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A questo punto, con sollievo di Chandagnac, qualcuno gridò che la cena era pronta. Lui lasciò le marionette nel barile e si unì alla corsa verso la pentola di stufato, dove gli fu teso un piatto con sopra un caldo e umido pollo dall’aspetto gonfio. Aveva un buon profumo, tuttavia, poiché il secchio che prima aveva visto svuotare nella pentola conteneva un curry che qualcun altro della ciurma aveva trovato troppo speziato da mangiare. Così, sfilò il suo pollo dalla pelle floscia, impalò il volatile in un bastone e lo tenne sopra le fiamme. Diversi pirati che erano anche loro poco entusiasti del pollo mezzo bollito fecero la stessa cosa, e dopo che tutti ebbero mangiato, e mandato giù il dubbio cibo con altro brandy, qualcuno propose ad alta voce che il marionettista fosse il nuovo cuoco ufficiale.

L’idea suscitò grida di assenso, e Davies, che era stato fra quelli che avevano seguito l’esempio gastronomico di Chandagnac, si alzò, ebbro, in piedi. «Alzati, pup,» disse a Chandagnac.

Decidendo di considerare l’epiteto che gli era stato indirizzato come un diminutivo di puparo, Chandagnac si alzò… pur senza sorridere.

«Come ti chiami, pup?»

«John Chandagnac.»

«Shandy-che?»

«Chandagnac.» Un asse nel fuoco emise un forte schiocco, scagliando scintille nel cielo.

«All’inferno, ragazzo, la vita è troppo piccola per un nome come quello. Il tuo nome è Shandy. Ed è anche un gran bel nome, per un cuoco.» Si voltò verso gli altri pirati, sparsi come vittime di guerra sulla sabbia. «Questo è Jack Shandy,» disse, con voce abbastanza alta da essere sentita al di sopra del perpetuo mormorio. «Lui è il cuoco.»

Chiunque fosse in condizioni di capire parve compiaciuto, e Skank pose uno dei polli bolliti non richiesti su un tricorno che fece indossare a Chandagnac, mentre questi scolava un boccale di rum.

Dopodiché, per il nuovo cuoco, la sera divenne una confusione punteggiata da chiare impressioni occasionali: a un certo punto stava sguazzando nella battigia, mentre prendeva parte a una complicata danza, e la musica era un tambureggiare che faceva da contrappunto alla risacca e al vento caldo che frusciava fra le palme e al battito cardiaco dello stesso Chandagnac; più tardi si era staccato dalla danza ed era corso a riva, vagabondando a lungo fra l’acqua e la giungla, scansando i fuochi e ripetendo a se stesso in un sussurro «John Chandagnac» ancora e ancora, poiché col nuovo nome che gli era stato assegnato aveva paura di dimenticare il vecchio, là in quel mondo di assassini, di rum e di isole piccole e vivaci; e qualche tempo dopo vide una banda di bambini nudi che avevano trovato le sue marionette e le stavano facendo ballare, ma senza toccare in alcun modo le figure di legno, solo mettendo le mani a coppa vicino ad esse, e ognuna delle teste delle marionette che si agitavano stava brillando di un colore rosso opaco; e poi, finalmente, si ritrovò seduto sulla sabbia soffice, pensando che sarebbe stato ancora più confortevole sdraiarvisi. Si distese sulla schiena, si avvide di avere ancora il cappello in testa, se lo tolse goffamente, ficcò accidentalmente la mano nell’addome freddo del pollo, si lanciò in avanti per andare a vomitare un paio di iarde giù sul declivio, quindi ricadde di nuovo sulla schiena e si addormentò.

CAPITOLO TERZO

L’estate del 1718 non fu tipica per la repubblica fuorilegge dell’Isola di New Providence. Per tradizione, i pirati dei Caraibi carenavano i loro velieri di maggiori dimensioni in primavera, e quando gli scafi erano stati ripuliti dalle alghe e dai cirripedi, e tutte le bordature e le cime marce erano state rimpiazzate, riempivano le stive di cibo, acqua e del meglio del bottino invernale e poi salpavano verso nord-ovest, scivolando intorno alle Isole Berry e alle Bimini e quindi lasciando che l’eterna Corrente del Golfo li assistesse mentre seguivano la loro rotta lungo la linea costiera del Nord America. I governatori delle colonie inglesi generalmente facevano buona accoglienza ai pirati, grati per la prosperità che arrecavano le loro mercanzie a tariffe ridotte, e i Caraibi d’estate erano un fumante terreno di sviluppo per malaria, febbre gialla e ogni genere di epidemia, per non parlare degli uragani che sceglievano quella stagione, più spesso delle altre, per arrivare diretti a ovest dall’Atlantico aperto al di là delle Barbados, vorticando intorno a Cuba e risalendo per il Golfo del Messico come punte di trapano roteanti attraverso una lastra di vetro, creando e spaccando o addirittura cancellando del tutto le isole nel loro cammino.

