Mentre spingeva un po’ di più sul remo sinistro per far deviare l’imbarcazione verso la spiaggia, guardò al di sopra della spalla e vide Skank e gli altri che lo aspettavano vicino alla pila di lastre di marmo di Carrara, che almeno adesso era visibilmente più bassa di quanto lo era stata quella mattina. Dietro di loro la spiaggia bianca, accecante nel chiarore pomeridiano, saliva dolcemente fino alla confusa accozzaglia di tende e baracche, e al di là di essa fino alla giungla. Una donna in un cencioso abito purpureo stava camminando faticosamente in cima al declivio di sabbia.
Venner avanzò diguazzando quando Shandy ebbe pilotato la barca nell’acqua bassa, e quest’ultimo superò con un salto la frisata e lo aiutò a trascinarla sulla sabbia.
«Posso remare io se ti senti molto affaticato, Jack,» disse Venner, con quel sorriso invariabile come la scottatura sulle sue larghe spalle. Dietro di lui stava Mr. Bird, il nero che pensava di frequente che qualcuno lo avesse chiamato cane.
«No, va tutto bene, Venner,» disse Shandy, accovacciandosi per afferrare saldamente la lastra di marmo che stava più in alto. La sollevò, raggiunse con le gambe rìgide e una smorfia di fatica la barca, e quindi fece scivolare la lastra sulla frisata e sul traversino posteriore, e da lì sul fondo. «Al Carmichael mi calano una robusta rete: devo solo annodarla intorno a ogni blocco e far loro segno di sollevarlo.» Ritornò alla pila mentre Skank lo superava, trasportando un altro blocco.
«Bene,» disse Venner, afferrando l’altro lato del blocco sul quale Shandy si era chinato. «Il mio motto è: prenditela comoda e non sprecare sudore o sangue.»
Shandy scrutò pensieroso Venner mentre i due raggiungevano la barca con passo strascicato. Venner dava l’impressione di non fare mai completamente la sua parte in un lavoro duro, ma l’uomo aveva evitato che Shandy venisse ucciso il giorno in cui Davies aveva preso il Carmichael, e la sua filosofia del prenditela-comoda induceva Shandy a confidargli il suo piano di fuga. Venner sicuramente pensava alla prossima impresa perlomeno come a un deplorevole logorio, e se Shandy aveva intenzione di nascondersi a terra finché la Jenny e il Carmichael non fossero partiti, per poi rifarsi vivo e attendere l’arrivo del nuovo governatore dall’Inghilterra, un compagno che conosceva l’isola e le sue abitudini sarebbe stato utilissimo.
Mr. Bird aveva preso un altro dei blocchi e stava arrancando dietro di loro, guardandosi intorno con sospetto. Shandy era sul punto di chiedere a Venner di unirsi a lui dopo che il lavoro fosse finito, per discutere alcune applicazioni pragmatiche della sua filosofia, ma udì uno scalpiccio proveniente dalla parte alta del pendio e si voltò per vedere chi si stava avvicinando.
Era la donna nell’abito purpureo, e quando lui e Venner ebbero sistemato il loro blocco, Shandy si riparò gli occhi per guardarla.
«Salve, Jack,» disse lei, e Shandy realizzò che era la moglie di Jim Bonny.
«Salve, Ann,» disse. Lo infastidì realizzare che, anche se lei era un’adolescente tozza e dalla grossa corporatura coi denti storti, il suo torace gli si gelava dentro, e il cuore gli cominciava a palpitare come un martello su un terreno morbido. Sebbene in compagnia di Beth Hurwood lui si vergognasse un po’ della sua barba, dei capelli incatramati e dell’intensa abbronzatura, quando la moglie di Bonny era nei paraggi era furtivamente orgoglioso di essi.
«Ancora a zavorrare quella cosa?» disse lei, accennando con la testa al Carmichael dietro di lui. Aveva imparato quel termine mentre lo stava guardando lavorare pochi giorni prima.
