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Hicks alzò la testa. «Cosa possiamo fare?»

«È semplice. Lasciare Haiti. Ti darò un passaggio sulla mia nave.»

«Ma,» aveva protestato Hicks, tristemente, «come posso portare con me tanto denaro da poter vivere senza problemi? E poi, sicuramente m’inseguiranno.»

Ulysse Segundo aveva sbattuto le palpebre. «Se tu fossi ancora qui, no. Cosa accadrebbe se fosse trovato un corpo nella tua camera da letto… un corpo della tua altezza e corporatura e colore… con la faccia devastata da un colpo di trombone… e un messaggio da suicida accanto, scritto di tuo pugno?»

«…Ma… chi…»

«Non hai degli uomini bianchi che lavorano per te? Uno non potrebbe scomparire?»

«Beh… suppongo…»

«E riguardo al denaro, rileverò tutto ciò che hai: la tua casa, la terra e tutto il resto. Prevedendo questa eventualità, ho fatto preparare dal mio avvocato una serie di rinunce, vaglia cambiari e atti di vendita, retrodatati in questi ultimi due anni, che sembreranno indicare che tu avevi ceduto ogni cosa, pezzo per pezzo, a un gruppo di creditori — un esercito internazionale di contabili impiegherebbe anni per scoprire che ognuno di quei creditori, rintracciato attraverso tutte le società silenziose e le finanziarie anonime, sia io.» Fece uno smagliante sorriso. «E in questo modo ci sarà un motivo per il tuo suicidio, capisci? Dissesto finanziario! Poiché suppongo che tu debba del danaro a svariate persone, e quando esse tenteranno di recuperarlo dalle tue proprietà, la nostra storia preconfezionata salterà fuori.»

E così avevano fatto. Hicks aveva firmato tutte le carte; poi, dopo che Segundo se n’era andato, si era recato negli alloggi dei servitori, aveva svegliato un uomo dell’età e corporatura giuste, e gli aveva ordinato seccamente di andare con lui nell’edificio principale. Senza spiegazioni, aveva guidato l’uomo nella sua camera da letto e gli aveva dato del vino drogato, e quando gli occhi disorientati dell’uomo si erano finalmente chiusi nell’incoscienza, Hicks lo aveva spogliato e aveva gettato i suoi abiti nel focolare, poi aveva vestito quel corpo rilassato con la sua camicia da notte. Aveva caricato un trombone con due buone manciate di anelli e monete e catene d’oro, e aveva impacchettato tutto quello che restava del suo oro e dei suoi gioielli in tre casse. Segundo era tornato con diversi loschi ma robusti marinai prima dell’alba, e l’ultima cosa che Sebastian Chandagnac aveva fatto, prima di abbandonare la casa ancestrale e di adottare il nome di Joshua Hicks, era stata quella di sparare in faccia al servitore privo di sensi. Il rinculo gli aveva distorto il polso, e lui era rimasto inorridito per il rumore e l’istantanea distruzione: il colpo aveva devastato un intero lato della stanza, e fatto esplodere la testa del servo, in un milione di pezzi, attraverso la finestra chiusa e fuori nel giardino.

Segundo, tuttavia, era di ottimo umore, e mentre si stavano allontanando su un carro a quattro cavalli aveva affermato di essere capace di sentire l’odore del sangue del servitore ucciso nella brezza notturna. «È questo che mi propongo adesso, sai,» aveva fatto notare mentre faceva schioccare la frusta sopra i cavalli. «Ormai ho tutta la ricchezza di cui ho bisogno… ciò che devo procurarmi adesso è acqua di mare e sangue… una quantità assolutamente folle di sangue fresco e rosso.» La sua risata vivace, quasi fanciullesca, si era persa trillando fra le palme di cocco e gli alberi del pane ai due lati della strada diretta verso la spiaggia.

