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Ma doveva scrivere e pubblicare.

Prima, qualche articolo sugli pseudosifonofori, poi il vero malloppo: la cultura delle donne hwarhath.

Si mise al lavoro.

3

Un pomeriggio, Anna rientrò nelle sue stanze. Non appena la porta si aprì, avvertì l’aroma del caffè.

Nick era in soggiorno, con una tazza in mano che sollevò quando lei entrò. — Ciao, Anna. — Il suo viso era abbronzato e i lunghi capelli ricciuti erano diventati quasi tutti grigi. Grossi baffi gli coprivano il labbro superiore. Sorprendentemente scuri.

Anna provò una strana e incomprensibile gioia. — Perché ti sei fatto crescere i baffi? — disse.

— Era qualcosa da fare. Sentivo il bisogno di fare qualcosa. Che cosa vuoi? Caffè o vino?

— Vino. — Anna si sedette e sollevò i piedi. Era stata nella piscina delle donne a nuotare fino a quando non si era sentita troppo stanca per continuare.

Lui andò in cucina e tornò con un bicchiere. Lo diede ad Anna. Lei lo prese e bevve un sorso: un ottimo rosso.

Nick andò alla parete di fronte al divano e vi si appoggiò, toccandosi i baffi con un dito. — A Gwarha non piacciono. Ma penso che non possa lamentarsi di una piccola porzione di pelo extra.

— Sei tornato per sempre o si tratta di una visita?

— Ogni incarico che Gwarha riceve è temporaneo. Perciò non c’è nulla di definitivo sulla mia permanenza qui. Ma non devo tornare sul pianeta natio, e non devo preoccuparmi di finire in uno zoo. — Nick la guardò, sorridendo. — Il Weaving ha preso una decisione. Siamo persone.

Anna fece un sospiro e sentì la tensione allentarsi. — Questa è una eccellente notizia.

Lui annuì. — È una decisione interessante. Gli umani sono persone, ma non lo stesso genere di persone al quale appartengono i hwarhath. Noi abbiamo il nostro sistema morale, che è… dice il Weaving… quasi impossibile per loro da capire. Non possiamo essere giudicati secondo gli standard applicati dal Popolo. Il Weaving ha consigliato ai frontisti di cercare la pace, dal momento che sarebbe difficile combattere una guerra con l’umanità.

"Ma non hanno eliminato la violenza come opzione. Hanno chiesto ai loro filosofi e ai teologi di considerare i vari problemi morali e religiosi che risulterebbero da una guerra con l’umanità e di trovare delle soluzioni. Sistemi morali per combatterci. Al Popolo piace essere preparato per ogni evenienza, e il Weaving pensa che sia un problema che si ripresenterà. Se esistono gli umani, chi può dire che tra le stelle non ci siano altre spaventose sorprese ad attendere il Popolo? Forse i prossimi alieni saranno anche più disgustosi. Il Popolo deve trovare nuovi modi di pensare alla moralità e alla guerra."

— Questo che cosa significa per i Lugala?

Lui rise. — Hanno perso male. Del grande prestigio che avevano è rimasto ben poco, al momento. Lugala Minti non avrebbe dovuto assumere una linea tanto dura. Ha cercato di presentare gli umani come esseri che vivevano in posti umidi sotto le rocce. Ha finito col fare la figura della sciocca e della bigotta. Mi riempio la tazza.

Andò con la tazza in cucina e la riportò piena e fumante. Si sedette su una sedia e allungò i piedi sullo stesso tavolo sul quale li aveva allungati Anna.

— Sono stanco. Sono rientrato questa mattina. — Bevve un sorso, poi depose la tazza. — E non è stato un anno facile. Non so se hai mai sognato di essere importante quando eri bambina. Sai, di salvare l’universo, la specie umana. — Sorrise. — Un sogno stupido. Pensavo di aver superato quello stadio, ma le donne continuavano a fare domande e io continuavo a pensare: "Che cosa succede se do la risposta sbagliata?".

— L’Uomo-che-non-ama-rispondere-alle-domande — disse Anna.

Nick rise. — C’è il verso di una poesia scritta da uno che non ricordo. "Gli altri sopportano le nostre domande, tu sei libero." Be’, non riguarda me. Mi sentivo come se avessi trascorso l’anno intero ad aspettare che la prossima persona ti facesse la prossima domanda: e non avevo la risposta pronta e onesta e gentile. Niente bugie. Niente trucchi. Niente silenzio. Non so perché fosse così difficile, ma lo era.

— Gwarha mi ha raccontato qualcosa su quello che è accaduto qui. Non mi dispiacerebbe saperne di più…

Anna gli raccontò delle donne hwarhath, soprattutto delle due traduttrici, visto che le conosceva meglio di chiunque altra. El Leshali era interessante ma troppo seria e ambiziosa. A lei piaceva molto Tsai Ama Indil.

Nick sorrise. — Ho sentito delle voci in proposito.

— Che cosa vuoi dire?

— I hwarhath sanno che è possibile che tra la loro gente e gli umani nasca un legame romantico, e amano fare pettegolezzi.

— Indil mi piace. La considero un’amica, ma non c’è niente del genere.

Forse Anna parlò con troppa enfasi. Lui le lanciò una strana occhiata, ma non disse nulla.

Anna si affrettò a parlare d’altro: della nuova commedia di Eh Matsehar.

— È assolutamente incredibile — disse Nick. — Non abbiamo avuto il tempo di metterla tutta in scena per il Weaving, perciò abbiamo dato una lettura, che per quest’opera rappresenta un problema serio. Ha bisogno di musica e di danza. Ma anche così, è stato un successo. Lui mi ha mostrato la sua traduzione, quella che ha fatto per te. Niente male, anche se io saprei fare di meglio. Continua. Raccontami ancora.

Anna parlò delle pagine che aveva scritto sul lavoro svolto su Reed 1935-C. — Ettin Gwarha ha letto tutto per accertarsi che non spedissi nello spazio umano qualche tipo di informazione protetta. Ha detto… — Sorrise. — …che i fogli sembravano del tutto innocui, e che se i miei animali erano intelligenti, se ne sarebbe mangiato uno, come un gatto mangia un canarino.

Nick parve sorpreso. — Che cosa sta tentando di fare? Di impadronirsi delle figure umane del discorso?

Anna scrollò le spalle. — Dev’essere così.

Charlie aveva mandato degli articoli in una valigetta diplomatica. The Journal of Extraterrestrial Behavior ne aveva accettato uno. Gli altri erano stati respinti da The Journal of Theoretical Intelligence.

— I fottuti ignoranti — commentò Anna. — Cosa ne sanno di intelligenza? Nessuno di loro ha mai incontrato alieni intelligenti. Io sì. Sto per iniziare il mio primo articolo sul Popolo.

— Hai imparato così tanto? — domandò Nick.

— Credo di sì. — Anna si appoggiò allo schienale. Il vino cominciava a fare effetto. — Questa è stata soprattutto una bella esperienza, tranne che per il fatto che non riesco a trovare il modo di tornare a casa… per me e per te. Ci ho pensato, Nick, quando Charlie mi ha detto che avevano combinato uno scambio di prigionieri. Non c’è proprio modo di includerti, vero?

— Io sono a casa, dolcezza. Ma tu no, e questo è il prossimo progetto.

— La Mi mi prenderà nello stesso istante in cui arriverò nello spazio umano, e non è cambiato nulla per quel che ne so. Possono ancora fare del male al Popolo.