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E senza doversi guardare intorno seppe che non era più solo. Venne aiutato ad alzarsi in piedi, sollevò la spada con la mano trafitta e sanguinante e, con passo strascicato, avanzò verso Barbanera.

Ma, anche se la figura corpulenta era nettamente delineata contro il mare e il cielo che diventavano sempre più luminosi, Barbanera — forse contro la sua volontà — non era neanche lui più solo. Come se una sorta di equilibrio cosmico dovesse essere in qualche modo rispettato, il grido di Shandy sembrava aver evocato dei secondi per entrambi. Shandy non era certo di come facesse a saperlo. Un suono? Un odore? Sì, era questo — un odore — un tenue, sgradevole miscuglio di colonia, sciroppo al cioccolato e biancheria non lavata stava ammorbando la limpida aria di mare.

L’odore inconfondibile di Leo Friend.

La mano di Barbanera era scivolata su per la spalla di Beth e l’aveva circondata. Le labbra di lui erano umide e i suoi occhi non avrebbero potuto spalancarsi di più e il suo respiro stava entrando e uscendo con un sibilo attraverso la bocca aperta. Il sigaro aderiva in maniera precaria al suo labbro inferiore. Shandy comprese, proprio mentre si avviava, che il disincarnato Leo Friend stava in qualche modo condividendo lo spazio con Barbanera, e, almeno in quel momento, lo controllava.

Shandy afferrò l’altra spalla di Beth e la spinse di lato, e poi col dorso della mano fece volar via il sigaro dalla bocca inerte di quell’uomo, e quando esso sibilò nel colpire l’acqua sotto il pontile, spinse la spada con tutta la forza che gli restava nell’addome del gigante.

Gli occhi dell’uomo restarono spalancati, ma fissarono direttamente quelli di Shandy ed era solo Barbanera che guardava attraverso di essi. La bocca si aprì in un sorriso insanguinato ma fiducioso.

Barbanera fece un passo avanti. Quasi privo di sensi per il dolore, Shandy si appoggiò alla sciabola e tentò di tenere duro, ma sebbene la lama si spingesse per un altro paio di pollici nel corpo di Barbanera, l’ago gli stava scalfendo le ossa del polso e lui dovette fare un passo indietro. Lo scalpiccio dei suoi stivali risuonò alto sulle tavole del pontile.

Il gigante, con ancora un ghigno terribile sul volto, fece un altro passo, e di nuovo Shandy si preparò al tormento provocatogli dalla mano, e questa volta sentì la lama che perforava la schiena dell’uomo. Ma Barbanera, che aveva raggiunto il braciere, allungò una mano verso il basso, raccolse uno dei carboni ardenti, coperto di cenere, e lo strinse nell’enorme pugno sinistro.

In tutto il porto, per miglia e miglia su e giù per la costa, gli uccelli marini s’innalzarono in volo, lanciando strida d’allarme.

Il fumo si sprigionò fra le dita di Barbanera e volò via, e Shandy poté udire la carne che sfrigolava. «Fuoco a combustione lenta,» disse il gigante, digrignando i denti. Barbanera fece un agile passo indietro — e poiché Shandy manteneva la presa sull’elsa della sciabola la lama scivolò fuori da lui — e con la mano destra sfoderò il suo stocco. Si fermò per un attimo, fissando le gocce di sangue che scorrevano rapide dalla mano di Shandy. «Ah, Jack,» disse piano Barbanera. «Qualcuno ti ha insegnato il trucco del sangue e del ferro? Hai stretto il pugno sull’ago di una bussola? Non serve a nulla contro il Baron Samedi — lui è più di un semplice loa e non è vincolato alle loro regole. Mostrò agli indiani caraibici perché dovevano temere la notte, secoli prima che Jean Petro nascesse. Getta la spada.»

Shandy era sicuro di aver perso, ma poteva avvertire la presenza di Philip Davies dietro di lui, e quando parlò pensò quasi che fosse Davies a suggerirgli le parole. «I miei uomini ed io,» disse Shandy, con voce rauca ma distinta, «stiamo tornando a New Providence, per arrenderci a Woodes Rogers.» Scoprì i denti in un sorriso. «Ti lascio la scelta. Unisciti a noi, accetta completamente i nostri scopi come tuoi, oppure sarai ucciso adesso, nel punto dove ti trovi.»

