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Alla sinistra di Chandagnac, visibile al di sopra delle fronde dei palmizi, c’era una prominenza di roccia rotonda. «Il fortino,» disse il compagno sdentato, mentre indicava da quella parte.

«Fortino?» Chandagnac strinse gli occhi e finalmente scorse le mura e una torre, realizzate con la stessa pietra della collina. Anche dalla spiaggia poté vedere diversi squarci frastagliati nella linea irregolare del muro. «La tua gente ha costruito un forte qui?»

«No, sono stati gli spagnoli. O forse gli inglesi. Sia gli uni che gli altri per anni, e a turno, hanno rivendicato i propri diritti su questo luogo, ma c’era soltanto un uomo, un vecchio squilibrato, sull’isola quando Jennings giunse qui e decise di fondare la città dei pirati. Gli inglesi adesso ritengono di possederla — Re Giorgio ha anche mandato un uomo con la promessa di graziare tutti quelli che decidessero di abbandonare le cattiva strada per intraprendere, non so, la coltivazione dei campi o qualcosa del genere — ma neppure questo durerà a lungo.»

Ora si trovavano in mezzo ai fuochi della cucina, che ondeggiavano intorno a gruppetti di persone sedute sulla sabbia. Molti di quei convitati avevano barili o elementi di alberatura sistemati dritti per appoggiarvisi, e tutti salutavano a gran voce i nuovi arrivati, agitando bottiglie e pezzi di carne carbonizzata. Chandagnac, nervoso, adocchiò le facce illuminate dai fuochi, e rimase sorpreso nel constatare che circa una su tre appartenevano a donne.

«La Jenny è attraccata laggiù,» disse Skank, facendo un inutile cenno. «Avranno acceso un fuoco e, con un po’ di fortuna, avranno rubacchiato qualcosa da gettare nella pentola dello stufato.»

Chandagnac aveva ancora la sensazione che il suolo oscillasse sotto i suoi stivali, e quando camminò sopra una bassa cunetta di sabbia vacillò come per correggere l’equilibrio su un ponte rollante; riuscì a non cadere, ma fece cadere una coscia di pollo dalla mano di una donna.

Gesù, pensò, preso da un improvviso terrore. «Sono spiacente,» balbettò. «Io…»

Ma lei si limitò a una risata ebbra, prelevò un altro pezzo di pollo da un vassoio apparentemente d’oro genuino e mormorò qualcosa in un miscuglio confuso di francese e italiano; Chandagnac era quasi sicuro che si fosse trattata di una sarcastica profferta sessuale, ma il gergo era troppo insolito, e i verbi troppo ingarbugliati, per esserne certo.

«Uh,» disse frettolosamente a Skank mentre riprendeva il suo passo barcollante, «la Jenny?»

«È la corvetta con la quale catturammo il vostro Carmichael,» disse il giovane pirata. «Già,» disse, scrutando davanti a sé mentre i due scalavano un’altra affollata collinetta di sabbia ingombra di rifiuti, «hanno messo una pentola di acqua di mare sul fuoco e vi stanno gettando della carne salata o altro dentro.»

Skank ruppe in una corsa faticosa, come anche gli altri uomini di Davies. Chandagnac li seguì con passo più lento, scrutando davanti a sé. C’era un fuoco sulla spiaggia, e la pentola appoggiata sulle assi ardenti era alta quasi fino alla cintola. Vide diversi polli, decapitati e sventrati ma per il resto non preparati, descrivere un arco fuori dalle tenebre e cadervi dentro, e poi un uomo avvicinarsi barcollando e rovesciarvi dentro una secchiata di un qualche fluido grumoso. Chandagnac represse un conato di vomito, e poi sogghignò quando gli venne in mente che aveva meno paura di quella gente che del loro cibo.

Un vecchio dalla corporatura tozza, calvo ma barbuto come un palmizio, si chinò sul fuoco, immerse il braccio destro tatuato nello stufato e lo mescolò. «Non è ancora abbastanza caldo,» borbottò. Ne tirò fuori un pollo mal cotto, si allontanò dal fuoco e staccò un’ala con un morso. Le piume umide resero spettacolare la sua barba, e anche al di sopra della generale confusione Chandagnac poté sentire gli ossi che venivano sgranocchiati. «Ma si sta insaporendo,» decise l’uomo, rispedendo il volatile devastato nella pentola.

«Cantiamo una canzone!» gridò qualcuno. «Mentre aspettiamo.»

