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«Avanti,» disse Hurwood, e tutti si avviarono.

Sebbene diverse volte incespicasse e scivolasse nella melma, Shandy si scoprì oppresso dall’idea di quanto fosse solida la terra. Essa gli conferiva una sensazione simile alla claustrofobia, malgrado le nuvole alte e ribollenti.

Allora gli venne in mente: sette compagni? Avrebbero dovuto essere sei! Si trattenne indietro e identificò le figure che arrancavano sotto di lui: c’era Barbanera, e Davies, e Bonnett, e Beth e Friend e Hurwood… e nessun altro. Erano sei. Shandy si affrettò dietro di loro, e poi solo per rassicurarsi contò le figure… ed erano di nuovo sette.

C’era, anche un odore, come di acqua stagnante e piombo antico. Una notte di odori terrìbili, rifletté lui. Pensò che gli rammentavano qualcosa, e si avvicinò faticosamente a Davies. «Parlando di odori sgradevoli,» mormorò Shandy, «pensavo che tu avessi detto che non avrebbero eseguito una resurrezione magica sulla terra.»

«Lascia perdere l’odore di ferro caldo, va bene?» disse piano il pirata. «Ma no, Jack, non faranno niente del genere qui; stanno solo… adattando… le loro anime in modo da poterlo fare in seguito, in qualche punto sul mare.» Il pendio adesso si livellò, e loro erano in grado di rimanere dritti senza bilanciarsi per evitare una caduta. «No,» proseguì Davies, «non potrebbero far nulla qui — avevi mai avvertito un suolo più solido? Fa sì che gli altri luoghi appaiano soltanto come… delle enormi zattere.»

Era questo, realizzò Shandy — era questo che lo aveva turbato. Quel luogo non dava sensazione di movimento. Non aveva mai pensato che un luogo sulla terra solida potesse muoversi, se non durante i terremoti; prima di quel giorno avrebbe riso se qualcuno avesse proclamato di essere in grado di sentire il movimento nello spazio del pianeta Terra. Ora, tuttavia, gli sembrava di essere sempre stato fondamentalmente consapevole di quel movimento, sebbene inconsciamente come un pesce è consapevole dell’acqua.

Copernico, Galilei e Newton, pensò, avrebbero trovato questo posto angoscioso anche più di me.

Avevano tutti raggiunto il tratto livellato eccetto Bonnett, che stava lentamente scendendo giù per il pendio in posizione seduta, sussultando. «Quanti di noi sono qui?» chiese Shandy a Davies. «Perbacco, uh… sette,» rispose il pirata. «Conta.»

Davies lo fece, e imprecò allarmato. «Tu e Bonnett e Thatch,» disse in fretta a se stesso, «e i tre del Vecchio Mondo, e io. Fanno sette. Giusto, e non c’è nessun altro. Accidenti, per un momento sembrava fossimo otto, no?»

Shandy scosse la testa, con tristezza. «Conta di nuovo, rapidamente, e arriverai a otto. Fallo lentamente, chiamando ognuno per nome, e arrivi a sette.»

Davies tornò a contare, muovendo in fretta il dito su ogni sagoma indistinta, una volta rapidamente e un’altra volta di nuovo lentamente… e quando terminò sbottò in una pesante oscenità. «Jack,» disse, e la sua voce era tesa per il disgusto, che Shandy ritenne celasse il terrore, «i nostri occhi sono stregati? Come può esserci uno straniero fra noi che diventa invisibile solo quando contiamo attentamente?»

Shandy non tentò nemmeno di rispondere, poiché aveva lanciato un’occhiata ravvicinata alla Fontana. Aveva già notato che l’acqua, sebbene fosse lanciata in alto nell’aria, era stranamente densa, e dava la sensazione di cozzare piuttosto che di schizzare quando ricadeva, e di essere lei la fonte sia di quella tenue fosforescenza che di quel tanfo stagnante, ma adesso vide delle facce nel liquido agitato: centinaia di facce che si formavano l’una dopo l’altra come se la Fontana fosse uno specchio che ruotasse al centro di una folla, e ogni faccia che fugacemente appariva era contorta dalla paura e dalla rabbia. Sebbene provasse ripugnanza, Shandy si avvicinò di un passo… e allora vide le cortine ondeggianti di pallida luce colorata, simili a una mobile Aurora Boreale, che fluivano verso l’alto dall’intera superficie della Fontana, e giocavano silenziose sullo strato di nuvole sovrastante, dando l’impressione di essere la forza che le faceva ribollire.