Barbanera parve allarmato, poi rise…

…E improvvisamente Shandy arretrò barcollando fino al bancone del negozio di falegname, e fissò la marionetta che reggeva con la mano destra. Era una di quelle costose marionette siciliane alte una iarda, e doveva tenerla ferma finché la colla che le teneva su la testa non si fosse seccata, ma una lunga scheggia sporgeva dal dorso del manichino e gli trafiggeva il palmo. Quella cosa era pure pesante. Il suo braccio stava tremando per lo sforzo e il dolore. Ma se l’avesse lasciata cadere si sarebbe rovinata.

Gli occhi vivacemente dipinti della marionetta si fissarono su di lui, e poi la bocca si aprì. «Lasciami cadere,» disse. «Apri la mano e lasciami cadere.»

Il piccolo uomo di legno stava parlando con la voce di Shandy! E questo non significava che sarebbe stato giusto fare ciò che chiedeva? Shandy voleva farlo, ma rammentò com’era stato orgoglioso suo padre quando l’avevano comprata. Non poteva lasciarla cadere, non importava quanto dolore gli procurasse reggerla.

«Lasciami cadere,» ripeté la marionetta.

Beh, perché no, pensò mentre la puntura della scheggia diventava più intensa. Cosa accadrà se è la mia vita che sto reggendo? Fa male, e, comunque, nessuna di queste cose dura per sempre.

Poi ricordò qualcosa che un vecchio nero gli aveva detto una volta in una barca sulla Senna: «Hai imparato quella tattica, quel trucco della palla di fango, da Philip Davies… e lo hai sprecato. Lui ti ha insegnato anche qualcos’altro; non mi farebbe piacere sapere che hai sprecato anche quello.»

Il nero era sparito, ma una mano delicata, rassicurante, gli strinse la spalla, e lui decise che poteva reggere il torturante manichino ancora per un po’.

Aprì gli occhi, e si trovò a fissare il volto di Beth.

Beth aveva realizzato con comprensibile lentezza di essere scivolata fuori dal suo delirio e di essere di nuovo completamente sveglia… su un pontile all’alba, in camicia da notte e circondata da uomini morti. John Chandagnac stava di fronte a lei, e reggeva una spada con una mano che sanguinava abbondantemente, di fronte a un omone calvo con un pugno fumante e un’orribile ferita all’addome.

Fu il freddo tagliente nell’aria, e l’odore del mare, che finalmente la convinsero che quella strana scena non era un altro sogno. C’era tensione e terribile sfida nell’aria, e lei fece appello alla sua memoria per rammentare alcune frasi che erano state da poco pronunciate: Ah, Jack. Qualcuno ti ha insegnato il trucco del sangue e del ferro? Hai stretto il pugno sull’ago di una bussola? Non serve a nulla contro il Baron Samedi… Lascia cadere la spada.

I suoi occhi dardeggiarono fino alla mano che reggeva la spada di Shandy, e lei trasalì nel vedere il sangue che formava una piccola polla nella curva del guardamano e scorreva giù per l’avambraccio… ma nello stesso tempo aveva afferrato il fatto che l’ago di ferro che gli trafiggeva il palmo era la sua unica speranza… e che quell’uomo calvo stava cercando di indurlo a lasciarla cadere.

Gli occhi di Shandy erano chiusi e la spada stava oscillando nella sua mano — ovviamente stava per lasciarla cadere — ma Beth già stava avanzando. Gli strinse fermamente la spalla con una mano, e con l’altra bloccò la spada… afferrando la lama affilata come un rasoio. Il suo stesso sangue caldo scorse giù lungo il freddo acciaio, seguì il codolo attraverso il guardamano, e si mescolò con quello di Shandy. Gli occhi di lui si aprirono e incontrarono quelli di lei.

Quando le due linfe vitali si mescolarono l’uomo calvo fu spinto indietro, ma lei capì che era stata solo una scossa per lui, non il colpo di grazia.

E poi udì una voce nella sua testa, e all’inizio non volle ascoltarla a causa del tono cinicamente ironico… era la voce di quel pirata, quel Philip Davies!… ma lui stava spiegando qualcosa che era necessario lei sapesse, qualcosa circa le aree di magia che erano accessibili solo alle donne, e potevano essere usate dagli uomini soltanto in certe particolari condizioni…