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— Che cos’è Nicky se non una persona? — ha domandato Gwarha.

Ho guardato Vaihar. Era seduto in posizione eretta e immobile, lo sguardo basso: la posizione di un ufficiale junior presente a uno scontro tra ufficiali senior. Fa’ il meno possibile per attirare l’attenzione e nulla che ti possa esporre a critiche.

— Conosci la risposta, Primo Difensore. È un animale, sebbene molto furbo, in grado di mimare il comportamento di una persona. Se avessi conosciuto soltanto lui, avrei potuto pensare che fosse una persona. Ma pensate al resto della sua specie! — Wally si è riempito la coppa da un grosso boccale nero: un ottimo pezzo di vasellame che proveniva dalla stazione di Asuth. Perché diavolo Gwarha lo aveva tirato fuori? Perché ci si divertissero degli ubriachi?

— Mescolano tutto assieme. Siamo tutti d’accordo su questo. Ma siamo anche d’accordo su ciò che rende noi delle persone. Giudizio e capacità di… — Per la prima volta, ha esitato, come se non riuscisse a pensare a una parola. — …distinguere. Questo ci rende diversi dagli animali e dai Red Folk. Quelle creature non distinguono un uomo da una donna o un bambino da un adulto. Si uccidono a vicenda e fanno sesso tra di loro come se non ci fossero differenze. Come può un uomo uccidere una donna? O fare sesso con una donna?

— Gli uomini fanno entrambe le cose — ha detto Gwarha.

— Per la procreazione! E questa è un’altra cosa che gli umani non riescono a chiarire. Non sembrano capire la differenza tra fare sesso e avere bambini. Nove miliardi! Ma sono pazzi?

Ha fatto una pausa e ha bevuto, poi ha deposto la coppa. — Non sembrano capire nemmeno la differenza tra gente vera e quella che lo è soltanto in apparenza. Ho visto i rapporti. Lottano per mantenere vivo qualcosa che in realtà non è una persona: un bambino nato male, qualcosa che è stato danneggiato irreparabilmente da malattie o ferite. Perché… hah! …la vita degli umani è sacra, dicono! Ma poi lasciano che altri umani muoiano di fame o di malattie che possono essere curate, e non soltanto uomini, cosa che sarebbe già di per sé grave. Ma permettere che una donna sana muoia di fame o che un bambino muoia per una malattia da niente… — Si è fermato come se sopraffatto dall’orrore e penso che lo fosse davvero. Wally è un tipo molto tradizionale. L’idea di uccidere donne e bambini o di permettere che donne e bambini muoiano per trascuratezza era probabilmente sufficiente a fargli rizzare il pelo, sebbene non sembrasse che la cosa stesse avvenendo. Era forse più arruffato del solito? Mi ha guardato. — È vero, no?

— Sono molto pochi gli umani che muoiono di fame, tranne quando c’è un qualche disastro, un’inondazione, un terremoto — gli ho detto. — Ma tenuto conto della popolazione della Terra, è difficile nutrire tutti adeguatamente. Penso che sarebbe più giusto dire che almeno una parte della popolazione è sottonutrita, e che gente sottonutrita è più facilmente soggetta alle malattie.

E c’è l’inquinamento, la sovrappopolazione, un sistema sanitario che funziona poco, perfino nei paesi più prosperosi. Il genere di cure mediche di cui Wally stava parlando esiste, e le reti televisive lo dimostrano, ma la maggior parte degli umani non vi accede. Ma tutto questo non l’ho detto.

Wally ha proseguito. — Se la vita è sacra, perché la Divinità ci ha dato la morte? Gli umani vogliono porsi contro di lei e dire che si è sbagliata?

— Sono entrambi sacri — ha detto Gwarha. — Sono entrambi dei grandi doni.

— Allora perché gli umani non li trattano entrambi con rispetto? E con giudizio, come la Divinità ha insegnato ai genitori di tutti noi? Uccidono quando non dovrebbero. Non uccidono quando dovrebbero. Non c’è modo di condurre una guerra decente con creature come queste.

Gwarha si è sporto per prendere la coppa dal tavolo davanti a lui: la sua preferita, rotonda e liscia, bianchissima. — Dimmi di nuovo che cos’è Nicky.