Seguirono delle acclamazioni, ma poi una figura magra e ghignante avanzò nella luce del fuoco. «All’inferno le canzoni,» disse Philip Davies, guardando dritto negli occhi Chandagnac. «Facciamo uno spettacolo di marionette.» Il tono beffardo e divertito della sua voce fece avvampare il volto di Chandagnac.

Forse Davies stava scherzando, ma gli altri pirati accolsero l’idea con entusiasmo. «Giusto,» gridò un uomo, con l’unico occhio che quasi gli schizzava via dalla testa per l’eccitazione, «quel ragazzo del Carmichael sa far muovere le marionette! Cristo! Farà uno spettacolo per noi, eh?» «Lo farà,» disse in un rutto un uomo completamente ubriaco seduto vicino a lui. «Lo farà, altrimenti… gli darò un calcio nel culo.»

Tutti parvero convinti che era questo lo spirito giusto, e Chandagnac si trovò spinto al centro dell’area di fronte al fuoco.

«Co… ma io…» Si guardò intorno. La minaccia di quello ubriaco non sembrava essere stato uno scherzo, e lui rammentò la noncuranza con la quale era stato ammazzato Chaworth.

«Vuoi farlo o no, ragazzo?» chiese Davies. «Cosa c’è, il tuo spettacolo è troppo bello per noi?»

Un negro con gli occhi spalancati fissò Chandagnac, e poi si voltò a guardare i compagni. «Ha detto che sono un cane, non è vero?»

«Fermi!» esclamò a voce alta Chandagnac, sollevando le mani. «Aspettate, sì, lo farò. Ma avrò bisogno… uh… di un bel po’ di spago, di un grosso ago, di un coltello affilato e di, diciamo, un pezzo di legno molto morbido della grandezza di una brocca da tre galloni.»

Molti dei pirati che erano seduti balzarono in piedi, urlando allegramente.

«Oh,» aggiunse Chandagnac, «e sarebbero utili anche un paio di pezze di stoffa, e delle bullette, o dei chiodi piccoli. E ho visto delle bottiglie passare qui intorno… che ne direste di un boccale per il marionettista?»

Pochi minuti dopo stava accovacciato coi suoi rozzi strumenti accanto al fuoco, lavorando e bevendo sorsate, alternativamente, da una bottiglia di brandy davvero buono. E mentre intagliava rapidamente arti, torso, pelvi e testa da un pezzo di tronco di palmizio, Chandagnac si domandava quale genere di spettacolo avrebbe gradito il suo pubblico. Shakespeare sembrava inadatto. C’erano stati un paio di dialoghi vivaci e volgari che suo padre, occasionalmente, aveva eseguito nelle osterie anni prima, quando aveva creduto che il giovane John se ne fosse andato di sopra a letto, e Chandagnac sospettava che essi fossero stati parte del repertorio professionale del vecchio nei tempi magri prima del bando tedesco degli attori vivi. Se Chandagnac fosse riuscito a ricordarli, quei numeri avrebbero probabilmente riscosso successo, là.

Con una destrezza che non avrebbe mai immaginato di avere ancora, intagliò le parti anteriori delle due piccole teste di legno, realizzando dei volti rozzi ma accurati; poi tagliò delle piccole strisce di tessuto che servissero da cerniere, e quindi delle forme più grosse e complicate che fungessero da abiti. Gli ci volle non più di un altro minuto per imbastirle tutte assieme e poi per tagliare fili di spago e inchiodarli alle orecchie, alle mani, alle ginocchia e alle schiene delle sue due marionette, con le altre estremità dei fili di ogni pupazzo connesse a una croce che avrebbe tenuta stretta in mano. Controllare due marionette nello stesso tempo significava che avrebbe dovuto fare a meno di due bastoncini separati per controllare le ginocchia di ogni pupazzo, ma molto tempo addietro aveva imparato come usare le prime due dita irrigidite e tese di ogni mano per ovviare a quella mancanza.

«Benissimo, siamo pronti,» disse infine, cercando di apparire sicuro di sé, come gli aveva consigliato sempre suo padre prima di fronteggiare una platea potenzialmente ostile, com’era di sicuro quella. «Siete pregati di stare tutti seduti. Uno di voi gradirebbe lanciarmi quel… barile rotto laggiù, per favore? È meglio di niente come palcoscenico.» Con sua sorpresa, uno di loro glielo portò e si sedette ubbidiente davanti a lui. Chandagnac squadrò il barile fesso e privo di coperchio per un momento, poi sfondò con un calcio tutta la parte anteriore, tirò via le estremità delle doghe spezzate e il cerchio che era rimasto e fece un passo indietro. Annuì. «Il nostro palcoscenico.»