giu stasera stessa, daro loro la caccia da solo e non ce la faro a ritirarli tutti. Ho appena comprato una capra», aggiunse. «Con i soldi delle taglie dei tre che sono riuscito a beccare».

«Voi umani siete strani», disse Rachael ridendo. «Le capre puzzano terribilmente».

«Solo i maschi. L'ho letto nel libretto d'istruzioni che mi tonno dato».

«Lei e molto stanco», disse Rachael. «Ha un aspetto storia dito. E sicuro di sapere quel che sta facendo? Voglio dire, cercare di beccare altri tre Nexus-6 nella stessa giornata non e uno scherzo. Nessuno ha mai ritirato sei androidi in un giorno solo».

«Franklin Power c'e riuscito. Un anno fa, a Chicago. Ne ha ritirati sette».

«Si, ma erano del vecchio tipo McMillan Y-4», rispose pronta Rachael. «Questo e un altro paio di maniche». Riflette un attimo. «Rick, non posso proprio. Non ho neanche ancora cenato».