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Puzzava di profumo e di sudore e di dolciumi, e una delle sue mani annaspava, goffa, dietro il torso di lei, ma Beth fu, almeno per quel momento, in grado di tenere gli occhi e i denti serrati. Poi la bocca di lui scivolò via e lei lo sentì ripetere più volte con passione un paio di sillabe.

Beth aprì gli occhi… e ammiccò, stupefatta.

La finestra baluginante e l’intera cabina della nave erano scomparse. I due stavano su un logoro tappeto lavorato a maglia in quella che sembrava essere una meschina camera da letto inglese; l’aria era viziata e odorava di cavoli bolliti. Beth cercò ancora di staccarsi da lui, e, sebbene non avesse successo, diede uno sguardo al proprio corpo. D’improvviso era grassa, e indossava un lungo e informe vestito nero, e i suoi capelli erano grigi. E poi capì cos’era quello che lui stava sussurrando.

«Oh, mamma, mamma,» stava dicendo con voce strozzata, il respiro caldo e ansimante sulla gola di lei. «Oh, mamma mamma mamma.»

Ma fu solo quando realizzò che lui stava strofinando spasmodicamente le sue pelvi ben gonfie contro di lei che Beth vomitò.

Meno di mezzo minuto dopo Leo Friend era fuori sul cassero di poppa, e camminava avanti e indietro con la faccia arrossata nella luce del mattino.

Dagli errori, si disse mentre dava leggeri tocchi alla macchia con un fazzoletto di seta, bisogna soltanto imparare. E l’incidente di poco fa nella cabina dovrebbe avermi insegnato qualcosa. Devo semplicemente aspettare… e solo ancora un poco, solo finché raggiungerò quel tanto di pace e tranquillità da poter utilizzare qualcuno delle magie che adesso sono in grado di fare.

E allora, pensò, voltandosi a guardare la porta della cabina che aveva appena chiuso con un chiavistello dall’esterno, allora vedremo chi respingerà le premure di chi. Tirò un respiro profondo e poi espirò, annuendo con determinazione. Si girò a guardare il cassero di poppa della nave che era stata il Carmichael, e dopo aver esaminato la nuova ciurma decise che il suo aspetto era molto meno vivace di quello che aveva quando l’aveva evocata, diverse ore prima. Sembravano ancora più pallidi, e più gonfi, e continuavano a inclinare di lato le teste come se stessero ascoltando qualcosa, e lanciavano occhiate a nord con espressioni che anche sulle loro facce morte erano riconoscibili come Impaurite.

«Cosa c’è?» sbottò contro una delle figure che manovrava la barra del timone. «Avete paura di Barbanera? Paura che lui venga a conficcare una sciabola nei vostri visceri freddi? O di Hurwood, che ci insegua per riprendersi la sua d-d-d-d… maledetta prole? Ormai ho più potere di tutti e due messi assieme, non preoccupatevi.»

La cosa a cui aveva parlato non parve udire, e continuò a girare la sua testa grigio perla — al punto che il suo collo cominciò a lacerarsi — per scrutare al di là della poppa. Debole, dalla sua inservibile gola, venne un sibilo che avrebbe potuto essere un piagnucolio.

Irritato, poiché l’evidente paura della sua ciurma aveva cominciato a infettarlo malgrado la fiducia e la rassicurazione che portano le giornate di sole, Friend salì la scaletta del boccaporto fino al secondo ponte di poppa — la levitazione era ancora un’abilità troppo nuova e incontrollata — e si voltò a guardare al di sopra della murata di poppa.

All’inizio pensò che la nave all’inseguimento fosse la Vendetta della Regina Anna di Barbanera, e le sue labbra tumide si arricciarono in un sorriso crudele — che disparve un attimo dopo, tuttavia, quando realizzò che si trattava di una nave che non aveva mai visto. Questa, vide, era più larga ed era dipinta di rosso e di bianco intorno alla prua… e la prua che avanzava non era forse spaventosamente immobile? Le prue della maggior parte delle navi non si sollevano e ricadono un poco quando acquistano velocità, e non scagliano spruzzi ai lati?

