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— Niente, Thomas, niente del tutto. Non si presume forse che tu debba morire? C’è qualche dubbio a questo proposito? Chi sarebbe più felice di me se in qualche modo lo si potesse evitare?

— Foreman, tu parli con l’innocenza di un serpente che ha novantanove anni d’esperienza. Bene, continua pure con la tua storia. Io sono anche un critico di tesi storiche, un po’, e abbiamo ancora lunghe ore da passare in compagnia, prima della mia uccisione.

— Questa è un’altra cosa che cercavo di dirti il più gentilmente possibile, Thomas: non abbiamo lunghe ore, soltanto brevi minuti. C’è un ciclo, Thomas. Al tempo della nascita di Cristo, la schietta e crudele Repubblica di Roma (sotto il primo Imperatore, che si considerava un repubblicano) morì in un attimo, e un attimo dopo nacque l’Impero, già maturo. L’Impero: fu questione di un pomeriggio e di una sera. Ma tra i due mondi non c’era somiglianza: il primo, schietto e crudele, e il secondo, strano e contorto, crudele e pietoso tutt’insieme. L’Impero. Cinquecento anni dopo, accadde nuovamente. L’Impero si dissolse come brina al mattino, e fu sostituito dal Basso Medioevo, completamente diverso. Altri cinquecento anni, e l’Alto Medioevo s’insediò sul cadavere del Basso, e non vi fu mai tanta differenza fra due mondi. Dopo altri cinquecento anni l’Alto Medioevo morì (e tu con esso) e nacque qualcosa che tu non sai riconoscere, anche se portava dei nomi a te noti. E dopo altri cinquecento anni, anche quel mondo si spense. Un nuovo mondo nacque all’istante, e la prima colonia su Astrobia coincise con la rinascita. Divenne il mondo di Astrobia, mentre la Vecchia Terra perdeva la sua importanza e docilmente seguiva il nostro mondo. Questo è il mondo destinato a morire questa mattina, e il fatto mi preoccupa.

«Questa è la prima volta che il ciclo si completa su Astrobia. Ogni volta che ciò accade, la rinascita sembra essere più improbabile. Non so esattamente cosa accada quando un mondo muore: ci dev’essere, credo, un pizzico di lievito trascendente che lo fa risorgere. Qualcosa deve scatenare una reazione. Una reazione sta già prendendo forma a causa di quella che hai definito la ‘Legge per l’Interdizione dell’Aldilà’, e il sangue dell’agnello designato (tu stesso) le impedirà di sciogliersi. In precedenza cose altrettanto semplici, ma necessarie, hanno fornito il lievito. C’è l’assoluta necessità che una piccola quantità di sostanza immateriale (qualunque sia il suo nome nell’equazione) sia aggiunta alla massa, più o meno ogni cinquecento anni. Potrebbe essere una semplice necessità chimica, il cui significato ci sfugge. Io, che ho cercato una fede ma sono stato incapace di trovarla, credo che non sia nient’altro, se non questo. Ma è necessario, ripeto, che qualcosa sia aggiunto di tanto in tanto, oppure i mondi non rivivranno. La tua morte, e la reazione da essa provocata, saranno il lievito, il granellino di pepe. Lo pianteremo subito.»

Battersea, va tutto bene? Stai guardando l’orologio? Ancora poche ore.

— Dieci minuti all’ora zero! — intonò una voce meccanica.

— Bene, Thomas — disse Foreman. — Adesso possiamo avviarci alla tua fine. Vieni, vieni.

— Adesso? Ma sei impazzito? Non sono ancora le otto. Io muoio a mezzogiorno. Niente è pronto, niente…

— Il patibolo è pronto, Thomas, e anche la lama è pronta. Venite, mie brave macchine, afferratelo! C’è un po’ della stoffa dell’eroe, in lui. Mi dispiace, Thomas, ma non c’era altro modo per farlo.

— Toglietemi di dosso le vostre zampe di latta, giocattoli del demonio! Morte e dannazione, chi ha cambiato l’ora, Foreman?

— Io, Thomas. Morirai alle otto. Non c’era altro modo.

— No, io muoio a mezzogiorno! Foreman, ti rendi conto di quello che stai facendo?

— Perfettamente. È chiaro che ho indovinato i piani di Battersea. A modo suo, era un ottimo generale dei guerriglieri, ma io ero il suo comandante. Lui, per me, è sempre stato un libro aperto, e ci ho messo poco a scoprire tutti i particolari.

