Il vento capriccioso era calato, e sebbene i pirati si affollassero intorno a ogni iarda quadrata di vela come pescatori affamati che allargano le reti, l’Avventura andava alla deriva.
La corvetta a nord stava di nuovo galleggiando e gli uomini a bordo avevano tirato fuori i remi e stavano remando in direzione dell’Avventura.
Col più gentile dei cigolii, l’Avventura s’incagliò.
«Sbrigatevi a ricaricare i cannoni di tribordo!» gridò Barbanera. «Ragazzi,» aggiunse a un gruppo di pirati che stavano disperatamente gettando barili e catene oltre la murata, «lasciate perdere, non potete farla sollevare più in fretta di quanto la marea la faccia abbassare! Pronti con le pistole e le sciabole.»
La corvetta della marina superstite si stava avvicinando con andatura regolare. «Non fate fuoco finché non lo dirò io,» disse Barbanera.
«Giusto,» disse Richards, che aveva sfoderato la sua corta sciabola e stava lentamente roteandola a distanza di braccio in un esercizio di riscaldamento. Ora che non c’era più speranza di evitare lo scontro, gran parte della sua ansietà era scomparsa. Sogghignò a Barbanera. «Spero che questo sia il pelo più sottile per il quale tu ce l’abbia mai fatta.»
Il gigantesco pirata strinse brevemente la spalla di Richards. «Mai più così sottile,» disse piano, «te lo prometto.»
La corvetta della Navy si trovava a solo un paio di dozzine di iarde di distanza ormai, e Barbanera poteva addirittura udire, al di sopra dei tonfi dei remi nei fori di alloggiamento, i grugniti dovuti allo sforzo dei rematori. Sapeva che il capitano della marina stava decidendo quando scaricare i suoi cannoni, e quando mancò poco al completo allineamento, Barbanera gridò, «Fuoco!»
Ancora una volta i cannoni di tribordo dell’Avventura tuonarono, sparando un proiettile di piccole dimensioni, simile a una falce fischiante, attraverso il ponte dell’altro vascello. I corpi, scagliati via, rotearono come rottami scalciati in uno spruzzo di schegge e sangue, e i pirati esultarono… ma Barbanera, in piedi sul bompresso dell’Avventura, vide il giovane ufficiale che guidava frettolosamente tutti i restanti marinai in grado di camminare sottocoperta.
«Ora le granate!» urlò Barbanera con impazienza, non appena l’ultimo dei marinai illesi della Navy fu scomparso nel boccaporto.
I pirati, allegramente, si diedero da fare ad accendere le micce che sporgevano dalle bottiglie riempite di proiettili e polvere, e, non appena il fuoco scoppiettante si avvicinava al collo della bottiglia, a lanciarle sul ponte del vascello della Navy. Con una serie intermittente di detonazioni le bottiglie esplosero, scagliando proiettili in ogni direzione, che fecero scempio dei cadaveri sul ponte e stroncarono tutti gli uomini della marina che erano stati feriti troppo gravemente per scendere sottocoperta.
«Sono tutti morti, tranne tre o quattro,» gridò Barbanera, sfoderando la sciabola. «Abbordiamoli e facciamoli a pezzi!»
L’abbordaggio si rivelò facile, poiché la marea stava spingendo la corvetta della Navy verso di loro, e Barbanera fu in grado di superare con un balzo lo spazio che separava le due imbarcazioni e atterrare sul ponte rastrellato dalla bordata; nel medesimo istante la copertura del boccaporto fu spinta via e l’ufficiale che aveva il comando della corvetta della Navy, un tenente di vascello a giudicare dall’uniforme, si arrampicò sul ponte. Barbanera scoprì i denti in un ghigno che manifestava con tale chiarezza un avvenuto riconoscimento e un benvenuto che il tenente lanciò effettivamente uno sguardo alle sue spalle per vedere quale vecchio amico il pirata avesse scorto.
Ma dietro di lui c’erano soltanto i suoi uomini che salivano sulla scaletta, i diciotto — degli iniziali trentacinque — che ancora potevano impugnare una spada o fare fuoco con una pistola. I pirati stavano saltando e arrampicandosi a bordo dietro al loro capo, e il tenente di vascello e i suoi uomini ebbero appena il tempo di sguainare gli stocchi prima che i pirati urlanti fossero loro addosso.
