Pilotò la Royal James su per Cape Fear River, all’apparenza per carenarla ed effettuare riparazioni — ma si assicurò che il capitano e la ciurma dell’ultima nave da lui catturata vedessero dov’era il suo ancoraggio prima di essere liberati.
I cacciatori di pirati del governatore, con a capo il Colonnello Rhett, si erano cortesemente presentati sulla foce del fiume la sera del ventisei; e Bonnett si assicurò che il suo finto tentativo di fuga avvenisse alla bassa marea della mattina successiva. Sebbene Herriot fosse rimasto stupefatto davanti alla mancanza di senso pratico dei suoi ultimi ordini, Bonnett riuscì a far incagliare la nave in una posizione nella quale sarebbe stata impossibile qualsiasi manovra. All’ultimo momento Bonnett aveva tentato di far detonare i barilotti di polvere, che avrebbero sparso i suoi resti e quelli della maggior parte della ciurma sul paesaggio acquitrinoso, ma fu fermato prima che potesse dare fuoco.
C’era poi stato il viaggio di ritorno a Charles Town… in catene. La sua ciurma era stata sollecitamente rinchiusa nell’edificio delle riunioni degli Anabattisti nell’angolo meridionale della città, sotto la sorveglianza di un’intera compagnia della milizia… ma Bonnett e Herriot erano stati condotti in una torre di guardia a sud della città, su un argine del fiume Ashley, con sole due guardie assegnate loro.
La sera di due settimane dopo il loro arrivo, entrambe le guardie tornarono a piedi in città per cenare… e la serratura della porta si dimostrò così arrugginita che uno spintone fece spezzare il chiavistello. Neppure Bonnett aveva davvero desiderato affrontare l’umiliazione di un processo e di un’esecuzione pubblica, e così, esultanti per quello che sembrava un colpo di fortuna, lui e Herriot erano scivolati fuori, avevano rubato una barca e avevano remato verso est, oltre il Forte di Johnson, e fuori dal porto.
Allora il tempo si era messo al brutto, con vento e pioggia e mare agitato, e loro erano stati costretti a sbarcare sull’Isola di Sullivan, appena fuori e a nord del porto; e, troppo tardi ormai, entrambi avevano cominciato a chiedersi, inquieti, se la loro fuga era stata davvero un colpo di fortuna.
Il tempo non era migliorato. I due fuggitivi erano riusciti a erigere una tenda con le vele della barca, e per due settimane avevano vissuto di passere nere e tartarughe cotte su un fuoco accuratamente nascosto. Bonnett aveva sperato che il poco fuoco disperso dal vento passasse inosservato contro il cielo perpetuamente grigio.
Non era stato così.
Bonnett staccò una fronda a forma di ventaglio da una delle onnipresenti palme nane, e la gettò sul fuoco; essa cominciò a scoppiettare e ad arricciarsi, e lui sperò che il rumore coprisse il fruscio provocato dal Colonnello Rhett e dai suoi uomini mentre strisciavano su per il fianco della collina rivolto verso il mare. «Sì,» proseguì con voce alta, «farà bene a entrambi, David, andarcene da quest’isola. Sono pronto ad andare a catturare altre navi… e ho imparato dai miei errori! Mai più lascerò vivo qualcuno che potrà testimoniare contro di me!» Sperò che il gruppo di Rhett stesse ascoltando quelle dichiarazioni. «Stuprerò le donne e sparerò agli uomini e li getterò fuori bordo in pasto agli squali!»
Herriot aveva un’espressione ancora più infelice, e il bocor stava fissando Bonnett con evidente sospetto.
«Cosa stai facendo?» domandò il bocor. Vigile più che mai perché lontano dai protettivi loa dei Caraibi, sollevò una mano e fece filtrare la brezza fra le dita.
Dove sei, Rhett? pensò Bonnett disperato, con l’espressione allegra che cominciava a vacillare. Sei già in posizione? Pistole caricate e puntate?
L’indiano si alzò e spazzò la radura col suo sguardo. «Sì,» disse all’uomo nero, «ci sono scopi nascosti qui.»
