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«Che cosa ha detto l’individuo?» volle sapere Melanie.

Pen sbirciò Bodie e abbassò gli occhi. «Non importa che cosa ha detto. Erano parole indecenti.»

«E tu che cosa hai risposto?»

«Niente. Lui parlava alla segreteria telefonica.»

Melanie si rasserenò. «Sono sul nastro?»

«Sì.»

«Favoloso. Sentiamo che cosa aveva da dire.»

Pen scosse la testa.

Bodie corrugò la fronte. «Ieri sera ti abbiamo chiamato, Mel ha chiamato. Non era inserita la segreteria telefonica, vero?»

«No.»

«Che ora era?» volle sapere Pen dopo un momento.

«Verso le dieci.»

«Le dieci?» gemette Pen. «Avevo già staccato la segreteria telefonica, a quell’ora. Stavo facendo il bagno. Credevo che fosse lui. Perciò ho staccato il…» Pen sembrava perplessa. «Avete chiamato due volte?»

«Una sola», rispose Melanie.

Pen increspò le labbra.

Melanie accese il fornello sotto il tegame. «Che cosa è successo dopo che hai staccato i telefoni?»

«È stato allora che ho pensato che lui sarebbe potuto venire di persona.»

«Che cosa te l’ha fatto credere?»

«Perché non avrei dovuto crederlo? Lui ha fatto capire chiaramente che vuole… divertirsi con me.»

«Ma individui del genere quasi mai…»

«Quasi. Lo so. Ma può darsi che lui sia un’eccezione. Voglio dire, aveva il mio numero di telefono, perciò doveva avere anche l’indirizzo. A ogni modo, ho deciso di tenermi pronta a riceverlo. Ecco perché ho bloccato la porta e ho teso quel maledetto cordone. Per esser pronta, capisci? Giusto nel caso si presentasse. Ecco perché avevo il coltello. Poi nel bel mezzo della notte mi sono scordata del cordone e sono andata a sbattere contro il muro.»

Diede un’occhiata alla macchinetta del caffè. La caffettiera di vetro era piena. Pen prese le tazze dalla credenza. Le sue mani tremavano visibilmente mentre le riempiva. Allungò una tazza a Bodie.

«Credi ancora che quel tale possa venire?» domandò lui.

Pen si strinse nelle spalle. «Che cosa glielo impedisce?»

«Adesso ci siamo noi. Immagino che la visione di Mel sia conclusa.»

«Già», convenne Pen. «Era proprio a segno, stavolta.»

«Staremo in guardia», la rassicurò Melanie. «Puoi dormire tutto il giorno, se vuoi.»

«Forse sì.»

Quando la colazione fu pronta, Melanie e il suo ragazzo insisterono perché Pen andasse a dormire. Lei andò in bagno e bevve un bicchiere di Alka Seltzer. Quando uscì, Bodie stava in ginocchio sulla porta della camera da letto per staccare il cordone.

«Non preoccuparti di niente», disse Bodie.

Pen lo ringraziò. Poi si girò verso Melanie e l’abbracciò stretta. «È fantastico rivederti, bambina», sussurrò arruffando i capelli della sorella.

Sola nella sua camera, con la porta chiusa, Pen ripiegò le coperte del letto. Le lenzuola avevano un aspetto invitante. Non c’era più bisogno di proteggersi con i vestiti. Se li levò. Ma c’era Bodie in casa, così indossò un pigiama prima di mettersi a letto.

Coprì gli occhi con il cuscino perché la luce del mattino la infastidiva. Aveva il collo rigido, ma finalmente non le faceva più male la testa. La colazione e l’aspirina le avevano fatto bene. Tirò un respiro profondo. Tutto sommato si sentiva abbastanza bene.

Finito l’incubo, almeno per il momento. Forse per sempre.

Aveva reagito eccessivamente, questo era certo.

Per poco non si fracassava il cranio. E si rompeva il collo. E per poco non accoltellava Bodie.

L’ho accoltellato.

Lui l’ha presa bene.

Simpatico ragazzo.

Fortunata Mel.

E fortunata io, che li ho qui tutti e due.

Ma quanto tempo resteranno? Non gliel’aveva chiesto. Fra poco sarebbero tornati a scuola, magari domani.

