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Superarono diverse banchine e barche tirate in secco, addossate… ma ogni volta che Shandy si avvicinava strisciando per cercare un’imbarcazione da poter rubare, c’era il bagliore vagante di una lanterna o una voce sussurrante nelle vicinanze; e in due occasioni sulla brezza notturna udì l’inconfondibile scatto-e-sibilo di una spada sfilata dal fodero e, una volta, una voce dalle banchine che sussurrava una frase in cui il nome «Shandy» era enfaticamente presente. Non essendo riuscite ad impedirgli di entrare le autorità britanniche ovviamente non intendevano permettergli di uscire.

Con più cautela che mai, Shandy e Beth proseguirono verso sud, oltrepassando gli ultimi edifici di pietra; quindi attraversarono in punta di piedi una zona di capanne di bambù e di tende fatte con le vele, e finalmente, mentre le stelle svanivano, raggiunsero una distesa di acquitrini lungo la quale un occasionale recinto di tartarughe o la capanna di un pescatore erano i punti più elevati del paesaggio. Le zanzare là erano di gran lunga più temibili, e resero necessario ai due fuggitivi legarsi delle bande di stoffa intorno alle metà inferiori dei volti per evitare di inalare insetti, ma Shandy apprezzò la solitudine di quel tratto di spiaggia, e, non essendo più costretto a evitare del tutto i rumori, cominciò a fare dei passi più lunghi.

All’alba trovarono un pontile decrepito con una barca a vela ormeggiata alla sua estremità, e Shandy fissò per diversi minuti la mezza dozzina di uomini cenciosi ammucchiati intorno a un piccolo braciere — poté vedere dei puntini di luce rossa quando la brezza capricciosa soffiò sui carboni — e allora si rilassò e si sedette a terra dietro al cespuglio che nascondeva lui e Beth alla spiaggia sottostante.

«Solo pescatori,» sussurrò, principalmente a se stesso, poiché Beth era scivolata di nuovo in una delle sue trance sonnamboliche. Alcune ore prima le aveva drappeggiato intorno alle spalle la sua giacca di velluto appesantita dalla bussola, per cui rabbrividì nella brezza marina dell’alba quando si alzò e poi la sollevò laboriosamente per farla restare in piedi, vacillante e inespressiva, accanto a lui. «Andiamo,» disse, guidandola e toccando la bandoliera per assicurarsi che il peso di tutti gli scudos d’oro fosse ancora là. «Andiamo a comprare una barca.»

Sapeva che loro due sarebbero stato uno strano spettacolo per quei pescatori in quella gelida alba invernale — una donna evidentemente sonnambula in camicia da notte e giacca di velluto proveniente dalla giungla, scortata di un uomo lordo di fango e sangue in abito da cerimonia, entrambi con le facce sporche di fango — ma confidava che una mezza dozzina di monete d’oro avrebbe dissipato ogni apprensione.

Quando ebbero disceso, quasi scivolando, il pendio, e cominciarono a trascinarsi sulla sabbia verso il pontile, la maggior parte delle figure ingobbite si era voltata per guardarli, anche se un uomo, che indossava un cappello di paglia spiovente ed era avvolto in una coperta, continuò a restare seduto all’estremità del pontile e a fronteggiare le onde grigie da poco investite dal sole.

Shandy sorrise e mostrò i sei scudos tenendoli nel palmo della mano guantata mentre guidava Beth Hurwood sulle assi echeggianti del pontile…

Poi il suo sorriso vacillò e disparve, poiché aveva notato gli occhi vacui e velati nelle facce grigie, e le mandibole legate, e le camicie cucite e i piedi nudi.

«Oh, maledizione,» sussurrò disperato, realizzando che nessuno di loro due aveva la forza di scappare — tutto ciò che poté fare fu starsene fermo. Senza alcuna sorpresa osservò la figura all’estremità del pontile alzarsi in piedi, lasciar cadere la coperta e gettar via il cappello cosicché il sole dell’alba scintillò sul cranio calvo. L’uomo si tolse il sigaro dalla bocca e sorrise a Shandy.