Hurwood avanzò, affiancandosi a Shandy. Il vecchio emetteva respiri leggeri e rapidi. «Che nessuno si volti,» disse. «Ognuno si limiti… a continuare a guardare ciò che sta guardando. La cosa con la quale abbiamo necessità di parlare non si manifesterà se le rivolgiamo soverchia attenzione.»

Con un brivido di gelo Shandy realizzò che la cosa che Hurwood cercava doveva essere quella figura in più nella quale lui e Davies si erano imbattuti quando si erano messi a contare.

Qualcuno nelle vicinanze sussurrò qualcosa, e Shandy si aspettò che Hurwood imponesse il silenzio, ma lo stregone monco stava rispondendo in una lingua che Shandy non aveva mai sentito, e lui realizzò che anche il sussurro era stato nella stessa lingua, e che colui che lo aveva emesso non era uno del loro gruppo.

La voce aliena parlò di nuovo, con maggior fermezza ma ancora molto debolmente, e a Shandy parve che colui che parlava si trovasse proprio accanto al suo gomito. Shandy stava obbedendo a Hurwood e guardava dritto davanti a sé, ma con la coda dell’occhio, nella penombra, poté vedere qualcuno vicino a lui. Davies era dall’altro lato… era questi il misterioso autore del sussurro? O era solo Bonnett? O anche Beth? Shandy era fortemente tentato di sbirciare.

La voce s’interruppe. «Guardate avanti,» rammentò a tutti Hurwood. «Chiudete gli occhi se preferite, ma nessuno deve guardarsi intorno.» Quindi parlò di nuovo, più teso, nell’altra lingua, e quando terminò Leo Friend aggiunse una frase che era in maniera evidente una domanda.

La voce, sommessa e dall’origine ignota, rispose e parlò per un po’, e Shandy si domandò per quanto tempo avrebbe dovuto continuare a guardare davanti a sé. Il pensiero di chiudere gli occhi in un luogo così orrìbilmente immobile gli gelò lo stomaco, ma anche restare fermo stava diventando insopportabile.

Finalmente la voce si fermò, e ad un tratto Hurwood e Friend si mossero. Shandy rischiò uno sguardo obliquo in quella direzione. Stavano correndo verso la riva dello stagno intorno alla Fontana, e quando vi giunsero seguitarono a camminare nel fluido viscoso e si accovacciarono per raccogliere un po’ di quella sostanza nelle loro mani e berla avidamente. Poi tornarono a fatica sul suolo melmoso, e Hurwood parlò di nuovo.

La risposta che venne pochi secondi dopo era debolissima, forse perché i componenti del gruppo avevano spostato gli sguardi. La voce pronunciò solo poche sillabe.

All’istante, Hurwood e Friend si frugarono nelle tasche. Hurwood estrasse un coltello da tasca, e Friend finalmente sfilò uno spillone dalla sua parrucca incipriata, e nello stesso momento entrambi si punsero un dito e scossero il sangue sulla melma fredda.

Le gocce di sangue sibilarono nei punti in cui caddero, e allora a Shandy parve come se due mani simili ad artigli spuntassero dal fango, ma un momento dopo quelle cose smisero di muoversi e lui comprese che erano piante — cose affusolate simili a cactus, ma vistose in quel panorama desolato. Shandy notò in quel momento una terza pianta, più in vicinanza della riva, ma essa era avvizzita e rigida.

Allora Barbanera avanzò con passo deciso, e, sebbene Hurwood allungasse le braccia per fermarlo, in due lunghi passi il re-pirata fu nello stagno col liquido che gli arrivava alla caviglia. Raccolse un po’ di quel fluido e lo bevve, poi ne uscì, si morse un dito e fece scorrere un po’ di sangue. Di nuovo ci fu il sibilo e l’eruzione di fango, e un attimo dopo un’altra pianta spinosa era spuntata, a poche iarde da quelle di Hurwood e Friend.