Seduto sul suo balcone in Giamaica, Sebastian Chandagnac sogghignò tristemente nel brandy. Sì, pensò, avrei dovuto aspettare, e controllare io stesso. Segundo voleva semplicemente qualcuno come suo schiavo — una marionetta ben educata — affinchè sorvegliasse quella ragazza al piano di sopra. E, nel caso Segundo non fosse di ritorno entro Natale, affinchè… come si era espresso Segundo?…«eseguisse il rituale che l’avrebbe resa un vaso vuoto pronto per essere riempito.» Spero in Dio che lui ritorni prima di Natale… non solo perché non posso sopportare l’idea di eseguire quel rituale che mi ha fatto memorizzare, ma anche a causa della cena che terrò qui la notte di Natale. Dopo essermi accollato la seccatura pruriginosa di farmi crescere una barba solo perché qualcuno altrimenti avrebbe potuto riconoscermi come Sebastian Chandagnac, sarebbe una vergogna se dovessi presenziare alla mia cena di presentazione tutto coperto di sangue e piume di pollo e puzzolente di terra di cimitero.

Chandagnac scosse la testa tristemente, al ricordo della casa e della piantagione che si era lasciato alle spalle a Port-au-Prince… per nulla. Gli veniva pagata una regolare rendita da una delle banche di Segundo, ma non era mai stato discusso alcun pagamento per tutto quello che aveva ceduto a Segundo; e soltanto una settimana prima, nel corso di una breve conversazione col portalettere, aveva appreso che Barbanera era stato ucciso — non catturato — a metà novembre: esattamente tre mesi dopo la conversazione di mezzanotte nella quale Segundo aveva convinto Chandagnac che Barbanera era stato catturato e stava coinvolgendo tutti quelli che riusciva a ricordare.

Udì la porta al piano di sopra chiudersi, e il chiavistello d’ottone sferragliare fino alla posizione di blocco. Balzò in piedi, trangugiò quello che era rimasto nella sua tazza di tè, quindi afferrò la caraffa e tornò frettolosamente dentro, sperando di riuscire a chiudersi nella sua camera da letto prima che l’orribile domestica scendesse giù.

CAPITOLO VENTICINQUESIMO

Su nel sartiame, a cavalcioni sul pennone di una delle vele dell’albero di trinchetto, al quale stava appoggiato, Jack Shandy alla fine abbassò il telescopio, dopo aver fissato per circa un quarto d’ora le onde, le nuvole a ciuffi in alto, e, con maggior attenzione, la solida nube scura e dal profilo netto che si gonfiava sull’orizzonte orientale davanti a loro. Passò in rassegna tutto il bagaglio d’informazioni sulle condizioni atmosferiche appreso da Hodge e da Davies e dall’esperienza personale e dovette ammettere, almeno con se stesso, che Venner aveva ragione. Sarebbe stato più saggio fare dietrofront e cercare di coprire in tutta fretta le sessantacinque miglia fino a Grand Cayman, virare attraverso la scogliera a Rum Point Channel e quindi trascinare in secco la Jenny, tirandosi così fuori dall’acqua. E dannatamente presto anche, poiché la tempesta si stava muovendo con maggiore rapidità della Jenny, e il vento sembrava diminuire.

Ma oggi, pensò disperatamente, è il ventitré dicembre. Dopodomani Hurwood eseguirà la magia che scaccerà l’anima di Beth dal suo corpo. Devo trovare Ulysse Segundo, come quel vecchio pazzo ama apparentemente farsi chiamare adesso, oggi o domani, o potrei anche non aver mai lasciato l’insediamento di New Providence. E se torniamo indietro verso nord-ovest e ci mettiamo al riparo evitando la tempesta, perdermo almeno quel che resta della giornata di oggi. Ma posso mai portare questi uomini in mezzo a una burrasca che potrebbe benissimo ucciderli?

Oh, all’inferno, pensò, gettando il telescopio a uno dei pirati in basso e cominciando a scendere, questo è un diritto del capitano: il mio compito non è evitare le situazioni rischiose, ma guidare noi tutti per affrontarle. E non posso credere che Woefully Fat permetterà che gli venga impedito di raggiungere il suolo giamaicano… anche spinto da un uragano.

Si lasciò cadere sul ponte e rivolse un sogghigno fiducioso a Skank. «Possiamo scivolarvi sótto anche con metà di noi ubriachi fradici,» disse. «Continueremo verso sudest.»

«Gesù Cristo, Jack,» cominciò precipitosamente Skank, ma Venner lo interruppe.

«Perché?» domandò Venner. Indicò a poppa con un braccio robusto e lentigginoso. «Gran Cayman è a sole poche ore da quella parte! E anche se questo vento muore, come è in procinto di fare, la dannata corrente ci porterà là!»