«Grazie, Jack,» disse con voce rombante. «Vieni qui, mia cara.» Fece cenno a Beth e lei avanzò vacillando come se fosse stata spinta dietro. La giacca di velluto scivolò dalle sue spalle e cadde sulle assi corrose del pontile.

Quasi nello stesso momento, le ginocchia di Shandy cedettero e lui si trovò di botto seduto sulle tavole. «Tu sei morto,» mormorò. «Ti ho ucciso… sulle scale.»

Beth fece altri due rapidi e sbilanciati passi.

L’uomo calvo scosse la testa tristemente, come se Shandy stesse dimostrando di essere uno scolaro deludente. Tirò boccate dal sigaro e tentennò la testa luccicante verso Shandy. «Andiamo, Jack, non ricordi le micce che usavo intrecciare nei capelli e nella barba? Fuoco lento: la drogue che trattiene l’attenzione protettiva del Baron Samedi. Un sigaro acceso funziona pressocché allo stesso modo. La tua lama mi ha trafitto, sicuro, ma il Baron, il buon vecchio Signore dei Cimiteri, ha riparato il danno prima che io avessi il tempo di spirare.»

Beth stava barcollando a metà strada fra loro, e il sole faceva scintillare i suoi capelli come rame appena tranciato. Shandy cercò a tentoni il legno e la coda della sua giacca, tentando di trovare la forza per rialzarsi.

«Ma non ti serbo rancore,» proseguì il gigante, «non più di Davies, quando lo feristi. Ti sono grato per aver scortato da me la mia sposa — la sola donna al mondo che abbia versato sangue nell’Erebo — e vorrei che tu fossi il mio quartiermastro.»

Lacrime scorsero dagli occhi socchiusi di Shandy sulle assi corrose. «Ti vedrò prima all’Inferno, Barbanera.»

Il gigante scoppiò a ridere, sebbene i suoi occhi fossero ora fissi sulla figura magra di Beth Hurwood che si avvicinava. «Barbanera è morto, Jack,» disse senza distogliere lo sguardo dalla donna. «Devi averne sentito parlare. È stato stabilito con assoluta certezza. Ho bisogno di un nuovo soprannome, adesso. Il Pelato, forse.» Rise di nuovo, e anche i suoi immobili marinai morti, che nitrirono come cavalli malati attraverso le narici.

Shandy aveva continuato a tirare, senza riflettere, la giacca di velluto verso di sé, e in quel momento avvertì una massa dura dentro di essa. Fece scivolare la mano nella tasca, e al tatto riconobbe il disco orlato di ottone, e sormontato da un vetro — era la bussola che aveva comprato. Il suo cuore cominciò a martellare, e con quello che sperava fosse un gemito di convincente disperazione, cadde a faccia in giù sul pontile, sopra la giacca.

Il gigante allungò una mano verso Beth.

Shandy tirò la bussola fuori dalla tasca e poi armeggiò con essa per un momento, impotente — non aveva nulla con cui rompere il vetro!

Barbanera toccò Beth Hurwood, e l’aria parve vibrare, come se il tetto del cielo avesse ricevuto un pesante colpo.

Shandy aprì la bocca e ficcò la bussola fra le mascelle, e poi le serrò, avvertendo il gusto dell’ottone e sentendo almeno un molare implodere, finché non si sentì preso dalle vertigini e dalla nausea e i suoi denti e i muscoli non furono in agonia. Sollevò la testa e vide la mano di Barbanera sulla spalla di Beth, e la vista gli diede ancora un po’ di vigore. Il vetro si ruppe sotto i suoi denti anteriori, e, sputando vetro e sangue, lui si tolse lo strumento dalla bocca, staccò l’ago magnetico, poi sfilò la sciabola e spinse l’ago sotto l’involucro di cuoio finché non lo sentì raschiare contro l’acciaio del codolo. Dopodiché, appoggiò delicatamente la mano guantata sull’impugnatura, conficcandosi in profondità l’ago nella mano. Con un improvviso lampo d’intuizione, sollevò la spada sopra la testa e strillò, «Phil!»