Salì sulla battagliola che sovrastava il cassero e i ponti di poppa. Almeno per il momento la sua nave aveva smesso di mutare il suo aspetto, e non c’erano più alberi o ponti che cambiavano idea circa la loro posizione di momento in momento. Probabilmente anche la finestra in… quella cabina… si era ormai stabilita definitivamente là oppure definitivamente altrove.

«Aumentate la velocità!» gridò Friend alla sua necrotica ciurma. Diverse figure grigie cominciarono a strisciare sul sartiame. «Più in fretta!» strillò. «Non mi meraviglio che la maledetta Charlotte Bailey affondò, se era questo il modo in cui la governavate!»

Si voltò a guardare la nave che li inseguiva, e si domandò se stava soltanto immaginando che era già più vicina. Piantando saldamente i piedi sul ponte, destò le nuove zone della sua mente e puntò un dito a salsicciotto contro la strana nave. «Via,» disse, con voce tesa.

All’istante un ampio tratto di mare si trasformò in vapore, che si arricciò e vortice verso l’alto in una bianca nuvola dal profilo netto, e Friend ridacchiò, deliziato… ma il risolino s’interruppe un momento dopo quando la nave emerse dalla nuvola, apparentemente identica a prima. Le sue vele, di fatto, splendevano ancora del color bianco osso della tela asciutta.

«Maledizione,» disse Friend, piano.

Non importa chi sia, pensò con inquietudine. Ho cose di meglio da fare che preoccuparmi di lei. Potrei far levitare me stesso ed Elizabeth e volarmene via… ma se stanno inseguendo noi piuttosto che questa nave sarebbe uno svantaggio, poiché dovrei usare parte del mio potere solo per tenerci su… Naturalmente ne sto già usando un bel po’ adesso, per far continuare a muovere questi dannati marinai risorti…

Ridiscese sul ponte, e dopo aver gridato altri ordini alle grigie figure silenti e indaffarate, abbassò la testa ed esaminò le tavole del ponte sotto le sue scarpe macchiate di fango ma ancora riccamente ornate. Potrei tornare là dentro di corsa e possederla, pensò, con la calda eccitazione che ricominciava a soffocarlo malgrado l’ansia che gli provocava il vascello inseguitore. E questa volta potrei imprigionarla in una morsa magica, cosicché non potrebbe neppure battere le ciglia senza un mio specifico permesso… o potrei semplicemente renderla incosciente, e utilizzare la magia per costringere il suo corpo a comportarsi nella maniera che voglio…

Scosse la testa. No, questo non sarebbe stato molto diverso dalle attività cui indulgeva fin da quando aveva imparato, nella sua adolescenza, a scolpire donne ectoplasmatiche nell’aria al di sopra del suo letto inquieto. Nella migliore delle ipotesi tutto ciò che avrebbe potuto fare in quel momento era violentare Beth Hurwood, e qualsiasi normale marinaio poteva commettere uno stupro. Friend voleva — ne aveva assolutamente bisogno — perpetrare una violazione molto più profonda. Voleva manipolare la volontà di lei, in modo che non solo lei non avrebbe avuto il potere di evitare di accoppiarsi con lui, ma avrebbe vissuto con la speranza di farlo. E se per caso lui l’avesse confusa con sua… con qualcun altra… lei ne sarebbe rimasta comunque lusingata.

Per essere in grado di controllare le persone in maniera così totale, tuttavia, lui avrebbe dovuto avere il controllo di una porzione di realtà ben più estesa di quella che aveva controllato in precedenza — di fatto avrebbe dovuto avere il controllo di tutta la realtà. Al fine di poter definire completamente il presente, avrebbe dovuto essere in grado di modificare il passato… imporre il futuro… diventare, in effetti, Dio.

Beh, pensò con un sorriso nervoso, perché no? Non ho forse impiegato tutta la mia esistenza nel tentare di avvicinarmi a questo?