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«Me la ricordo», ribatté Melanie. Si voltò a guardare Bodie negli occhi. «La ricordavo anche prima, solo che non volevo parlarne davanti agli altri.»

«Che cos’era?»

«Più tardi. Te lo dirò quando saremo soli.»

«Ma adesso siamo soli.»

«C’è Pen.»

Bodie la sentiva nell’altra stanza. Rumore di passi. Cassetti che si aprivano.

«Fra un minuto avrà finito», osservò Melanie.

«Perché non vuoi che lei lo sappia? La riguarda?»

«In un certo senso.»

«Andiamo, di che si tratta?» incalzò Bodie.

«Ho detto più tardi. È una cosa che deve restare fra te e me.»

«Okay», borbottò lui. «Più tardi.»

«Non essere arrabbiato con me.»

«Non sono arrabbiato.»

«Sì, invece», fece lei imbronciata.

«Sicuro!» sbottò lui. «Sono nervoso, molto nervoso. Lo ero e lo sono: ma perché dici che sono arrabbiato?»

«La malattia aveva acuito i miei sensi», sentenziò la voce di Pen dall’altra parte della stanza. «Non distrutti, non appannati

Bodie le rivolse un largo sorriso.

Melanie, perplessa, spostò lo sguardo da Bodie alla sorella.

«Il cuore rivelatore», spiegò Pen.

«Ora, però, dovremmo trasferire il nostro show sulla strada», dichiarò Bodie. Lo sguardo offeso di Melanie lo fece pentire delle sue parole. «Pronta?»

«Tutto a posto.» Pen aveva una valigetta al suo fianco, e una borsa a tracolla. Indossava gli stessi jeans bianchi di prima, ma la camicetta color borgogna era stata sostituita da una camicia di flanella a scacchi. Sopra la camicia, una giacca di pelle scamosciata, slacciata.

Bodie la osservò mentre faceva qualche passo. Notò che c’era una certa differenza nell’aspetto e nel movimento della camicia, perciò doveva aver messo anche un reggiseno.

«La porto io», si offrì Bodie allungando il braccio per prendere la valigia.

«Grazie.»

Mentre Pen gliela passava, squillò il telefono. Pen piegò la mano di colpo e la valigia scivolò dalle dita di Bodie e cadde sul pavimento. Pen s’irrigidì. Sbatté le palpebre quando il telefono suonò di nuovo.

«Vuoi che risponda?» domandò Bodie.

Lei non sembrava in grado di rispondere.

«Vado io.» Melanie sfrecciò davanti a lui.

Bodie si affrettò a seguirla in cucina e la guardò mentre sollevava la cornetta. «Pronto?» Pausa. «No, non sono Pen. Chi la desidera?» Melanie rimase in ascolto poi coprì il ricevitore e gridò: «È un certo Gary».

«Okay», disse Pen. Si avvicinò alla sorella e prese la cornetta. «Pronto… Sì, sono Pen Conway. Certo che mi ricordo di te.»

Bodie aveva l’impressione di essere indiscreto, ma Melanie non s’era mossa, perciò rimase anche lui. E poi, concluse fra sé, quel tale non sapeva se Pen si ricordava di lui, perciò non potevano essere in rapporti intimi.

«Credo che sia stata colpa delle diapositive», stava dicendo Pen. «Credevo di svenire… Sicuro, sono tornata direttamente a casa… Ero tentata, ma non sapevo se saresti sceso… Oh, davvero?» Pen trafficò con il primo bottone della camicetta. Corrugò leggermente la fronte. «Stasera? Proprio non posso… È una questione di famiglia. Proprio non potrei. Senti, perché non mi dai il tuo numero? Appena la situazione sarà risolta, ti chiamerò.» Pen annuì, ma non trascrisse il numero. «Capito… Lo farò. Grazie della telefonata, Gary… Buonanotte.» Pen riappese. «È un tale che ho conosciuto l’altra sera a un convegno di scrittori di libri gialli.» Staccò il telefono e lo posò in cima al frigorifero. «Sarà meglio andare, Joyce penserà che l’abbiamo abbandonata.»

In soggiorno, Pen si fermò e guardò la busta sul tavolino, dove Melanie l’aveva lasciata.

«Dobbiamo portarla con noi?» domandò Melanie.

Pen raccolse la busta e ne fece una pallottola.

«Ehi, non gettarla via. È una prova!»