«Già,» disse lui, risalendo dall’acqua e cercando di non fissarle i seni, chiaramente visibili sotto la blusa abbottonata con negligenza. Si sforzò di concentrare la mente sul suo lavoro. «O perlomeno questa è l’ultima zavorra mobile. Il Carmichael era spaventosamente instabile… s’ingavonava in maniera pazzesca in un forte vento. Quasi ci scaraventò tutti fuori bordo quando quel giorno virò per fronteggiare la Jenny.» Rammentò il tavolo della colazione che rotolava attraverso il ponte di poppa, e i tovaglioli che roteavano via nel mare esattamente al di sotto del punto dove lui e Beth si erano stretti alla battagliola l’uno all’altra… e allora si accorse che il suo sguardo era scivolato di nuovo sul seno di Ann. Si voltò verso la pila e afferrò un’altra lastra.
«Mi sembra uno lavoro davvero terribile,» disse Ann. «Devi farlo quasi tutto tu?»
Lui si strinse nelle spalle. «I mari e i climi son quello che sono; il tuo vascello deve adattarsi o affondare.» Sollevò la lastra, le voltò la schiena e avanzò a fatica verso la barca, dove Mr. Bird e Skank stavano sistemando un’altra lastra. Venner stava seduto sulla spiaggia, facendo finta di esaminare preoccupato il fondo del suo piede.
Il battito e il respiro di Shandy erano forti nella sua testa, cosicché non udì Ann diguazzare proprio dietro di lui; Skank e Mr. Bird tornarono con lunghi passi sulla riva, e quando Shandy si raddrizzò dopo aver deposto il blocco, e si voltò, scoprì che lei stava per baciarlo.
Le braccia di Ann furono intorno a lui e la bocca di lei era aperta, e contro il suo petto nudo poté avvertire i capezzoli attraverso il tessuto della blusa; come la maggior parte degli abitanti dell’isola lei odorava di sudore e di liquore, ma nel suo caso questi odori erano misti a un odore femminile talmente penetrante che Shandy dimenticò le sue decisioni su di lei e dimenticò Beth e suo padre e suo zio. Sollevò le braccia e la strinse a sé con più forza. La ragazza, unitamente al sole caldo che egli avvertiva sulla schiena e all’acqua tiepida intorno alle caviglie, parve per un momento ancorarlo all’isola come un albero, animato solo da stimoli e riflessi biologici e neppure minimamente consapevole di sé.
Poi ritornò in sé e abbassò le braccia; lei fece un passo indietro, rivolgendogli un sogghigno.
«Perché,» cominciò a gracchiare Shandy, «perché,» proseguì con più forza, «hai fatto questo?»
Lei scoppiò a ridere. «Perché? Per fortuna, uomo.»
«Attento, Jack,» disse piano Skank.
Jim Bonny si stava precipitando giù dal declivio, la faccia tonda rossa sotto una striscia di tessuto scura, e gli stivali che scalciavano nuvolette di sabbia bianca. «Shandy, figlio di una cagna!» stava strepitando. «Tu maledetto schifoso figlio di una cagna!»
Sebbene in apprensione, Shandy lo fronteggiò. «Cosa vuoi Jim?» gridò, calmo.
Bonny si arrestò di fronte alla moglie con gli stivali appena fuori dall’acqua, e per un momento parve sul punto di colpirla. Poi esitò, e il suo sguardo si allontanò da lei e si posò, torvo, su Shandy. Armeggiando, tirò fuori dalla tasca un coltello a serramanico — Shandy fece un passo indietro, afferrando il suo — ma quando ebbe fatto scattare la lama, Bonny premette la punta sul polpastrello del suo indice sinistro e spinse la lama in avanti, rapido, scagliando un paio di gocce di sangue verso Shandy, e nello stesso tempo cominciò a salmodiare un’incomprensibile nenia multilingue.
Shandy notò che il sole era improvvisamente più caldo — terribilmente più caldo — e poi Skank balzò da dietro sulla schiena di Jim Bonny e lo spinse in avanti sulle ginocchia nell’acqua, e quindi saltò via da lui e gli piantò un piede nudo fra le spalle della giacca e lo spinse con la faccia nell’acqua bassa.
Bonny si agitò, diguazzò e imprecò, ma l’improvviso sudore si raffreddò sulla faccia e sulle spalle di Shandy, e Skank entrò in acqua e assestò un calcio al braccio di Bonny. «Non stai per caso dimenticando una delle regole adesso, Jim?» domandò Skank. «Niente aggressioni vodun fra di noi, a meno che non si tratti di duello dichiarato, non è così?» Bonny si stava dibattendo per tirarsi fuori dall’acqua, ma Skank gli assestò di nuovo un calcio, più duro, e lui crollò con uno sputacchiante grido di protesta.