— Fabian, ne hai bevuti parecchi stamattina! — Thomas scoppiò a ridere, ma soffocò il suo riso in un sogghigno. Un uomo destinato a essere decapitato quello stesso giorno non dovrebbe mai ridere troppo bene. Qualcuno potrebbe sospettare che sia lui a ridere per ultimo.
Thomas aveva una carta da giocare e doveva controllare le sue emozioni. Sarebbe stata una continua tensione nervosa fino al momento critico. Non doveva rivelare neppure al suo amico Fabian che, quando la folla avrebbe cominciato a formarsi (subito dopo le dieci, due ore prima dell’esecuzione), non sarebbe stata una folla completamente disomogenea: una parte di quella folla, una solida fetta, dai bordi al centro, sarebbe stata composta dagli uomini altamente selezionati di Battersea. Avrebbero indossato le rozze vesti degli sputasangue di Cathead, le bizzarre casacche dei cittadini di Wu Town, o i raffinati addobbi della popolazione di Cosmopoli e delle Città Dorate. E in un attimo, quando Thomas fosse già salito sul patibolo, pronto a mettere la testa sul ceppo, quel segmento di folla avrebbe formato una sorta di lancia, e si sarebbe precipitato in avanti a colpire.
Lo avrebbero strappato di peso al patibolo, creando un corridoio, trascinandolo via fulmineamente, e scaricandolo in una cabina di trasporto istantanea, già pronta e programmata. Non avrebbe dovuto percorrere più di trenta metri, e si sarebbe trovato in un posto prestabilito, e poi in un altro, la cui localizzazione gli era ignota. Aveva la massima fiducia in quell’uomo tutto d’un pezzo che era Battersea, ex generale dei guerriglieri, e aveva anche la massima fiducia in se stesso. Ma non doveva tradire alcun nervosismo, se non quello che ci si aspettava da un uomo che stava per essere decapitato.
Ma… accidenti a Foreman! Dava l’impressione d’indovinare ogni cosa. — Spero che questo mio amico sia davvero un amico — disse tra sé Thomas.
E Foreman stava parlando, cautamente, e scandiva le parole come se stesse cercando con molta fatica di dirgli qualcosa. Foreman aveva dichiarato una volta di odiare la parola ineffabile: che quello che poteva essere capito, poteva anche essere detto, e che in realtà tutto poteva essere capito. E tuttavia in quel momento Foreman sembrava in difficoltà.
— Non credo che un mondo debba inevitabilmente rinascere o essere sostituito da un altro — stava dicendo. — Forse una volta era così, ma ora non più. è però inevitabile che un mondo muoia quando la sua breve vita è giunta al termine. Non credo che vi sia stato un milione di questi cicli nel mezzo miliardo di anni in cui le forme superiori di vita sono nate sui vari mondi. Ho l’impressione che i cicli fossero un tempo molto lunghi, e che si siano sempre più abbreviati. Adesso il ciclo si completa in circa cinquecento anni. E a mano a mano che i cicli si accorciano, occorre sempre più fatica perché un ciclo succeda a un altro. Ogni volta diventa sempre più improbabile che il nuovo mondo riesca a nascere.
— Cerca di chiarire meglio la tua allegoria, Fabian — l’interruppe Thomas. — Cosa mi nascondi dentro quel sacco risplendente, un gatto, una pecora o un cane?
— Un cadavere, Thomas, un corpo senza vita… il tuo, e quello di Astrobia. Soltanto questo, e forse, dopo, nient’altro. Anche se ho talune speranze, taluni progetti assai precisi.
Ma Thomas si era distratto: — Ascolta! — esclamò. — Cantano una ballata su di me, là fuori, in piazza. — E la ballata entrò sulle ali del vento:
— Musica delle fogne, come quella che canterebbero i depravati fanciulli del Barrio — dichiarò Foreman, oltraggiato. — Dove sarà andata a pescare un’assurdità simile la gente civile di Astrobia? Perché non cantano qualcosa di più nobile?