Le dita del bocor stavano ancora ondeggiando, ma la mano era puntata contro il pendio rivolto verso il mare. «Ci sono… altri! Vicino!» Si voltò in fretta verso l’indiano. «Magia protettiva! Ora!»
La mano dell’indiano scattò verso la borsa di pelle decorata che aveva alla cintura…
«Fuoco!» strillò Bonnett.
Una dozzina di esplosioni quasi simultanee scossero l’aria mentre la sabbia schizzava in alto su tutta la radura e il fuoco proiettava un vortice di scintille. Voci stavano gridando sulla sommità del pendio, ma Bonnett non poté udire cosa stessero dicendo. Lentamente voltò la testa e guardò intorno.
L’indiano stava seduto sulla sabbia sconvolta e si stringeva la coscia lacerata e sanguinante, e il bocor si stava stringendo il polso destro e guardava con cipiglio la mano squarciata e quasi senza dita. David Herriot giaceva disteso sulla schiena, e fissava intensamente il cielo: un foro si era aperto nel mezzo della sua faccia, e il sangue aveva già creato un alone scuro nella sabbia intorno alla testa.
Addio, David, pensò Bonnett, sono contento di averti potuto dare almeno questo.
Il Colonnello Rhett e i suoi uomini stavano scivolando e correndo giù per il pendio, stando attenti a tenere delle pistole cariche puntate contro gli uomini intorno al fuoco. A Bonnett venne in mente che lui non era stato colpito da nessuna delle palle di pistola che erano state sparate nella radura.
Ciò significava che sarebbe sopravvissuto… per subire un processo pubblico, e poi fornire un morboso divertimento a tutti i cittadini di Charles Town — così come a tutti gli indiani, marinai e cacciatori di pelli che avrebbero potuto trovarsi nella città — con lo spettacolo di se stesso che si dimenava e faceva smorfie e perdeva davanti a tutti il controllo della vescica e dei visceri mentre ciondolava col collo appeso all’estremità di una corda per alcuni, lunghi minuti.
Rabbrividì, e si domandò se fosse troppo tardi per provocare gli uomini di Rhett affinchè lo uccidessero in quel preciso momento.
Lo era. Rhett stesso lo aveva raggiunto alle spalle e in quel momento gli tirò indietro le braccia e in fretta gli assicurò i polsi con una robusta corda. «Buona giornata, maggiore Bonnett,» disse Rhett con freddezza.
L’accesso di brividi era passato, e Bonnett scoprì di essere in grado di rilassarsi. Alzò lo sguardo, e raddrizzò le spalle come si addiceva a un ex-maggiore dell’esercito. Beh, morirò senza onore, pensò, ma perlomeno senza neppure un debito rilevante. Mi sono guadagnato la morte che prepareranno per me. Non con la pirateria, poiché quella non è mai stata la mia vera occupazione; ma adesso non ho più bisogno di industriarmi per escogitare altre soluzioni.
«Buon giorno, colonnello Rhett,» disse.
«Legate il negro e l’indiano,» disse Rhett a uno dei suoi uomini, «e poi fateli trottare fino alla barca. Sollecitateli con la punta di un coltello se non vogliono fare in fretta.» Poi diede a Bonnett uno spintone. «Lo stesso vale per te.»
Bonnett s’incamminò su per il pendio verso il cielo grigio. Stava quasi sorridendo. No, pensò, non c’è più bisogno che io fìnga con me stesso di essere stato drogato quando ho picchiato a morte quella povera puttana che aveva eseguito un’imitazione così convincente di mia moglie. Ora che sto per essere chiamato ad espiare, a causa di un’erronea ragione, per un crimine orribile, posso almeno essere contento che abbiano trovato un uomo che ne ha un’altra da offrire.
Pensò a Barbanera. «Non lasciatemi scappare di nuovo, avete capito?» gridò a Rhett. «Rinchiudetemi in un posto da cui non posso essere tirato fuori, e fate in modo che le guardie vigilino su di me!»