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«Tenete ferma la barra!» ordinò Davies, «e adesso rallentiamo pure,» aggiunse a Hurwood. «Aggireremo la prua del Carmichael e lo abborderemo dal lato destro.»

Le due navi avevano rallentato anche prima che la de Lagrimas perdesse il suo albero maestro, e così anche sovraccarica e in rallentamento la Jenny ebbe tutto lo spazio di cui aveva bisogno quando, ancora ingavonandosi, passò sotto la prua del Carmichael, e la aggirò. Poi la prua, che ancora si stava girando, della Jenny raschiò schegge dallo scafo della nave e la corvetta rollò e vibrò mentre perdeva lo slancio; Davies ordinò che fossero lanciati i grappini, e un momento dopo i pirati sciamarono come grosse cimici cenciose su per le corde. Frai primi c’era Shandy, che trovò ironico che in questa seconda cattura del Carmichael lui fosse uno di quei selvaggi barbuti che si stavano arrampicando sulle cime di abbordaggio.

Quando si trovò a metà strada sulla corda, puntellando le suole degli stivali contro lo scafo mentre si sollevava verso l’alto, lo scafo improvvisamente ebbe un sussulto come una pelle di tamburo percossa e lui oscillò di lato e cozzò contro di esso; l’impatto gli fece battere la testa contro il fasciame dello scafo e gli intorpidì il braccio destro, ma lui riuscì comunque a tenere stretta la mano sinistra intorno alla corda. Guardando verso il basso, al di là dei suoi stivali oscillanti, vide la maggior parte degli uomini che erano stati sulle cime con lui cadere nell’acqua turbolenta frai due vascelli.

«Il galeone spagnolo l’ha colpito sull’altro lato!» gridò Davies, balzando lui stesso su una delle corde che pendevano. «Ora o mai più!»

Shandy trasse un respiro profondo — attraverso la bocca, poiché dal suo naso stava gocciolando il sangue — flette le dita della mano destra, la allungò verso l’alto per afferrare la corda, tirò su le gambe e si spinse via dallo scafo, riprendendo stancamente l’arrampicata. Fu il primo ad afferrarsi alla battagliola e a roteare una gamba al di sopra di essa, ma, malgrado le sue apprensioni per Beth Hurwood, quando si fu tirato su con uno strappo, si limitò ad accucciarsi e a guardare per diversi secondi.

La nave spagnola era un intrico di pennoni frantumati e di sartiame aggrovigliato che oscurava il cielo, ma l’attenzione di Shandy si concentrò sulle sue immediate vicinanze. La nave alla cui battagliola si stava afferrando non era semplicemente il Carmichael — la sua parte centrale era più ampia in larghezza ma più corta a prua e a poppa, c’erano due casseri di poppa, uno dietro il primo e ad altezza superiore, e i cannoni erano montati sul ponte più alto, invece che su quello in basso — ma ciò che attirò la sua attenzione furono i marinai a bordo.

Si muovevano goffamente, e la loro pelle era del colore della crema schiumosa di una zuppa di funghi, e i loro occhi erano di quel bianco latteo che, nei pesci, è il segno che sono morti da troppo tempo.

La maggior parte di quella ciurma malamente rianimata stava correndo verso prua, dove un gruppo di marinai similmente decomposti stava scendendo attraverso un varco della murata infranta dalla de Lagrimas.

Shandy desiderò ardentemente balzare di nuovo nell’acqua. Aveva visto cose come quelle nei sogni più terribili della sua infanzia, e non era sicuro che non sarebbe caduto morto lui stesso se una di quelle creature avesse rivolto il suo sguardo spaventosamente consapevole su di lui.

In quel momento comprese che si erano accorti della sua presenza, perché diversi di loro si stavano muovendo verso di lui con una bizzarra andatura affaticata ma rapida, e brandivano delle corte sciabole corrose ma dall’aspetto solidissimo. I loro piedi nudi, strisciando sul ponte, provocavano un rumore come se qualcuno stesse facendo rotolare rospi morti giù per un tetto di tegole.