Non preoccuparti di questo, ora.

Non c’è niente da preoccuparsi, adesso.

Si girò sul fianco, il pigiama scivolò sulla pelle, le coperte attorno al collo. Si addormentò.

«Credi che ci stiamo tutti e due sul divano?» domandò Bodie.

«E chi pensa a dormire?» replicò Melanie.

«Io. Sono distrutto. Non sono mai sceso dall’auto per l’ultimo tratto del viaggio, ricordi?»

«Non so tu, ma io voglio sentire il nastro.»

«Non credo che Pen approverebbe.»

«Non c’è bisogno che lo sappia.»

Bodie era seduto sul divano. Batté il cuscino accanto a sé. «Ti dirò io le parolacce.»

«Non sei divertente. Qualsiasi cosa quell’individuo abbia detto, l’ha spaventata a morte. Non ho mai visto mia sorella in queste condizioni.»

«Credevo che fosse un po’ maniacale.»

«Vieni.»

Bodie si alzò. Il cuore gli batteva forte; aspettò che quella sensazione di capogiro passasse.

«Stai bene?»

«Preferirei restarne fuori.»

«Allora restane fuori», ribatté Melanie, piuttosto seccata. «Ascolterò il nastro da sola.»

«Va bene, vengo.»

Lui la seguì. Melanie gironzolò nell’appartamento alla ricerca della segreteria telefonica. Chiaro che Pen non l’aveva, quando abitavano insieme. Finalmente si diresse verso lo studio vicino alla camera da letto di Pen. La segreteria telefonica era sulla scrivania. Vuota.

Melanie guardò accigliata l’apparecchio. «La cassetta deve essere qui, da qualche parte», sussurrò.

Cercò nel cestino della carta straccia.

Bodie trovò la cassetta sul tappeto in fondo alla stanza. La rigirò nella mano. Non sembrava danneggiata.

«Chiudi la porta», bisbigliò Melanie.

Lui chiuse la porta senza far rumore e tornò alla scrivania. Melanie inserì la cassetta, la fermò con un colpo secco. Poi riavvolse il nastro e ascoltò.

«Ciao, bellezza. Mi dispiace che non sei in casa…»

Melanie abbassò il volume.

Era una voce sgradevole. Sarebbe stata sgradevole anche se avesse letto un menu da McDonald’s, pensò Bodie. Ma le cose che diceva… Immaginò Pen che ascoltava, immaginò che cosa doveva aver provato. Sola in casa. Esposta alla mente malata di un estraneo, violata e impaurita.

Il nastro trasmise solo un breve messaggio. Ma il bastardo ebbe il tempo di dirle che cosa avrebbe voluto fare prima che un bip lo interrompesse a metà frase.

«Non capisco perché sia tanto sconvolta», mormorò Melanie. «Sono solo oscenità standard…»

«Ti piacerebbe se ti cacciassi il mio…»

«È semplicemente disgustoso», sussurrò Bodie sulla voce che continuava a parlare.

«Non è poi così terribile», decretò Melanie. «Pen dev’essere pazza a lasciarsi sconvolgere a questo modo. Anch’io ho ricevuto telefonate del genere, ma non mi sono mai spaventata così.»

Il tempo era scaduto, ma l’uomo aveva chiamato di nuovo. «Succhia, tesoro. Apriti. Voglio godere in bocca, inondarti fino in gola. Andiamo, apriti. Su, puttana. Sì, sì. Prendilo in bocca e… Bip

Tre chiamate, una non ascoltata.

Bodie tirò un profondo respiro.

Cominciò il quarto messaggio.

«Pen, sono Joyce. Tuo padre ha avuto un incidente terribile. Sono al Pronto Soccorso del Beverlywood Medical Center in Pico Boulevard. Vieni più presto che puoi.»

7

Pen stentò a svegliarsi. Qualcuno bussava alla porta. Perché la porta era chiusa e chi… Poi si ricordò. Era arrivata Melanie. E il suo ragazzo. Quel poveretto che ho accoltellato.

E se l’avessi ucciso?

Pen fu scossa da un brivido.

La porta si aprì e nella fessura apparve il viso di Melanie. Appariva turbata e confusa. «Ti conviene vestirti.»

«Che cosa è successo?»