«Prova di che cosa?» ribatté Pen. Senza aspettare una risposta si diresse verso la cucina.

«Forse dovresti mostrarla alla polizia», le gridò dietro Melanie.

Sua sorella non rispose e riapparve senza la busta.

«L’hai gettata via?»

«Credi che voglia ritrovarla, quando torno a casa?»

«Bodie e io ne abbiamo parlato. Pensiamo che dovresti andare alla polizia.»

Pen lasciò la lampada accesa. Uscirono di casa. Lei chiuse la porta e fece scattare la maniglia. Mentre si dirigeva lungo la balconata verso le scale, si voltò a guardarli. «Non ci vado alla polizia. In primo luogo perché hanno problemi più gravi da risolvere. Secondo, non esistono prove sufficienti per identificare quel verme, anche se mi ascoltassero.» Con una mano sulla ringhiera di metallo, cominciò a scendere. «Mi direbbero solo di cambiare numero o di traslocare. E poi vorrebbero ascoltare il nastro.»

Questa, pensò Bodie, può essere la vera ragione per cui non vuole rivolgersi alla polizia. Non poteva biasimarla. Loro avrebbero insistito per sentire il nastro. Pen sarebbe stata presente mentre quel farabutto le diceva che voleva fotterla e cacciarle dentro la lingua. Ascoltare di nuovo il nastro sarebbe stato terribile, ma avere due estranei che ascoltavano e magari si chiedevano come sarebbe stato fare quelle cose a Pen… Perché se lo sarebbero chiesto di sicuro, concluse Bodie. Un uomo non poteva farne a meno.

«Che cosa hai intenzione di fare?» volle sapere Melanie.

«Non lo so. Trasferirmi, forse. O comperare una pistola.»

«Credo che andrò a coricarmi», annunciò Joyce poco dopo che erano rientrati. «È presto, però. Voi restate alzati finché volete. Guardate la televisione, fate uno spuntino, bevete un drink, tutto ciò che volete.» La donna si rivolse a Pen: «Sai dove sono bevande e cibarie».

«Ti dispiace se usiamo la jacuzzi?» domandò Pen.

«Sarebbe bellissimo in una sera come questa. Vi raggiungerei volentieri, ma… nel pomeriggio non ho dormito.»

Le augurarono la buonanotte e Joyce salì le scale.

«A voi due interessa?» domandò Pen guardando Melanie.

«Credo di no, ma tu vai pure.»

«Sei sicura?»

Bodie desiderava farsi un bagno nella jacuzzi. Moltissimo. Ma non disse niente.

«Non abbiamo portato i costumi», spiegò Melanie.

Pen alzò leggermente le spalle. «Papà ha dei costumi di scorta per gli ospiti. Uno dovrebbe andar bene a Bodie. E tu potresti tenere addosso la biancheria», replicò Pen.

«O niente del tutto», suggerì Bodie.

«Svergognato», lo rimbeccò Melanie.

«Vado ad accendere», annunciò Pen.

Melanie si lasciò cadere sul divano, si allungò e allacciò le mani dietro la testa. Osservò Pen andarsene, poi si voltò a guardare Bodie.

Lui si strinse nelle spalle. Con un sorriso per nascondere il disappunto, sedette accanto a Melanie, e le mise una mano sulla coscia. «Un bagno nella jacuzzi sarebbe bello.»

«Si gela, quando si esce.»

«Non m’importa.»

«Ci scommetto.»

«Che cosa vorresti dire?»

«A te interessa solo vedere Pen svestita.»

Lui rise sommessamente, poi spostò la mano più su. Fece scivolare la gonna contro la pelle liscia. «Pen non m’interessa.»

«Ho notato come la guardi.»

«Certo che la guardo. Quando ci sono persone in mia presenza, le guardo. È una difesa contro le collisioni.»

«Sì, scherzaci sopra.»

«Dovrei voltare la testa quando entra nella stanza?»

«Non è divertente», tagliò corto Melanie.

«Capisco», convenne Bodie. «Scusami. Ammetto di averla guardata. È attraente.»

«Parliamone.»

«Ma lei non è te, Melanie. Sei l’unica che amo.»

Lui levò la mano fra le gambe quando lei si girò improvvisamente. Gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò forte. La sua faccia era affondata nel collo di Bodie. Lui le accarezzò leggermente la schiena.