Con la voce resa stridula dal panico, Shandy gridò le frasi iniziali dell’Ave Maria mentre saltava sul ponte, sfilava la sciabola e si apprestava a una delle risposte agli attacchi multipli in cui Davies lo aveva fatto esercitare; fintò un attacco fra due dei suoi assalitori, poi si avventò dall’altra parte, intercettando la lama di un altro avversario con un colpo stridente che fece muovere a spirale la sua lama finché si affondò in quel collo perlaceo. Saltando sopra la figura che rotolava a terra, quasi decapitata, vide diversi uomini che si trascinavano verso di lui… e, sul ponte più in alto, vide la figura imbrattata di un Leo Friend furioso e spaventato ferma a guardare. Friend stava fissando qualcosa che si trovava alle spalle di Shandy e più in alto, e dopo che ebbe eseguito una rapida finta-e-fendi-e-corri ed ebbe superato i suoi immediati attaccanti, Shandy arrischiò una fugace occhiata all’indietro.

Benjamin Hurwood stava sospeso a mezz’aria, senza sostegno, una dozzina di piedi al di sopra della battagliola della nave e a poche iarde da essa, e attraverso i capelli bianchi che gli frusciavano intorno alla faccia stava sorridendo quasi affezionatamente a Friend. «Ti ho portato con me,» disse il vecchio, e, sebbene parlasse piano, il clangore e i tonfi delle ciurme fantasma che si affrontavano si azzitti quando parlò, cosicché le parole arrivarono ben chiare. «Ti ho mostrato la via che conduceva fuori dal punto morto al quale eri arrivato, ti ho mostrato il luogo che da solo non eri riuscito a trovare.» Il sorriso si allargò, cominciando a somigliare a quello di un teschio. «Davvero credevi di essermi superiore, di poterti spingere tanto lontano che non avrei potuto seguirti? Ah. Sono lieto che tu adesso abbia rivelato la tua natura traditrice… col tempo avresti potuto diventare abbastanza potente da nuocermi.» Chiuse gli occhi.

Gli altri pirati ormai si erano arrampicati a bordo, e, dopo lo stupore iniziale, stavano tenacemente scambiando colpi di spada coi marinai cadaverici, comprendendo in fretta che quelle cose avrebbero dovuto essere smembrate, e pressocché totalmente, per essere messe fuori combattimento. Quegli esseri adesso erano anche rapidi nei movimenti, in una maniera spasmodica, da insetti, e diversi degli uomini di Davies erano caduti sanguinanti nei primi minuti.

Shandy udì qualcuno battere una porta al di sotto del ponte sul quale si trovava Friend, e dedusse che era Beth che stava chiusa là dentro, ma aveva compreso che era estremamente difficile farsi strada sul ponte. Il braccio che reggeva la spada si stava stancando, e ormai tutto quello che riusciva a fare era parare i colpi di sciabola — si sentiva troppo esausto per fare affondi e roteare la spada in una qualsiasi effettiva replica.

Poi uno di quei cadaveri viventi lo raggiunse con una sorta di danza ponderosa e mulinò una corta sciabola verde in direzione della sua testa… Shandy sollevò la propria sciabola e parò il colpo col forte della lama, ma la forza del colpo gli fece volar via di mano la spada. La cosa morta, troppo vicina ormai per sfuggirle, tirò il braccio indietro per un colpo mortale, e Shandy non ebbe altra scelta che avventarsi nella sua guardia e avvinghiarla.

Il corpo puzzava di pesce morto e dava la sensazione come di catene e gelatina in una borsa di pelle umida, e Shandy dovette fare uno sforzo davvero enorme per impedirsi di svenire per l’orrore della sua vicinanza. La creatura stava sibilando, e percuoteva e martellava la schiena di Shandy col guardamano d’ottone della sciabola, ma Shandy riuscì a spingersi verso la battagliola di tribordo e a far rotolare il marinaio morto fuori bordo. Le mani grigie artigliarono i risvolti della giacca di Shandy, e per diversi secondi lui rimase proteso al di sopra della battagliola a fissare gli occhi cagliati del morto appeso; poi un gomito, e un momento dopo l’altro, si staccarono all’interno delle maniche, e il corpo precipitò con un tonfo in mare, lasciando le mani e gli avambracci attaccati ai risvolti di Shandy.