— è nobile, Fabian. Ed è vera, perdio! Anche senza testa sono migliore di tutti voi che avete dato spettacolo fino adesso. Pur essendo morto da mille anni, c’è più vita in me che in tutti voi insieme. Ha la bella cadenza delle vecchie ballate, e preferisco che cantino così le mie gesta, piuttosto che in qualche altro modo sdolcinato. Sarei disposto a pagare una bella cifra, Foreman, per assistere alla mia decapitazione. Ma in questo caso il protagonista tocca il posto più brutto. Mi toccherà dare tutto quello che ho, e vedrò dalla posizione peggiore la testa che rotola.
— Un po’ di humor macabro fa bene, Thomas, ma guarda che sto cercando con molta fatica di dirti qualcosa di molto importante. Io non sono fra quei pochi che credono nell’Aldilà, Thomas, anche se ho compiuto molte prove per farmi venire la fede. Ma non hanno mai funzionato. Dirò soltanto che in tutto ciò che sta per accadere c’è qualcosa che è al di là della mia comprensione. Io osservo tutto da un punto di vista scientifico, Thomas, e cerco di usare un’unione di cosmologia, escatologia, psicologia (scomponendo la parola nelle sue radici greche) e di equilibrio isostatico tra l’intelletto e la biologia planetaria. E inoltre la compensazione logica ed etica e il vitalismo. Cerco di esaminarlo alla luce delle scienze organiche e di quelle inorganiche. Mi sono chiesto scientificamente quale sia realmente il fenomeno che qui si verifica, e ho ottenuto questa risposta: i mondi muoiono periodicamente; e, almeno nei casi precedenti, ritornano a vivere un attimo dopo. Ma i nuovi mondi non sono identici ai precedenti, poiché conservano soltanto un ricordo nebuloso e frammentario di ciò che erano un attimo prima, e la loro identità non è la stessa dei mondi precedenti. Ma il fenomeno ha una base scientifica (conosciuta e misurata), almeno a quanto ne so.
«Tu stesso, Thomas, hai preso parte alla morte di uno dei mondi precedenti. Hai qualche idea di ciò che è realmente avvenuto?»
Thomas non riusciva a capire bene a cosa mirasse Foreman. Per di più, Foreman, anche se parlava rapidamente e con la massima serietà, come se l’argomento fosse della massima importanza, sembrava stesse attento a qualcos’altro, sembrava in attesa di un segnale.
— Non è necessario che tu tenti di spiegarmi una cosa così difficile in questo momento — disse Thomas. — Se io muoio, allora, nell’istante del mio giudizio particolare, quell’Uno che ha più facilità di te nell’usare le parole mi aprirà le porte della conoscenza. Se invece non muoio, allora potremo parlarne con più calma.
— Stavo cercando il modo migliore per dirtelo, Thomas: tu morirai, questa mattina; ogni altra speranza è vana. Poiché io non credo nel Giudizio personale e neppure in quello universale, o in un qualsiasi Aldilà, non credo che ti saranno chiariti questi concetti, e perciò l’unico modo di apprenderli è quello di ascoltarmi, adesso. E voglio che tu mi ascolti.
— Oh. Per quanto riguarda la fine del mio mondo, Foreman, non ho proprio nessuna idea di ciò che è realmente accaduto. Posso proiettare la mia mente nel passato e cercare di ricostruire gli avvenimenti. Vedo la scena esattamente com’era, una casa, una città, un mondo, e mi dico che erano la casa, la città, il mondo in cui ho abitato, e che questa è la loro immagine subito dopo la mia partenza. E la cosa mi lascia perplesso. Sono veramente vissuto in quella casa e in quella città? Proprio io? Stento a riconoscere le pietre e i muri di legno, le persone che l’abitano, e tuttavia centinaia di esse hanno i nomi di gente che conoscevo bene. Non credo, come te, nella morte e nella rinascita istantanea dei mondi, ma nel mio mondo c’è stato un improvviso, drastico mutamento, più o meno nell’istante in cui la mia vita è bruscamente finita. E ne capisco molto poco.
«Foreman, vecchio falsario dalla voce melliflua, cosa vuoi dire quando affermi che io morirò questa mattina e che ogni altra speranza è vana? Dimmelo, o ti strangolo in questa stessa cella! Cosa sai, che io ignoro?»