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«Quella tempesta,» disse. «È stata così improvvisa? Non avremmo potuto ripararci da qualche parte?»

«Avremmo potuto tornare indietro a Gran Cayman,» gli disse Skank. «Venner voleva farlo. Tu hai detto che dovevamo proseguire.»

«Ho… detto perché?»

«Hai detto che la tempesta ci avrebbe raggiunti in ogni caso, e quindi potevamo anche continuare a inseguire l’Orfeo. Venner ha detto che tu volevi farlo a causa di quella ragazza. Sai, la figlia di Hurwood.»

«Ah!» Stava cominciando a vedere qualche tratto di disegno compiuto nei suoi ricordi scompigliati dall’urto. «Che giorno è oggi?»

«Non so. È venerdì… e, uh, domenica è Natale.»

«Capisco,» disse Shandy, teso. «Continua a ricordarmelo, va bene? E ora che la tempesta è passata, issate più vele che potete.»

La mattina dopo, all’alba, scorsero l’Orfeo Risalito… e non ci fu disaccordo su quello che si doveva fare, poiché avevano trascorso tutta la notte a sgottare acqua dalla Jenny, e nonostante avessero tirato una vela incatramata intorno alla chiglia prodiera, e avessero martellato rotoli di stoffa riempiti di riso nelle fessure del fasciame, stavano imbarcando acqua sempre più rapidamente col passare delle ore. Shandy dubitava che la vecchia e malconcia corvetta potesse reggere abbastanza a lungo da fare un altro approdo. La maggior parte delle vele erano issate, e la Jenny avanzava sbandando sulla distesa di acqua azzurra verso la nave.

Accovacciato sulla prua della corvetta, Shandy scrutava nel telescopio, stringendo gli occhi contro il riflesso accecante del sole del mattino sulle onde. «È danneggiata,» fece notare agli uomini sofferenti e tremanti intorno a lui. «Mancano degli elementi di alberatura e c’è un groviglio di sartie sull’albero di trinchetto… ma è ancora solida. Se svolgeremo bene il nostro compito nella prossima ora, ci saranno rum e cibo e abiti asciutti.»

Ci fu un brontolio generale di approvazione, perché la maggior parte dei suoi uomini aveva trascorso la notte a lavorare alle pompe di sentina sotto la pioggia, non vedendo l’ora di fare una breve pausa occasionale nella quale ingurgitare una manciata di biscotti umidi; e il barile di rum si era sganciato ed era andato in pezzi durante la burrasca, colmando la stiva dell’odore di un irraggiungibile liquore.

«È rimasta un po’ di polvere asciutta?» domandò Shandy.

Skank fece spallucce. «Forse.»

«Hm. Beh, ad ogni modo noi non vogliamo far naufragare l’Orfeo.» Abbassò il telescopio. «Presumendo che il nostro albero non si spezzi, dovremmo essere in grado di virare a sud e di superarlo… e poi penso che dovremmo semplicemente tentare di abbordarlo.»

«O questo o cominciare a nuotare per la Giamaica,» convenne un giovane pirata cencioso e con gli occhi rossi.

«Non credi che cercherà di scappare quando si accorgerà che lo stiamo inseguendo?» domandò Skank.

«Forse,» disse Shandy, «anche se scommetto che possiamo raggiungerlo, pur malconci come siamo… e comunque, non abbiamo un aspetto particolarmente formidabile.» Tornò a sollevare il telescopio. «Beh, non dobbiamo preoccuparci,» disse un momento dopo. «Di fatto, è lui che sta venendo da noi.»

Ci fu un attimo di silenzio. Poi, «Abbiamo perso alcuni uomini in quella tempesta, penso,» fece notare uno degli uomini più anziani, tetro. «Occorrono rimpiazzi.»

Skank si morse un labbro e guardò in cagnesco Shandy. «L’ultima volta che ti sei scontrato con lui ti ha sollevato e scaraventato nell’oceano. Hai… qualche ragione per credere che non accadrà la stessa cosa?»