— Non è un segreto per te — ha risposto Wally. — Tutti sanno del braccialetto che gli hai dato.

Non ero sicuro di dove l’avevo messo dopo che me l’ero tolto. Da qualche parte nel mio alloggio. Dovevo ricordarmi di cercarlo.

Ciascun anello è a forma di viticcio a spirale. Al centro di ogni anello, incastonato tra le foglie dorate, c’è un pezzo di giada scolpito a forma di tli. Gwarha me lo ha dato anni fa, dopo un viaggio a casa al quale non avevo partecipato. A quei tempi non avevo mai visto una tli, ma sapevo che cos’era: lo schernitore dei giochi animali per bambini.

— Il bugiardo — ha detto Wally. — L’imbroglione, l’animale che si prende gioco dei grandi e nobili animali.

— Hah — ha detto Gwarha. Era arrabbiato. Tempo di mettere fine alla conversazione.

Mi sono allungato e ho cominciato a massaggiargli i muscoli alla base del collo.

— Che cosa? — ha domandato Gwarha.

Che cosa pensi di fare, Nicky? Questo era il resto della domanda. Ho premuto con i pollici. Lui mi ha guardato brevemente e ha richiuso la bocca.

Brav’uomo! Riusciva ancora a cogliere un segnale. Ho continuato a massaggiargli il collo. I muscoli erano come roccia.

Per un po’, c’è stato silenzio. Wally aveva finito il suo discorso su cosa non andava con gli umani e specialmente con Nick Sanders. Sedeva adesso, massa pelosa, con lo sguardo nel vuoto.

Vaihar ha sollevato la testa, incoraggiato dal silenzio oppure incuriosito da quel silenzio. I nostri sguardi si sono incontrati. Ho mosso impercettibilmente la testa verso la porta. Quell’amabile e intelligente compagno ha sbadigliato e ha detto che aveva sonno. Doveva proprio andare. Si è alzato, con la sua grazia di sempre, e ha ringraziato il primo difensore per la serata. Non ha dovuto mentire. Ha detto che era stata interessante, come in effetti è stata.

Poi si è girato verso Wally. Non lo avrebbe accompagnato? Avrebbe gradito molto.

Come se il rientro a casa fosse stato un qualche tipo di epico viaggio invece di una breve camminata… o, nel caso di Wally, di trascinamento… per corridoi bene illuminati.

Wally ha sollevato la testa. L’halin si era finalmente impadronito di lui, la cosa era ovvia, e doveva averlo colpito come un treno espresso. Non so se abbia potuto scorgere il sorriso di Vaihar o cogliere il tono della sua voce: deferente, amichevole, anche un po’ seduttivo. Vaihar faceva sempre la cosa giusta. Quel tanto di seduzione per rendere interessante la richiesta d’accompagnamento, ma niente di più.

Non so se Wally se ne sia reso conto, sembrava a malapena in sé, ma si è alzato con uno sforzo dalla sedia e ha mormorato un grazie a Gwarha. Vaihar gli ha messo un braccio attorno al suo largo corpo peloso e lo ha guidato verso la porta. Li ho seguiti. Quando la porta si è aperta, Vaihar mi ha detto, in inglese: — Me lo devi, Nicky.

— Che cosa? — ha bofonchiato Wally.

— Stavo dicendo buonanotte a Nicky.

— Non è una persona — ha replicato Wally e i due sono andati via incerti sulle gambe.

La porta si è chiusa. Alle mie spalle, qualcosa è andato in frantumi. Mi sono girato. Gwarha era in piedi. Le sue mani erano vuote e sulla parete di fronte a lui scorreva dell’halin. Sulla moquette in fondo, invece, c’erano i pezzi della sua coppa preferita.

— Perché lo hai fatto?

— Ero arrabbiato. Sono arrabbiato. Che cosa sta accadendo tra Vaihar e Wally?

— Sei arrabbiato per questo?

— No, certo che no.

— Vaihar ha portato fuori Wally prima che lui perdesse il suo lavoro e tu il miglior capo delle operazioni sul perimetro.

— L’ho perso — ha detto Gwarha. — Non voglio nessuno nel mio staff che dica le cose che ha detto lui su di te.