Ma era luglio ormai, e il porto di New Providence era ancora affollato di corvette, golette e brigantini, e anche di un paio di tre alberi, e i fuochi delle cucine ancora imbrattavano l’aria al di sopra delle capanne, delle baracche e delle tende ricavate dalle vele lungo la spiaggia, e le puttane e i compratori all’ingrosso del mercato nero ancora bighellonavano fra le ciurme e scrutavano, ansiosi, le navi in arrivo; poiché era giunta notizia che Woodes Rogers era stato nominato governatore dell’isola da Re Giorgio, e il suo arrivo con la Royal Navy era atteso di giorno in giorno, in quanto avrebbe dovuto portare il Perdono del Re per tutti i pirati che volevano rinunciare alla pirateria, e la punizione prescritta dalla legge per chiunque non avesse voluto rinunciarvi.

La filosofia più diffusa frai residenti di New Providence nelle prime settimane di luglio era per lo più sintetizzata nella frase “Stai a guardare”. Pochi, come Philip Davies, erano determinati a partire prima dell’arrivo di Rogers, e pochi altri, soprattutto Charlie Vane e la sua ciurma, erano risoluti a restare e a resistere con la forza a questa incursione delle Autorità attraverso l’Atlantico; ma la maggior parte dei pirati erano inclini ad accettare l’offerta di amnistia, e ad eliminare dal loro futuro lo spettro del rituale del remo d’argento portato dal boia quando scortava un pirata condannato al patibolo e il prete e la folla e l’ultimo nodo col quale il pirata avrebbe avuto a che fare. E dopo tutto, se non avessero trovato un miglioramento sotto il nuovo regime, avrebbero sempre potuto rubare una barca e seguire il vento verso qualche altra isola. Duecento anni prima gli spagnoli si erano presi la briga di rifornire tutte le loro isole di maiali e bestiame, e un uomo poteva fare molto peggio che vivere su qualche spiaggia non sorvegliata, nutrendosi di frutta, pesce e carne seccata sopra il boucan. La vita da bucaniere era, di fatto, finita un secolo prima quando gli spagnoli avevano scacciato in mare questi inermi zingari-delle-spiagge — e se ne erano presto pentiti, perché i bucanieri sfrattati si erano rapidamente trasformati in predatori del mare — ma le isole erano ancora là.

Ora le arance punteggiavano la giungla come luccicanti monete d’oro su satin verde e velluto sgualcito, e anche quelli che erano cresciuti in Inghilterra seguivano l’esempio delle altre razze e guarnivano le loro semplici vivande con tamarindi, papaie e manghi. Avocados a centinaia pendevano grassi e verdi fra gli alberi, cadendo spesso con forti tonfi sulla sabbia e sui pirati sbalorditi che non erano abituati a vedere quelle cose nelle stagioni in cui erano mature.

La gastronomia, infatti, era diventata la parte più cospicua nella vita quotidiana del villaggio di New Providence, sia perché l’arrivo imminente di Woodes Rogers significava perlomeno il rinvio delle scorrerie piratesche, cosa che lasciava alle persone il tempo per dedicare maggiore attenzione a ciò che mangiavano, sia perché il cuoco di bordo dello Strepitoso Carmichael non solo aveva dato prova di essere competente, ma si era impegnato a preparare infornate di pane sufficienti a sfamare diverse ciurme in cambio dell’aiuto per procurare rifornimenti alimentari. Nelle tre settimane da quando il Carmichael era arrivato, per esempio, c’erano stati sette “tentativi di bouillabaisse”, nei quali quasi tutti, pirati e puttane e borsaneristi e ragazzini, si erano aggirati nel porto durante la bassa marea, armati di reti e secchi, e avevano estratto dal mare animali di ogni sorta in quantità sufficiente affinchè il cuoco preparasse un titanico stufato di pesce. E quando tutta quella roba era stata messa a bollire nelle numerose ed enormi pentole sulla spiaggia, fortemente aromatizzata con aglio e cipolle e zafferano, fu detto che le navi in arrivo avevano avvertito l’odore dello stufato molto prima di avvistare l’isola.