Durante i primi momenti il ponte fu un tumulto caotico di ululati feroci, lame che cozzavano, tonfi, fendenti, punteggiato da occasionali colpi di pistola, mentre i pirati usavano le loro pesanti sciabole corte per sfondare la fila degli uomini della Navy e poi voltarsi e ripiombare su di loro. Molti degli stocchi degli uomini della marina si spezzarono nel tentativo di parare le martellate di armi che causavano pressocché lo stesso danno se usate di piatto o di taglio. Il ponte divenne ben presto scivoloso per il sangue che zampillava da moncherini, pance lacerate e gole aperte, e l’aria che vibrava per le urla e il clangore aveva il tanfo dell’odore di ferro caldo del sangue fresco.
Ma gli uomini della Navy avevano continuato a cercare semplicemente di evitare i pesanti fendenti delle sciabole piuttosto che a pensare di opporre ad essi le loro fragili lame, e, dopo il primo paio brutale di minuti, i pirati ansimanti e sudati cominciarono a maneggiare le loro sbarre d’acciaio da dieci libbre con meno rapidità e forza, e gli stocchi leggeri furono in grado di dardeggiare intorno ai colpi lenti, e di trafiggere gole e occhi e toraci. Sebbene feriti in maniera meno spettacolare, i pirati caduti furono tanti quanti gli uomini della marina.
Barbanera si era trovato a combattere vicino all’albero, schiena contro schiena con uno dei suoi uomini, ma quando la punta di uno stocco roteò intorno alla sciabola discendente dell’altro pirata e si conficcò con uno scatto nel suo cuore, e lui si afflosciò all’istante sul ponte, Barbanera si allontanò dall’albero e con la mano sinistra estrasse l’altra pistola.
Il tenente di vascello della Navy, in piedi di fronte a lui, estrasse la propria.
I due spari furono quasi simultanei, ma mentre la palla di Barbanera mancò il bersaglio e andò a perdersi nelle secche, la palla del tenente si conficcò nel ventre del pirata.
Barbanera vacillò all’indietro, ma un momento dopo emise un ruggito e balzò in avanti, facendo roteare la sciabola in un colpo di taglio che spezzò la lama dello stocco del tenente a un pollice dall’elsa. Barbanera sollevò di nuovo la sciabola per decapitare l’avversario… ma un altro uomo della Navy si portò alle sue spalle e, con un colpo che partì da sopra la testa come uno che voglia conficcare un paletto, abbatté la lama a forma di scure di una picca sulla spalla sinistra di Barbanera, mancando per poco l’orecchio. La clavicola si spezzò con uno schiocco udibile e il pirata venne scaraventato giù su un ginocchio. Lui sollevò la testa e poi, incredibilmente, raddrizzò le gambe poderose e si alzò, vacillando proprio mentre la picca ridiscendeva sibilando, cosicché essa gli tranciò la fronte e la guancia invece di sfondargli il cranio.
Barbanera aveva lasciato cadere la pistola scarica, ma la mano destra buona stringeva ancora la sciabola, e lui la fece ruotare in un arco orizzontale che mandò il corpo e la testa del picchiere a rimbalzare, separati, sul ponte.
Un’altra pistola fece fuoco direttamente al petto di Barbanera, e mentre barcollava all’indietro e il sangue si spargeva sul ponte intorno a lui, due stocchi furono conficcati nella sua schiena. Il pirata si girò su se stesso con tale rapidità che uno di essi si spezzò dentro di lui, e la sua sciabola roteante troncò il braccio dell’uomo che brandiva la spada spezzata. Altri due proiettili si piantarono nel suo corpo e un’altra lama si piantò con un tonfo nel suo fianco.
Finalmente Barbanera riuscì a portare solidamente i piedi sotto di lui e a raddrizzarsi — gli uomini della Navy si ritrassero impauriti — e poi, dritto come un albero abbattuto, crollò in avanti, e il ponte umido tremò quando lui lo colpì.
«Gesù Cristo,» esclamò il tenente, espirando e cadendo bruscamente a sedere, le mani tese per lo sfinimento ancora strette intorno alla pistola scarica e alla spada spezzata.
Dopo una pausa, uno degli uomini della marina raccolse la sciabola di Barbanera, s’inginocchiò accanto al cadavere e sollevò la pesante lama sopra la testa, cercando in maniera evidente di capire dove, sotto quel groviglio di capelli neri, fosse il collo del re-pirata. Un momento dopo si decise e abbassò con forza la lama: essa scricchiolò attraverso la spina dorsale di Barbanera e nel ponte e la testa recisa del pirata rotolò fino a fissare il cielo con un ghigno tirato ma sardonico.