— Perché mi assassini, Foreman? Ti ho sempre considerato un amico. E tu non nutrì nessuna lealtà verso l’Ideale di Astrobia.

— No, non nutro nessuna lealtà verso il cadavere di Astrobia, Thomas, e sono sempre tuo amico. Ti garantisco che non c’era altro modo per ottenere lo scopo. La reazione che si scatenerà dal tuo abbietto assassinio, insieme ad altre cose che sono andate maturando per tutto questo tempo, porterà a un risultato poderoso: la riscoperta dell’umanità!… Non credi che possa servire a far risorgere un mondo, Thomas? A volte basta un urto leggero per scatenare un’esplosione.

— Dico che nessun uomo ha mai ucciso un amico soltanto per una stupida sequela di parole come la tua.

— E io ti dico che è già accaduto molte volte. Pensa agli Assassinii, Thomas, tu che sei un critico di tesi storiche. Pensa agli Eroi: non sono stati assassinati molto più spesso da amici che da nemici? E probabilmente qualcuno di loro è stato perfino assassinato col suo consenso.

— Io non dò il mio consenso.

— Quando tutto il resto non aveva funzionato, quando un intero programma era risultato inutile, quando l’eroe sarebbe stato più utile morto che vivo, allora i suoi amici facevano di lui un eroe morto, per il suo bene e per il bene del programma. Potrei citarti una decina di casi famosi, ma non lo farò: anche dopo tanti secoli, sono guastati da troppa tendenziosità… Thomas, amico mio! Mi strangoleresti, se riuscissi a liberarti! Tenetelo ben stretto, guardie, e ora portatelo fuori. Bisogna fare in fretta, o qualcosa potrebbe rovinare tutto.

— Vatti a fidare degli amici — rantolò Thomas, mentre cercava di svincolarsi dalla stretta delle Guardie programmate. — Perché hai scelto me, Fabian? Perché mi hai fatto venire? Per questo?

— Tu eri l’unico uomo onesto fino alla fine che mi sia venuto in mente, Thomas, e ne ho presi parecchi in considerazione. Ne avevi già dato un esempio: ostinazione a essere onesto fino alla morte, per un principio che tu stesso non capivi completamente. Ho pensato che, avendolo fatto una volta, lo avresti ripetuto, se le stesse circostanze si fossero ripresentate. Ho pensato che avevi un certo magnetismo personale, che eri già diventato un simbolo e che lo saresti diventato ancora una volta. Avevamo esaurito quasi tutti i simboli su Astrobia.

— Morirò senza neppure sapere per quale ragione lo faccio — si lamentò Thomas mentre lo trascinavano fuori, verso il patibolo. Scatenò una vera battaglia. Cominciò a urlare.

— Gente, gente! — La sua voce risuonò altissima e raschiante. — Non c’è giustizia in questo! Fate a pezzi gli autori di questo inganno!

E la gente si raccolse intorno a lui, gente civile ma con qualcosa di nuovo e selvaggio negli occhi. Erano come lupi, fiutavano e ululavano. Un pandemonio stava esplodendo in Piazza Centralità, e l’aria era densa di pericolo.

Tuttavia Foreman, anticipando l’esecuzione, aveva colto di sorpresa gli oppositori; se avesse fatto presto, l’esecuzione sarebbe stata portata a compimento. Thomas si batté disperatamente contro le Guardie meccaniche, ma queste riuscirono ugualmente a immobilizzarlo e a portarlo davanti a Pottscamp, che aveva un’ultima comunicazione ufficiale da fargli.

— Sei disposto a ritornare sulla tua decisione? — gli chiese Pottscamp, fronteggiandolo in mezzo a Piazza Centralità, ai piedi del patibolo. Il cerimoniale esigeva che gli fosse posta la domanda. — Ti è così facile salvarti la vita, caro Thomas — continuò Pottscamp. — Firma qui, e vivi felice. Oppure muori miseramente. In questo caso sarò io a sostituirti come Presidente Provvisorio, e in cinque minuti quella legge avrà la mia firma. E tu, Thomas, sarai morto per nulla.

— Serpente della mia mente, io non muoio per il Nulla, per l’Ouden! Non firmerò! Adesso vedo la Cosa che tentate di uccidere, e per me è l’unica Cosa che conta. Me ne sono accorto molto tardi, ma non ritornerò sulla mia decisione. Avanti, guardie! Tagliatemi la testa, non fosse altro per non sentire più questi discorsi! Fuori dai piedi, maledetto fantoccio a molla!