Shandy aveva continuato a riflettere su quella questione fin da quando avevano lasciato l’Isola di New Providence. Sangue. Ricordò il Governatore Sawney che diceva: Fai in modo che gli atomi del sangue e del ferro si allineino secondo la direzione dell’ago di una bussola che indica il nord. O viceversa. È tutto relativo…

Shandy sogghignò, un po’ pallido, a dispetto dei suoi sforzi migliori. «Sarà meglio che tutti noi lo speriamo. Io sarò alla bussola… manda qualcuno a portarmi una sciabola… e un martello e un cesello stretto.»

L’Orfeo aveva virato e stava puntando direttamente a ovest, sottovento, sulla Jenny, col sole mattutino alle sue spalle che proiettava le ombre del sartiame e degli alberi sulle vele luminose. Shandy tenne d’occhio la nave mentre lavorava col martello e il cesello sull’impugnatura della sciabola che Skank gli aveva portato, e quando essa si trovava ancora a un centinaio di iarde di distanza raddrizzò e tese la spada verso l’alto, sollevandola con la lama.

Aveva tagliato via l’involucro di cuoio e metà dell’impugnatura di legno, esponendo il codolo che collegava la lama al pomo, e, proprio nel punto dove si appoggia il palmo della mano di uno spadaccino, aveva cesellato una stretta fessura nel metallo.

Shandy si alzò in piedi e si piegò sul sostegno della bussola, guardando giù attraverso il vetro. «Se dovesse… andare male per noi, stamattina,» disse a Skank, che era rimasto a fissarlo, senza capire, durante gli ultimi minuti, «dirigetevi a est della nave — nello stato in cui si trova, il Carmichael non può bordeggiare più di quanto possa filar via — e tentate di raggiungere la Giamaica.»

«Sarà meglio se non andrà male.»

Shandy sorrise, e in qualche modo ciò lo fece apparire ancora più stanco. «Giusto.» Sollevò il martello e lo abbatté con forza sul vetro della bussola, e poi lasciò cadere il martello e rovistò fra le schegge di vetro; un momento dopo sollevò l’ago della bussola con le dita insanguinate. «Tieni i ragazzi pronti con gli uncini e le corde. Con un po’ di fortuna saremo in grado di iniziare l’abbordaggio prima che loro si rendano conto che siamo degli aggressori.»

Skank gemette debolmente, ma annuì e si avviò di corsa.

Shandy inserì con cautela la punta del polo nord dell’ago della bussola nella fessura che aveva inciso nel codolo della sciabola, poi si accovacciò, raccolse di nuovo il martello e assestò all’ago un colpetto per fissarlo.

Shandy si infilò con cautela la sciabola modificata nella cintura, e per il minuto successivo si limitò a respirare profondamente, tenendo gli occhi chiusi; poi quando l’Orfeo Risalito virò bruscamente verso il fianco di babordo della Jenny, oscurandola con la sua ombra, lui afferrò un grappino, lo roteò un paio di volte in un cerchio verticale e poi lo mandò a volare verso la battagliola della grossa nave. La luce del sole si rifletté sulle punte nell’attimo in cui esso rimase fermo, poi il grappino ricadde sulla battagliola e si agganciò.

Di certo questa è l’ultima volta che la Jenny assedia il Carmichael, pensò mentre cominciava ad arrampicarsi, una mano dopo l’altra, sulla corda.

Lo sforzo gli fece cominciare a sanguinare il naso e gli fece sentire la testa come se fosse sul punto di esplodere, e quando finalmente raggiunse la sommità della corda e si fermò a cavalcioni sulla battagliola per riprendere fiato, non riuscì a ricordare perché si trovasse là. Sembrava che fosse passato un po’ di tempo — quello era lo Strepitoso Carmichael, ne era certo… ma gran parte dell’orlo di murata era scomparsa, e anche l’intera struttura del castello di prua! Non avevano ancora raggiunto la Giamaica? Dov’era Capitan Chaworth? E quella ragazza malata col grasso medico?

Il suo disorientamento diminuì un poco quando riconobbe il padre della ragazza che stava scendendo per la scaletta del ponte di poppa — come si chiamava? Hurwood, ecco — ma poi Shandy si accigliò, poiché aveva ricordato che l’uomo aveva un braccio solo.